Quando l’Islam rispettava gli ebrei e le altre religioni
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Con l’editto di Granada del 31 marzo 1492 i cattolicissimi sovrani di Spagna, Ferdinando di Aragona ed Isabella di Castiglia, decretano l’espulsione dalla Spagna, nonché da Sicilia e Sardegna possedimenti della corona spagnola, degli ebrei che non accettano di convertirsi. Tragedia immane che coinvolse un numero immenso di esseri umani colpevoli solo di voler professare la propria religione. Solo in Sicilia pare che gli ebrei fossero circa centomila su una popolazione totale di duecentomila ed infatti il Senato palermitano fece istanza contro il decreto con incerto successo.
Niente di nuovo sotto il sole, anche se non di quelle dimensioni, visto che gli ebrei di espulsioni da paesi cristiani ne subirono parecchie, per esempio nel 1290 da Inghilterra e Normandia.
Così una folla di disperati si riversò nel Mediterraneo, in molti casi spendendo i pochi risparmi per pagarsi la fuga via mare, molti su navi genovesi.
E chi li accolse ? I paesi islamici del Nord Africa e del Medio Oriente. Paesi dove gli infedeli non avevano gli stessi diritti dei mussulmani, ma venivano rispettati. E non erano costretti, come succedeva, per esempio, nella capitale della cristianità durante il carnevale, a correre per via Del Corso nudi o nei sacchi assieme ad altri animali (erano chiamati animali a due gambe), tra gli schiamazzi e gli sberleffi della folla.
E il sultano Maometto II incoraggiò gli ebrei ad installarsi ad Istanbul, già Costantinopol,i conquistata nel 1453, per ripopolarla. Ed un impulso all’economia di quella capitale fu data negli anni successivi anche da quegli immigrati.
Quegli ebrei, chiamati Sefarditi, da Sepharad cioè Spagna, a parte qualche vicenda di ostilità minore, vissero tranquilli per secoli.
D’altronde non fu solo Maometto II il sultano che dimostrò tolleranza e rispetto verso altre religioni.
Alla fine del diciottesimo secolo una cugina di Joséphine Tascher de la Pagerie, poi moglie di Napoleone, Aimée Dubucq de Rivery viene rapita in mare da corsari che la inviano in omaggio al cinquantanovenne sultano Abdul Hamid I.
Doveva essere una ragazza molto in gamba perché, dopo aver dato al sultano un figlio maschio, si guadagnò gradualmente prestigio e potere, riuscendo a far scartare dalla successione un figlio precedente del sultano, Mustafa, a vantaggio del figlio suo Mahmud che, divenuto sultano ed ispirato dalla madre, avviò riforme sino ad allora inimmaginabili, non disdegnando un’influenza politica e culturale francese.
Da “ I signori del Corno d’Oro” di N.Barber.
E’ notte fonda, nel palazzo del sultano la donna è morente nella sua stanza sontuosamente arredata. Entra Padre Crisostomo superiore del convento di Sant’Antonio a Pera, oltre il Corno d’Oro, mandato a prendere su un caicco reale per ordine di Mahmud. Che si inginocchia vicino al letto e mormora a sua madre: desideravi morire nella religione dei tuoi padri, che il tuo desiderio sia esaudito. Padre Crisostomo ascoltò la confessione e le impartì l’assoluzione. Così la martinicana e cristiana Aimée Dubucq de Rivery, regina madre dell’Impero ottomano, spirò serena.
Ettore Falconieri
twitter@ettorefalconier
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