Il 24 giugno scorso, Cesar Chelala, noto consulente sanitario internazionale, raccontava sull’ International Herald Tribune di una sua visita all’ospedalino di Niefang, una cittadina povera ed abbandonata a sestessa, all’interno della Guinea Equatoriale.
  L’ospedalino ha mezzi insufficienti, è sovraffollato, ha poco personale specializzato, con la conseguenza che la promiscuità può causare anche contagi. E spesso salta l’energia elettrica. Ma lì si salvano molte vite e si guariscono molti malati.
  Ne è responsabile un giovane medico spagnolo, il Dr Ramon Vila, la cui moglie, anch’essa medico, si occupa di formare il personale sanitario. Cesar Chelala gli chiede se sta facendo una esperienza formativa per poi rientrare a casa sua a Barcellona.
  Ma il medico gli risponde: “Io voglio restare qui. Vede, ci sono situazioni per le quali uno fa le cose, non per i benefici che apportano, ma per una ragione differente, un impegno morale. E questa è la sfida che ho trovato qui. A Barcellona sarei irritato per una temporanea mancanza di energia elettrica o per un semaforo che tarda a diventare verde. Qui combatto ogni giorno contro la morte e molte volte perdo la battaglia. Ma qui mi sento realizzato perché so che, malgrado le condizioni primitive dell’ospedale, il mio lavoro fa la differenza. Non lo cambierei per nessuna ragione al mondo.”
  Dalle nostre parti ci sono alcuni cialtroni che, sbraitando a vanvera di idee che non hanno e di valori che non conoscono, colgono ogni occasione di avvenimenti politici, economici o sociali, per fare manifestazioni di assoluta inutilità, per bloccare strade, per sfasciare quanto a tiro, per cercare di rompere la testa alle forze dell’ordine, per fare spese che chiamano sociali, ma sono solo furti. Questi cialtroni, spesso, criminali, vivono nel loro piccolo mondo di slogan senza senso e di dogmi miserabili superati dalla storia, slogan e dogmi che usano non per dare una mano al prossimo, ma come alibi per danneggiare la comunità in cui vivono.
  Non hanno la minima idea della realtà, di cosa è il mondo, dei problemi dell’umanità e soprattutto dei tanti milioni di coloro che vivono al limire della sussistenza e potrebbero essere salvati da morte, per fame o per malattia, con un piccolo euro al giorno, come ci dicono i vari enti che si occupano di loro.
  Il valore dei danni che fanno e il costo delle forze di polizia per arginarli e proteggere uomini e cose, durante una sola manifestazione, sarebbero sufficienti a migliorare strutture ed attrezzature mediche di quell’ospedalino africano. E di tanti altri ospedalini, se si sommassero i costi delle loro tragiche ed inutili smargiassate di un anno.
  Ma queste sottigliezze non sfiorano minimamente le loro vuote testoline, chiomute o rapate. A loro del prossimo non importa nulla, sono rimasugli di una umanità miserabile che si esprime solo facendo bullismo ed aggredendo, anche come passatempo. Umanità di giovanotti, spesso viziati e benestanti, come si vede dall’abbigliamento di alcuni di loro e dalle spese di viaggio che affrontano per andare a fare danni altrove. Ma se c’è qualcuno di loro che, malgrado tutto, ha una coscienza, apra gli occhi, si renda conto che, se non gli piace la società in cui vive, può darsi costruttivamente da fare per migliorarla, anche occupandosi di coloro dei quali la società non si occupa abbastanza. Ci sono tante situazioni disperate nel mondo in cui anche una sola persona, donna o uomo, che voglia rendersi utile, può fare la differenza in meglio.
  Allora vadà là dove può dare una mano, vada ad aiutare quel medico spagnolo o le migliaia di persone come lui che, sconosciute al gran pubblico, si impegnano con sacrificio per alleviare le miserie umane. E magari ci vada donando i soldi risparmiati per non aver comperato quegli abbigliamenti griffati, per non aver fatto viaggi per manifestazioni o spedizioni punitive.
  Laggiù dovrà affrontare sacrifici e sofferenze, che saranno un modo sublime di contestare la società che non fa abbastanza per i derelitti.
  Ma sacrifici e sofferenze saranno alleviati dall’orgoglio di poter dire, come quel giovane medico, - il mio lavoro fa la differenza-.

   Ettore Falconieri
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