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A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>>
Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
6 Giugno 2006 -
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Quale futuro
per la democrazia?
Poco dopo il crollo del muro di
Berlino, mentre l’Unione Sovietica e vari paesi dell’est europeo
stavano annaspando verso la democrazia, fece scalpore un saggio
di Francis Fukuyama, dal titolo “The end of history “ la fine
della storia. Nel quale si affermava, sintetizzando e
banalizzando, che il crollo dell’impero sovietico ed una nuova
ansia di libertà dei popoli avrebbero messo in moto l’inizio di
una nuova era nella quale la storia del mondo, temperata dalla
democrazia, si sarebbe svolta in modo meno drammatico del
passato.
Sappiamo ora che questo non si è avverato e che il "volemose bene"
generalizzato è tuttora una mera utopia.
Il mondo delle guerra fredda, dei blocchi contrapposti con al
seguito i propri simpatizzanti, del comunismo come antagonista
della democrazia, pur con tutti i problemi e i drammi che
quotidianamente rappresentava, era, tutto sommato, un mondo
stabile, semplice, facile da capire e da gestire, mentre ora il
quadro globale è molto, ma molto piu’ complicato perché sono
aumentati i giocatori in campo ed i variegati interessi che li
muovono.
E l’umanità non è diventata piu’ buona.
Quello che in questi anni è successo nel mondo è, piu’ o meno, la
ripetizione di quanto è sempre avvenuto in passato quando sono
crollati, per ragioni interne od esterne, ordini costituiti, che
fossero la potenza romana, il sultanato turco, l’impero
asburgico o altri. Nuovi assetti e nuovi valori tardano a
trovare indirizzi stabili, nuovi attori aspirano a svolgere un
ruolo che in precedenza non avrebbero potuto neanche immaginare,
il ring economico è affollato di nuovi sfidanti ed i vecchi
protagonisti della storia danno spesso l’impressione di
annaspare nell’incertezza perché i loro punti di riferimento
sono cambiati.
I valori della democrazia, è vero, sono condivisi da piu’ popoli,
le democrazie sono piu’ numerose, cosi’ come le aspirazioni a
realizzarla in stati che democratici ancora non sono. Se è vero,
come la storia recente dimostra, che le democrazie non si fanno
la guerra e che le rivalità sono prevalentemente economiche e
quindi piu’ facilmente risolvibili con la trattativa, piu’
saranno le democrazie, meno saranno le guerre, minori saranno le
infelicità degli uomini.
Ma le democrazie, esistenti e prossime, devono mantenere nervi
saldi e lucidità strategica se non vogliono, come non vogliono,
essere condizionate da ideologie ed oligarchie che le
combattono.
Due sono le situazioni geopolitiche prevalenti da tenere in
considerazione.
La prima attiene alle risorse energetiche che, in buona parte,
appartengono a paesi che democratici
non sono. In un contesto piu’ concorrenziale perché sono
aumentati i fabbisogni mondiali, i governanti autoritari di tali
paesi hanno un peso politico e contrattuale che non avevano in
precedenza e possono usarlo contro le democrazie. E , piu’ di
prima, possono restare indifferenti alle sollecitazioni ad
essere piu’ democratici. Pertanto, la soluzione del problema
energetico con fonti alternative a gas e petrolio è fondamentale
per le democrazie al fine di essere meno dipendenti da chi
democratico non è. Ma è anche fondamentale per i popoli oppressi
di quei paesi per avere maggiori speranze di libertà.
La seconda attiene al terrorismo, la guerra contro il quale tutti
concordano sarà lunga e difficile.
Dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, quando la rabbia e
l’ansia di rivalsa erano al massimo, negli Stati Uniti ed in
Inghilterra si levarono voci isolate che ebbero il coraggio di
mettere in guardia contro reazioni emotive che, nell’ansia di
scoprire terroristi e complici, limitassero la libertà dei
cittadini ed attenuassero i valori primari delle democrazie.
L’Europa è quasi assente da questo dibattito, ma nei due paesi
succitati le preoccupazioni delle voci isolate di allora sono
divenute preoccupazioni dei piu’. Perché se le democrazie
autolimitano, seppure marginalmente, i valori che ne sono alla
base, avranno dato una grossa soddisfazione a terroristi,
dittatori ed oligarchie sacerdotali oppressive, indebolendosi.
Avendo presente che il terrorismo contemporaneo è un fatto epocale,
figlio di quel rimescolamento di carte geopolitico succitato,
che potrà attenuarsi ed essere vinto solo facendo in modo che
libertà democratiche, tolleranza e rispetto reciproci vengano
fatti propri da un sempre maggior numero di popolazioni. E per
questo ci vuole pazienza, costanza e tanta fede nei propri
principi.
Cosa che non esclude la determinazione a combattere il terrorismo
con ogni mezzo.
E determinazione si dimostra anche additando, senza mezze parole,
il fondamentalismo islamico come responsabile principale del
terrorismo contemporaneo. Fatto salvo il rispetto che si deve ad
ogni religione, islam incluso, non si puo’ non gridare alto e
forte che il fondamentalismo assassino che esorta al suicidio
migliaia di giovani, per far saltare in aria innocenti, non ha
niente a che fare con la religione anche se viene spacciato per
tale. E’ solo sanguinaria, irresponsabile, criminale barbarie
contro l’umanità. Non ci puo’ essere nessuna motivazione
politica, sociale, economica o quant’altro, come sembra pensare
qualcuno in Italia, che possa scusare o motivare simili
sanguinosi eccidi.
Capi di stato, intellettuali e tutti coloro che si sono guadagnati
il privilegio di essere letti od ascoltati dovrebbero gridarlo
alto e forte. Ed esortare, aiutare, gli esponenti del mondo
islamico moderato, che sono la maggioranza silenziosa di quei
paesi, a fare altrettanto.
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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