Alcuni magistrati
sono da cacciare
ed alcuni politici
sono da zittire
Che il funzionamento della giustizia italiana sia il peggiore di tutte le altre democrazie europee (nuovi arrivati dell’est esclusi) è ormai un dato di fatto.
E questa situazione, oltre a scontentare gli Italiani che hanno sempre meno fiducia nella magistratura, ci scredita, ci fa perdere prestigio come nazione, perchè un funzionamento corretto della giustizia è alla base di una democrazia che si rispetti e di un civile convivere.
Da anni si discute, si polemizza, si legifera sull’argomento giustizia senza che appaia all’orizzonte alcun miglioramento sostanziale. E questo perché, da una parte, il corpo giudiziario si arrocca a difesa dello status quo interpretando ogni tentativo di miglioramento anche marginale o di riforma strutturale come un attentato alla propria indipendenza, alla propria corporazione, al proprio status, ai propri privilegi là dove ci sono.
Dall’altra parte la classe politica, per la quale l’interesse di parte conta di più dell’interesse nazionale, è incapace di esprimere riforme e programmi di miglioramento unitari che superino le contrapposizioni partitiche.
Con la conseguenza, tra l’altro, che, se una parte propone qualcosa che dispiace alla magistratura o la accusa di fare politica, l’altra si schiera subito con questa, anche affermando il contrario di quanto ha affermato in precedenza e trascinando all’infinito polemiche, rivalità e, cosa più grave, un eterno nulla di fatto.
Il deleterio stato della giustizia è causato da disorganizzazione, da mancanza di mezzi, da leggi e criteri organizzativi obsoleti, da alcuni magistrati, talvolta primedonne, talvolta impreparati, che hanno una mediocre concezione della loro funzione e, perché no, della loro missione, nonchè dalla politicizzazione degli organi della magistratura e di ogni dibattito che la riguardi.
Dando per scontato che per un miglioramento della situazione, se tutti ci si impegnassero seriamente, ci vorrebbero anni, un poco di buonsenso da parte di tutti, fermando le bocce del bisticcio continuo, potrebbe contribuire a dare serenità e costruttività ad un, anche timido, passo avanti.
Le due parti contrapposte potrebbero iniziare dando qualche piccolo segnale di buona volontà che farebbe molto piacere ai cittadini.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, per esempio, dovrebbe smettere di arroccarsi a difesa della corporazione, di accettare politicizzazioni al suo interno e dovrebbe invece sentirsi responsabile di fronte a tutti gli Italiani prendendo qualche iniziativa che li confortasse. Come, per esempio, mandare a casa, e subito, magistrati dal comportameno indegno o dalla pigrizia intollerabile come quelli che ci mettono mesi a redigere le motivazioni di una sentenza consentendo così la liberazione di criminali per decorrenza dei termini. O come quelli che rimetteno in libertà soggetti pericolosi per la collettività.
Mentre i politici dovrebbero impegnarsi a non fare dei problemi della giustizia terra di scontro delle proprie lotte di potere, abbassando i toni, cercando consensi sugli argomenti più importanti, smettendo di cooptare i magistrati nelle loro contrapposizioni e smettendo anche di criticarli platealmente anche se qualche ragione possono averla.
La critica plateale toglie prestigio a tutta la magistratura la cui stragrande maggioranza fa con serietà il proprio dovere seppure nei limiti dei mezzi disponibili e della propria non sempre adeguata preparazione.
Ettore Falconieri
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