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Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
10 Febbraio 2007 -
n.
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Evviva
la BUROCRAZIA
Premessa teorica per conclusioni pratiche.
Si immagini di prendere due campioni, uguali tra di loro, di cento
persone rappresentative di donne ed uomini in cerca del primo
lavoro, con caratteristiche, vizi e virtu’ mediamente
rappresentativi della comunita' italiana, quali intelligenza,
mediocrità, ambizione, rassegnazione, voglia di lavorare,
pigrizia, furbizia e così via. E si immagini che un campione
trovi lavoro in un ente statale o parastatale, l’altro lo trovi
in una società privata bene amministrata con rapporti di lavoro
equilibrati.
Ebbene, i due campioni uguali all’inizio dell’esperienza
lavorativa, dopo un certo numero di anni avranno, mediamente,
comportamenti umani e lavorativi molto differenti. I cento
dell’ente statale o parastatale, seppure sempre uguali a quegli
altri, avranno una produttività lavorativa inferiore, una
maggiore indifferenza al buon funzionamento dell’ente che li
impiega, una qual cinica rassegnazione sulla possibilità di
avanzamento senza sponsor politici o meccanismi imposti da
sindacati, un rispetto approssimativo dell’orario di lavoro e
cosi’ via. E fin qui, nulla di nuovo visto che si sa da sempre
che ogni essere umano è condizionato dall’ambiente, dalle
regole, dai comportamenti collettivi, anche sul lavoro.
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| Ma, soprattutto, essi non avranno la consapevolezza che il loro
modo di lavorare ha aspetti criticabili, ha produttività
inferiore e che, a parità di impegno e fatica, potrebbe dare
risultati di gran lunga maggiori. Pur sapendo che ogni umano
agire è migliorabile, non avranno la piu’ pallida idea di quanto
dovrebbero cambiare per avere comportamenti sul lavoro pari a
quelli dell’altro campione.
E poiché ogni cambiamento ad abitudini consolidate costa fatica,
materiale e mentale, per quanto possibile, vi si opporranno. Per
fare un esempio banale ed ormai frusto, ma di facile
comprensibilità, riterranno loro diritto una pausa cappuccino di
durata che sarebbe giudicata vergognosa in altri posti di
lavoro.
E ciò anche se, evidentemente, saranno sempre, umanamente parlando,
persone per bene e rispettabili così come lo sono quelle
dell’altro campione.
Il problema delle pubbliche amministrazioni patrie sta tutto qui.
La struttura burocratico – amministrativa – politica dello stato
italiano e, in parte, anche delle amministrazioni locali, per
tutta una serie di motivi storici, sociali, economici, politici,
non ha saputo aggiornarsi ed adeguarsi alle nuove esigenze della
società ed al progresso economico. E, per gli stessi motivi, la
classe dirigente statale, fatta di persone simili al campione
ipotizzato, e quella politica, nelle quale manager e
imprenditori sono praticamente assenti, non se ne rendono ancora
conto e ritengono di sovrintendere, se non il migliore dei mondi
possibili, organizzazioni ed uffici che, sono sì perfettibili,
ma non sono poi tanto male.
Come il campione suddetto, non si rendono assolutamente conto che
strutture burocratiche di stato ed amministrazioni locali sono
di gran lunga le peggiori di tutte le altre democrazie
occidentali (est Europa escluso) e, di conseguenza, poco o nulla
fanno per migliorarle.
Altrove si fanno per posta od in pochi minuti negli uffici
competenti pratiche che da noi prendono settimane, mesi e
defatiganti code a sportelli e se anche altrove alcune pratiche
necessitano piu’ tempo per motivi oggettivi, il cittadino è
informato sull’iter ed ha la tranquillità di essere trattato
come un cittadino e non come un suddito.
Per citare situazioni spicciole nelle quali quasi tutti i cittadini
si sono imbattuti, altrove, si fa la voltura di un’automobile in
pochi minuti, si ottiene il secondo originale di una patente
smarrita in pochi giorni e per posta. Si dialoga con gli uffici,
anche fiscali, via internet od al telefono al quale vi è sempre
qualcuno che risponde, cosa non sempre certa da noi. Altrove la
giustizia è più veloce, ambienti ed uffici giudiziari non hanno
l’aspetto, che spesso hanno da noi, di corte dei miracoli.
Né il cittadino bisognoso di cure è umiliato con vessazioni
burocratiche ed attese indecorose. Abbiamo il più alto numero di
leggi in assoluto, le più pletoriche e numerose assemblee
legislative, il record di leggi con errori e spesso
incomprensibili per i continui riferimenti a leggi e commi
precedenti.
Tra l’altro, una delle leggi piu’ disattese è la legge Bassanini
secondo la quale i vari enti non possono chiedere al cittadino
documentazioni che possono procurarsi direttamente e che invece
continuano a pretendere violando la legge, facendogli perdere
tempo ed addossandogli oneri impropri.
Ci vorrebbero anni di buona volontà e di corale impegno da parte di
tutti – dipendenti e dirigenti statali, sindacati, politici –
per portarci al livello di altri paesi, per cambiare mentalità,
leggi, procedure. Sarebbe un compito immane.
Ma poiché chi dovrebbe far partire il grande balzo in avanti non si
rende conto della gravità del problema, non si fa nulla di
decisivo e si tira a campare con qualche pannicello caldo.
Eppure basterebbe, con un poco di costruttiva umiltà, imparare
dagli altri.
Ettore Falconieri
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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