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Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
4 Ottobre 2006 -
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Come sta il
giornalismo in Italia?
Il mondo contemporaneo è un
mondo complesso, agitato, causato e motivato da numerosissimi
fattori, situazioni, decisioni, comportamenti, fenomeni. Che
sono economici, politici, sociali, intellettuali, di singoli,
stati, gruppi etnici, associazioni, enti religiosi e cosi’ via.
E’ un mondo complicato sia nelle dimensioni geopolitiche globali
che in quelle locali che, grazie all’informazione che giunge
ovunque e tutto pervade, si influenzano a vicenda.
E’ di conseguenza evidente che la conoscenza di fatti, di
situazioni e di cio’ e di chi li ha motivati, per quanto
complessi ed articolati essi siano, è essenziale per esprimere
una valutazione, farsi un’idea su di essi. Valutazione ed idea
che, su argomenti e fatti di rilevanza politica, sono la
premessa che consente al cittadino di esprimere il proprio voto
ragionato secondo le proprie convinzioni. Piu’ e meglio sarà
informato, piu’ e meglio le sue opinioni poggeranno su una
concreta valutazione di fatti e situazioni.
Ne deriva che l’informazione, il giornalismo sono un pilastro
essenziale di ogni società soprattutto se progredita ed un
supporto indispensabile per la democrazia.
E come stanno a questo proposito informazione e giornalismo
italiani ?
Non bene.
Se la democrazia italiana è piu’ imperfetta di altre lo si deve
anche ad essi.
E’ ormai quasi una banale constatazione ricordare manchevolezze che
certo non sono di tutti, ma di troppi e che vengono ormai
riconosciute anche da autorevoli membri dell’Ordine.
La prevalenza del commento sulla descrizione dei fatti. La
perfettibile deontologia professionale che, tra i suoi vari
aspetti, non riconosce i propri errori, i guasti causati e non
se ne scusa. Le mode, intellettuali e spicciole, che prevalgono
su ragionamento e storia. Le continue strizzatine d’occhio alla
politica. Tanto conformismo provinciale per mancanza di adeguata
preparazione e maturazione professionale, conformismo
provinciale che, tra l’altro, induce a citare giornali di altri
paesi come se fossero bibbie. L’allergia al giornalismo
investigativo. Superficialità frettolosa nel l’esprimere giudizi
facili e dozzinali. Incapacità di molti ritenuti autorevoli ad
innalzarsi al di sopra della routine, ruminando i soliti banali
minestroni di chiacchere su politica ed attualità. L’autocensura
verso il potente o il padrone. L’inutile sensazionalismo su
argomenti che non meriterebbero che una scarna notizia.
Per non parlare dei plagiari che copiano, talvolta senza neanche
modificare le parole, articoli di giornali esteri, tra i quali
la palma d’oro del preferito va all’ Herald Tribune perché è tra
i piu’ presenti nelle edicole italiane.
Anche per quanto precede gli Italiani leggono poco i giornali,
rispetto ad altre democrazie sono in fondo alle classifiche dei
lettori ed hanno di conseguenza una informazione, una percezione
sui fatti del mondo parzialmente immatura ed incompleta. Mentre,
per le vicende politiche di casa loro, la sostanza, i fatti sono
appannati dal sensazionalismo, dal pettegolezzo di corridoio,
dal gallinaio mediatico quotidiano nel quale politici e
gazzettieri vanno a braccetto. Oltre che da un’orgia di commenti
su programmi, su proposte di legge, su riforme che pochi
giornalisti, prima di commentare, si prendono la briga di
spiegare in modo chiaro, comprensibile e dettagliato a tutti,
diconsi tutti gli elettori.
Cronaca nera e pettegolezzi vari a parte, stanno ancora peggio
coloro che vengono informati solo da tele e radiogiornali che
non paiono essere migliori della pagina scritta oltre ad essere
necessariamente piu’ sintetici. Ne consegue che la loro
percezione di fatti e situazioni che, direttamente od
indirettamente, li riguardano, quando c’è, sarà ancora piu’
approssimativa, sbiadita, condizionata da informazione
incompleta o di parte.
Chi legge regolarmente un quotidiano sarà naturalmente condizionato
dal giornale che ha scelto, ma neppure lui sarà certo di essere
correttamente informato sui fatti. Succede spesso che, commenti
a parte, i fatti vengano esposti in modo differente da un
giornale all’altro. Esempio facile tra i mille possibili: quando
recentemente è stato approvato l’indulto, su tre quotidiani, tra
i piu’ letti, erano menzionate, a titoloni, tre cifre diverse, e
di molto, sul numero di coloro che sarebbero stati scarcerati.
Serietà avrebbe voluto che, se neanche il ministero conosceva la
cifra esatta, si citassero solo stime approssimative e non a
titoloni. Non per nulla il direttore di uno di quei tre giornali
in una recente intervista ha dichiarato, testuale: “
L’obiettività è una cosa assolutamente poco credibile. “ Evviva.
La realtà è che non esiste piu’ in Italia un giornale autorevole ed
indipendente, esistono vari quotidiani che stanno tra il
giornale di informazione ed il tabloid, tutti non resistendo
alla tentazione, di mettere ogni tanto in prima pagina le
mutande. Tutti essendo anche condizionati dalle simpatie
politiche, dichiarate o tacite, e naturalmente dai desideri e
dagli interessi di chi li possiede.
Ben venga il giornale di parte quando chi lo ha scelto ne è
consapevole e se non va a verificare altrove fatti e notizie
politicamente sensibili sarà lui stesso il responsabile della
sua ignoranza.
Ma è colpa del giornale fintamente indipendente se i suoi lettori
conosceranno solo parzialmente ed in modo distorto fatti e
situazioni, senza rendersene conto.
A seguito di tali carenze informative, la società italiana
percepisce ed affronta i propri problemi in modo non sempre
coerente con la realtà.
Poiché l’opinione pubblica sull’argomento non conta niente, una
reazione, soprattutto etica, dovrebbe venire dall’interno dal
giornalismo stesso. E alcuni di coloro che sono certi di essere
letti con attenzione, sfidando la potenziale censura dei loro
fogli, dovrebbero prendere l’iniziativa, fare il mea culpa
collettivo, strillare, fare proposte di miglioramento, tirare
sassi in piccionaia, peraltro facendo quello che spesso dicono,
ma solo in privato.
Pensando piu’ agli Italiani che ai loro spiccioli interessi e
superando quella artefatta solidarietà di casta, che in Italia
non è solo del giornalismo. Solidarietà di casta che non accetta
mai critiche, che tenta di screditare chi le esprime accusandolo
di incompetenza, fini reconditi o interessi nascosti. E
strillando contro l’attentato alla libera informazione.
La professione giornalistica, pilastro della democrazia, è la
quintessenza della indipendenza e della libertà, si comportino
quindi di conseguenza.
Ettore Falconieri
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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