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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 28 Agosto 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52
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   ...e la cultura televisiva?  
   V
eniamo informati spesso con gran chiasso mediatico, anche con dettagli del tutto insignificanti, che Rai e Mediaset si disputano a suon di milioni di Euro personaggi televisivi che vanno per la maggiore, anche se la loro abilità ed il loro carisma sono spesso attribuibili piu’ alla disinvoltura nel districarsi tra ballerine orridamente svestite e battute di terrificante banalità che all’intelligenza del loro eloquio ed alla conoscenza della lingua italiana.
   Ma non veniamo mai informati del fatto che le due insigni case televisive di disputano, portafoglio alla mano, i diritti televisivi della prima teatrale di una commedia di Pirandello, del Requiem di Mozart diretto da un grande della bacchetta, delle conferenze di un personaggio della cultura e così via. Perché, ammesso e non concesso che i notabili televisivi leggano anche pubblicazioni che non siano solo rotocalchi e simili e sappiano chi sono Mozart, Pirandello ed altri di pari statura, si ha l’impressione che li ritengano abitatori di emisferi lontani che non interessano il volgo televisivo italico che, secondo loro, è rozzo, ignorante e lieto di sorbirsi in prima serata, quotidianamente, anche frastornanti scemenze.
   La Rai degli anni Cinquanta e Sessanta, in bianco e nero, era certamente un poco bigotta, ma, quanto a trasmissioni culturali, avrebbe molto da insegnare ai responsabili dei programmi attuali delle sette reti televisive nazionali. Ci ha fatto vedere opere teatrali, conoscere famosi romanzi, assistere con interesse a quanto ci dicevano personaggi celebri della cultura, dell’arte, della musica. Ha svolto un’opera educativa che i programmi attuali sono incapaci di fare. Anzi sono diseducativi perché sono prevalenti la volgarità, la superficialità, un eloquio scorretto, spesso becero e ricostruzioni di vicende storiche piene di falsità ed errori. E danno alla ingenuità dei giovani un’immagine della vita e della realtà menzognera.
   Eppure l’Italia spicciola, provinciale, è piena di manifestazioni locali che alla cultura del posto od a quella universale si ispirano. Basta informarsi presso Comuni, Province, Regioni, basta percorrere l’Italia, specie nei periodi di vacanze, per scoprire tante iniziative spesse frutto di impegno sottratto alle attività quotidiane, di passione, di sacrificio. Dalle manifestazioni che si ispirano alla storia locale, ai concerti di complessini in trasferta, alle recite di dilettanti appassionati. Dalle pulmanate per andare a vedere la grande esposizione di quadri lontana centinaia di chilometri, alle sale comunali o palestre allestite per ricevere la compagnia teatrale che ha avuto successo nelle grandi città. E cosi via.
   I notabili televisivi, sempre ammesso e non concesso che di teatro, musica, arte sappiano qualcosa, si trincerano dietro il paravento dell’audience, sostenendo che trasmissioni culturali sarebbero poco seguite. E le poche volte che vi è qualcosa di culturale, viene trasmesso in ore quando la stragrande maggioranza della gente che lavora non è davanti al televisore e l’audience è meno importante.
Per essere certi che trasmissioni culturali di buon livello avrebbero, in prima serata, scarsa attenzione, bisognerebbe prima trasmetterle e poi sentenziare, dato che molto lascia presumere che, invece, verrebbero bene accolte. Ma anche se l’audience fosse non adeguata dovrebbero prevalere considerazioni di ben altra caratura.
   Innanzitutto per la Rai. Incassando un canone ed essendo titolare di un servizio pubblico dovrebbe operare come ha già fatto in passato, prescindendo, per certi programmi come quelli culturali, da considerazioni economiche, anche se va aggiunto che, se venisse amministrata con maggiore attenzione ai conti, potrebbe risparmiare, anche a vantaggio della cultura, cifre consistenti. Visto che, tra l’altro, tiene a libro paga tanta gente inutile, anche personaggi silurati dalla politica che continuano a percepire, senza lavorare o lavorando poco, alti stipendi magari con macchina ed autista a disposizione.
   Ma anche per Mediaset che ha chiuso il bilancio 2005 con il colossale utile netto di 603,4 milioni di euro su un fatturato di 3.678 milioni. Non pensano i suoi dirigenti che qualche milione in meno di utile come prezzo da pagare per fare più cultura sarebbe uno splendido fiore all’occhiello del gruppo e non inficierebbe la solidità ed il profilo del suo bilancio?
   Le trasmissioni culturali, tra l’altro, anche quelle di alto profilo, se paragonate ad altre, costano relativamente poco. Registrare alcune delle tante rappresentazioni teatrali o dei numerosi concerti che si svolgono annualmente in Italia non è difficile, né costoso. Inoltre, documentari e concerti che vengono periodicamente trasmessi su canali televisivi di altre nazioni possono essere acquistati con poca fatica. E’ forte il dubbio che la carenza culturale dei nostri programmi sia solo dovuta ad ignoranza e neghittosità.
   Timida proposta. Un mercoledì alla settimana si trasmette cultura alle ore 21, a rotazione sulle sette reti, se sono capaci di mettersi d’accordo. Così, se fosse vero che saranno poco seguite, il minor ricavo pubblicitario di ogni singola rete sarà modesto.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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