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Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
28 Agosto 2006 -
n.
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...e la cultura
televisiva?
Veniamo informati spesso
con gran chiasso mediatico, anche con dettagli del tutto
insignificanti, che Rai e Mediaset si disputano a suon di
milioni di Euro personaggi televisivi che vanno per la maggiore,
anche se la loro abilità ed il loro carisma sono spesso
attribuibili piu’ alla disinvoltura nel districarsi tra
ballerine orridamente svestite e battute di terrificante
banalità che all’intelligenza del loro eloquio ed alla
conoscenza della lingua italiana.
Ma non veniamo mai informati del fatto che le due insigni case
televisive di disputano, portafoglio alla mano, i diritti
televisivi della prima teatrale di una commedia di Pirandello,
del Requiem di Mozart diretto da un grande della bacchetta,
delle conferenze di un personaggio della cultura e così via.
Perché, ammesso e non concesso che i notabili televisivi leggano
anche pubblicazioni che non siano solo rotocalchi e simili e
sappiano chi sono Mozart, Pirandello ed altri di pari statura,
si ha l’impressione che li ritengano abitatori di emisferi
lontani che non interessano il volgo televisivo italico che,
secondo loro, è rozzo, ignorante e lieto di sorbirsi in prima
serata, quotidianamente, anche frastornanti scemenze.
La Rai degli anni Cinquanta e Sessanta, in bianco e nero, era
certamente un poco bigotta, ma, quanto a trasmissioni culturali,
avrebbe molto da insegnare ai responsabili dei programmi attuali
delle sette reti televisive nazionali. Ci ha fatto vedere opere
teatrali, conoscere famosi romanzi, assistere con interesse a
quanto ci dicevano personaggi celebri della cultura, dell’arte,
della musica. Ha svolto un’opera educativa che i programmi
attuali sono incapaci di fare. Anzi sono diseducativi perché
sono prevalenti la volgarità, la superficialità, un eloquio
scorretto, spesso becero e ricostruzioni di vicende storiche
piene di falsità ed errori. E danno alla ingenuità dei giovani
un’immagine della vita e della realtà menzognera.
Eppure l’Italia spicciola, provinciale, è piena di manifestazioni
locali che alla cultura del posto od a quella universale si
ispirano. Basta informarsi presso Comuni, Province, Regioni,
basta percorrere l’Italia, specie nei periodi di vacanze, per
scoprire tante iniziative spesse frutto di impegno sottratto
alle attività quotidiane, di passione, di sacrificio. Dalle
manifestazioni che si ispirano alla storia locale, ai concerti
di complessini in trasferta, alle recite di dilettanti
appassionati. Dalle pulmanate per andare a vedere la grande
esposizione di quadri lontana centinaia di chilometri, alle sale
comunali o palestre allestite per ricevere la compagnia teatrale
che ha avuto successo nelle grandi città. E cosi via.
I notabili televisivi, sempre ammesso e non concesso che di teatro,
musica, arte sappiano qualcosa, si trincerano dietro il
paravento dell’audience, sostenendo che trasmissioni culturali
sarebbero poco seguite. E le poche volte che vi è qualcosa di
culturale, viene trasmesso in ore quando la stragrande
maggioranza della gente che lavora non è davanti al televisore e
l’audience è meno importante.
Per essere certi che trasmissioni culturali di buon livello
avrebbero, in prima serata, scarsa attenzione, bisognerebbe
prima trasmetterle e poi sentenziare, dato che molto lascia
presumere che, invece, verrebbero bene accolte. Ma anche se
l’audience fosse non adeguata dovrebbero prevalere
considerazioni di ben altra caratura.
Innanzitutto per la Rai. Incassando un canone ed essendo titolare
di un servizio pubblico dovrebbe operare come ha già fatto in
passato, prescindendo, per certi programmi come quelli
culturali, da considerazioni economiche, anche se va aggiunto
che, se venisse amministrata con maggiore attenzione ai conti,
potrebbe risparmiare, anche a vantaggio della cultura, cifre
consistenti. Visto che, tra l’altro, tiene a libro paga tanta
gente inutile, anche personaggi silurati dalla politica che
continuano a percepire, senza lavorare o lavorando poco, alti
stipendi magari con macchina ed autista a disposizione.
Ma anche per Mediaset che ha chiuso il bilancio 2005 con il
colossale utile netto di 603,4 milioni di euro su un fatturato
di 3.678 milioni. Non pensano i suoi dirigenti che qualche
milione in meno di utile come prezzo da pagare per fare più
cultura sarebbe uno splendido fiore all’occhiello del gruppo e
non inficierebbe la solidità ed il profilo del suo bilancio?
Le trasmissioni culturali, tra l’altro, anche quelle di alto
profilo, se paragonate ad altre, costano relativamente poco.
Registrare alcune delle tante rappresentazioni teatrali o dei
numerosi concerti che si svolgono annualmente in Italia non è
difficile, né costoso. Inoltre, documentari e concerti che
vengono periodicamente trasmessi su canali televisivi di altre
nazioni possono essere acquistati con poca fatica. E’ forte il
dubbio che la carenza culturale dei nostri programmi sia solo
dovuta ad ignoranza e neghittosità.
Timida proposta. Un mercoledì alla settimana si trasmette cultura
alle ore 21, a rotazione sulle sette reti, se sono capaci di
mettersi d’accordo. Così, se fosse vero che saranno poco
seguite, il minor ricavo pubblicitario di ogni singola rete sarà
modesto.
Ettore Falconieri
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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