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di Ettore Falconieri


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Ginevra, 23 novembre 2005 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20
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  ...ed ecco gli schiavi, una storia anche tutta italiana...

  Nel 1812 un tribunale palermitano sentenziò che uno schiavo, anche cristiano, non poteva essere liberato se il suo padrone si opponeva, legittimando ancora la schiavitù come era stato fatto per secoli e secoli.
 Uno dei grandi, incredibili tabù della nostra storia è la legalità della schiavitù e la tratta degli schiavi che è stata una componente importante del commercio mediterraneo, con l’Italia e le sue repubbliche marinare gagliardamente in testa.
 La storia della schiavitù dei popoli africani portati nel continente americano è ampiamente conosciuta, fa parte del bagaglio conoscitivo di americani ed europei, su di essa sono stati scritti tanti libri anche di ampia divulgazione. Mentre della schiavitù da noi praticata non si parla, non la si insegna. Anche se si sa tutto, tutto è rimasto nel limbo di ricercatori e studiosi.
 Si sa e si insegna di poveri cristiani catturati da saraceni infedeli, ma non si citano cristiani, infedeli, slavi, greci, caucasici, magrebini ed altri catturati, venduti, scambiati da cristiani e cattolici romani che veleggiavano, commerciavano, combattevano nei mari.
 Ogni repubblica marinara e città marittima aveva il suo mercato degli schiavi, ma vi era anche Lanciano in Abruzzo, conosciuta come centro importante per tale commercio.
 Gli schiavi potevano essere una componente del commercio assieme ad altre merci, ma vi erano mercanti specializzati solo in schiavi. Che venivano comprati e venduti anche con atti notarili di cui sono pieni gli archivi. E si formò anche una giurisprudenza che variava a seconda che si trattasse di schiavi cristiani, infedeli, infedeli convertiti, uomini, donne, bambini, figli di schiavi o di schiavi e liberi. Giurisprudenza anche bizzarra.
 Nel 1051 il papa Leone IX sentenziò che le donne che avessero fornicato con i preti sarebbero state ridotte in schiavitù al servizio del palazzo del Laterano. Mentre nel 1294 celestino V proclamo’ che se un prete sposava una donna libera i figli sarebbero stati schiavi della chiesa. A seguito della crociata guidata dai veneziani che portò, nel 1204, alla conquista di Costantinopoli una moltitudine di schiavi greci si riversò sul mercato e per un certo periodo valse per essi la regola che avrebbero potuto riavere la libertà non prima di sette anni. Nel XV secolo un nobile trevigiano ebbe un figlio da una schiava. Fu dichiarato libero a condizione che passasse il resto della sua vita in convento.
 Gli schiavi erano costretti ad ogni genere di lavoro, tra cui, incatenati, alla voga di galee, Ma molti erano anche al servizio di privati, dal nobile al piccolo artigiano, dal cardinale al convento. E in molti si comperavano la compagna.
 L’Italia, grazie all’intraprendenza schiavistica della Serenissima ai primi albori, ha anche il merito di avere cambiato nome allo schiavo. Sino ad allora si era chiamato servo, dal romano servus, ma i primi schiavi commerciati dai veneti erano slavi di Balcani e dintorni, slavi che in dialetto veneto erano chiamati sciavi, da cui schiavo, esclave, slave, sklave…


(Bibliografia a disposizione)

Ettore Falconieri

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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris
- Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni gią sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

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