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A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>>
Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
19 Aprile 2006 -
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... a proposito
di Mediobanca
In Italia vi è un illiberale e
retrogrado intrico di partecipazioni incrociate e di sindacati
di controllo, creato da alcuni gruppi economico-finanziari e da
banche per sorreggersi a vicenda, per aggirare le leggi del
mercato finanziario, per annullare il peso delle minoranze
azionarie. Come piovre che con tentacoli avvinti tra di loro
fanno barriera ad estranei, si garantiscono approvazioni
assembleari di bilanci per i quali terzi osservatori e piccoli
azionisti avrebbero spesso qualche perplessità ad approvare o
danno via libera ad operazioni che coinvolgono fusioni,
scorpori, acquisizioni, prebende a grandi managers e famigli che
non sempre rispettano trasparenza e deontologia professionale.
Ed è tragicomico constatare che grandi gruppi indebitati fino al
collo, come quello Telecom,
tengono immobilizzati in questa mano morta finanziaria, solo per
fini di potere e di franchigie non meritate, ingenti capitali
che si guardano bene dall’investire a casa loro, sicuri della
solidarietà delle istituzioni finanziarie amiche.
Mentre le banche coinvolte favoriscono in modo sfacciato i membri
del clan con finanziamenti che piu’ di una volta sono finiti in
cenere e che un esame approfondito delle relative operazioni
avrebbe sconsigliato dal concedere. Bruciando liquidità che, se
altrimenti e con piu’ intelligenza impiegata, avrebbe creato
posti di lavoro, sostenuto piccole aziende, favorito la ricerca.
Banche, alcuni capi delle quali, dopo le note vicende degli
ultimi tempi, sarebbero stati già dimessi se solo vigessero in
Italia leggi e regolamenti della Sec americana e venissero
rispettate le deontologie professionali di altri paesi.
Le stesse banche che, per i fondi di investimento da loro gestiti
che hanno investito in azioni dei loro compagnucci, fanno votare
in assemblee a favore di bilanci e di operazioni che l’interesse
dei piccoli azionisti investitori in fondi , che dovrebbero
tutelare, sconsiglierebbe di approvare.
Mentre i giornali del giro inneggiano festosi a successi di
società, finanzieri ed imprenditori che solo occhi travagliati
dall’autocensura possono vedere.
Crocevia, stazione di smistamento, torre di controllo di tale
squallido panorama è tale Mediobanca.
Già formidabile distruttrice di posti di lavoro quando arbitrava o
causava lotte varie tra notabilati, anche di dubbia onestà, che
comportavano, con irresponsabile leggerezza, chiusura di
fabbriche. Già centro oscuro di potere indifferente ad
iniziative imprenditoriali coraggiose, ma attenta a pilotare
vicende solo nell’interesse di pochi. Già roccaforte dalla
mentalità provinciale, ostile ad iniziative economiche di ampio
respiro internazionale. Già pronta a schierare banche amiche per
ridurre od annullare affidamenti a chi le si metteva contro,
talvolta causando tracolli di aziende sane con tutti i drammi,
anche umani, conseguenti.
Mediobanca che portaborse e gazzettieri definiscono, con inconscio
sarcasmo, salotto buono, forse perchè generosa di protezioni e
sinecure.
Che in Italia, cioè casa propria, si è fatta surclassare da
concorrenti esteri per le operazioni di merchant banking ed
affini.
Che, come le altre banche amiche, concede finanziamenti a propri
soci creando situazioni reciprocamente ricattatorie che
comportano il - non ti approvo il bilancio se non mi concedi il
finanziamento - , da una parte ed il - ti revoco il
finanziamento se non lo approvi – dall’altra.
Mentre nuovi imprenditori di successo aspirano ad acquistarne una
quota, anche piccola, per tutelarsi da qualche sgambetto da
parte di banche del giro.
E’ pertanto interesse dell’economia italiana, della dinamica dello
sviluppo, del potenziamento della piccola e media industria,
dell’investimento nella ricerca, della trasparenza finanziaria
che venga modificata la legge Draghi che consente tutto questo.
Che Mediobanca venga messa in liquidazione, cedendo ad un fondo di
investimento tutte le sue attività. Fondo di investimento
gestito dalla Banca d’Italia, controllato dalla Consob, le cui
quote possano essere sottoscritte solo da persone fisiche con un
tetto esiguo per ogni singolo investitore.
E che tutti coloro che hanno partecipato e partecipano al gran
commercio di finanza e potere vengano condannati a percorrere in
ginocchio, laceri, il capo cosparso di cenere, per trentatre
volte, via Filodrammatici.
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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