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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 19 Aprile 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41
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   ... a proposito di Mediobanca
 

   I
n Italia vi è un illiberale e retrogrado intrico di partecipazioni incrociate e di sindacati di controllo, creato da alcuni gruppi economico-finanziari e da banche per sorreggersi a vicenda, per aggirare le leggi del mercato finanziario, per annullare il peso delle minoranze azionarie. Come piovre che con tentacoli avvinti tra di loro fanno barriera ad estranei, si garantiscono approvazioni assembleari di bilanci per i quali terzi osservatori e piccoli azionisti avrebbero spesso qualche perplessità ad approvare o danno via libera ad operazioni che coinvolgono fusioni, scorpori, acquisizioni, prebende a grandi managers e famigli che non sempre rispettano trasparenza e deontologia professionale.
   Ed è tragicomico constatare che grandi gruppi indebitati fino al collo, come quello Telecom,
tengono immobilizzati in questa mano morta finanziaria, solo per fini di potere e di franchigie non meritate, ingenti capitali che si guardano bene dall’investire a casa loro, sicuri della solidarietà delle istituzioni finanziarie amiche.
   Mentre le banche coinvolte favoriscono in modo sfacciato i membri del clan con finanziamenti che piu’ di una volta sono finiti in cenere e che un esame approfondito delle relative operazioni avrebbe sconsigliato dal concedere. Bruciando liquidità che, se altrimenti e con piu’ intelligenza impiegata, avrebbe creato posti di lavoro, sostenuto piccole aziende, favorito la ricerca.
Banche, alcuni capi delle quali, dopo le note vicende degli ultimi tempi, sarebbero stati già dimessi se solo vigessero in Italia leggi e regolamenti della Sec americana e venissero rispettate le deontologie professionali di altri paesi.
   Le stesse banche che, per i fondi di investimento da loro gestiti che hanno investito in azioni dei loro compagnucci, fanno votare in assemblee a favore di bilanci e di operazioni che l’interesse dei piccoli azionisti investitori in fondi , che dovrebbero tutelare, sconsiglierebbe di approvare.
   Mentre i giornali del giro inneggiano festosi a successi di società, finanzieri ed imprenditori che solo occhi travagliati dall’autocensura possono vedere.
   Crocevia, stazione di smistamento, torre di controllo di tale squallido panorama è tale Mediobanca.
   Già formidabile distruttrice di posti di lavoro quando arbitrava o causava lotte varie tra notabilati, anche di dubbia onestà, che comportavano, con irresponsabile leggerezza, chiusura di fabbriche. Già centro oscuro di potere indifferente ad iniziative imprenditoriali coraggiose, ma attenta a pilotare vicende solo nell’interesse di pochi. Già roccaforte dalla mentalità provinciale, ostile ad iniziative economiche di ampio respiro internazionale. Già pronta a schierare banche amiche per ridurre od annullare affidamenti a chi le si metteva contro, talvolta causando tracolli di aziende sane con tutti i drammi, anche umani, conseguenti.
   Mediobanca che portaborse e gazzettieri definiscono, con inconscio sarcasmo, salotto buono, forse perchè generosa di protezioni e sinecure.
   Che in Italia, cioè casa propria, si è fatta surclassare da concorrenti esteri per le operazioni di merchant banking ed affini.
   Che, come le altre banche amiche, concede finanziamenti a propri soci creando situazioni reciprocamente ricattatorie che comportano il - non ti approvo il bilancio se non mi concedi il finanziamento - , da una parte ed il - ti revoco il finanziamento se non lo approvi – dall’altra.
   Mentre nuovi imprenditori di successo aspirano ad acquistarne una quota, anche piccola, per tutelarsi da qualche sgambetto da parte di banche del giro.
   E’ pertanto interesse dell’economia italiana, della dinamica dello sviluppo, del potenziamento della piccola e media industria, dell’investimento nella ricerca, della trasparenza finanziaria che venga modificata la legge Draghi che consente tutto questo.
   Che Mediobanca venga messa in liquidazione, cedendo ad un fondo di investimento tutte le sue attività. Fondo di investimento gestito dalla Banca d’Italia, controllato dalla Consob, le cui quote possano essere sottoscritte solo da persone fisiche con un tetto esiguo per ogni singolo investitore.
   E che tutti coloro che hanno partecipato e partecipano al gran commercio di finanza e potere vengano condannati a percorrere in ginocchio, laceri, il capo cosparso di cenere, per trentatre volte, via Filodrammatici.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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