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Chierici, Chierichetti e Tabù >

di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 23 Giugno 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48
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    Lettera aperta
   al Presidente della Repubblica
   Giorgio Napolitano


   S
ignor Presidente della Repubblica,
nel nostro paese vengono accettati con indifferente rassegnazione situazioni e comportamenti che altrove parrebbero inconcepibili, se scoperti sarebbero prontamente castigati e verrebbero prese misure adeguate per far sì che non si debbano più ripetere. Mentre i responsabili finirebbero alla gogna.
    I nostri politici hanno le più alte remunerazioni, dirette ed indirette, tra quelle dei paesi occidentali, sono i più numerosi, i meno assidui ai loro doveri di eletti del popolo. E, in un momento di bilanci statali in precario equilibrio, sono totalmente indifferenti a gesti di riduzione di stipendi e di rinuncia a benefici accessori.
    Alcuni politici, grazie a leggi sciagurate che garantiscono finanziamenti statali, creano partitini che gestiscono come aziende per sé e famigli, utilizzando giardinetti di voti come contropartite per barattare una vasta gamma di possibili poltrone, politiche e di sottogoverno.
    L’interesse del paese e dei loro stessi elettori diventano dettagli secondari, perché simili personaggi intendono la politica esclusivamente come ricerca del potere e come fonte di introiti. A spese del contribuente.
   Ne sono, tra l’altro, conseguenze, compagini governative ridicolmente, oltre che inutilmente, numerose.
    Il nostro paese ha una economia in nero a livelli inaccettabili, alla quale contribuiscono anche comportamenti criminali, ma che, per la maggior parte, è costituita da tanti piccoli comportamenti di ogni cittadino. Alzi la mano chi non ha fatto od accettato un lavoro in nero od una prestazione, una fornitura senza pagare l’iva. Ne sono causa una atavica furbizia, ma anche complicazioni burocratiche e leggi stolte che complicano la vita di chi vorrebbe essere onesto. Slogan a parte, non si fa niente per rimediare.
    Abbiamo sindacati con organizzazioni interne che, democraticamente parlando, sono le più arretrate dei paesi occidentali. Oligarchie di non eletti si autocooptano ai vertici, prendono decisioni che spetterebbero agli iscritti e ponzano a voce alta di tutto e su tutto senza averne alcun titolo.
    Alcuni intoccabili esponenti del mondo industriale e finanziario si muovono nel più totale disprezzo dei diritti dei piccoli azionisti, con i giornalisti del giro, maestri di autocensura, che fanno da sponda e si scagliano invece contro piccoli pesci i cui comportamenti non sono in molti casi dissimili da quelli dei loro padrini e padroni. E vi sono autostrade (che, fino a prova contraria, pubbliche o private che siano, sono un servizio pubblico) con una manutenzione precaria, palesemente insufficiente, indegna di un paese civile, perché i relativi azionisti di riferimento le considerano vacche da mungere ed usano l’abbondante liquidità creata dai pedaggi, per pagare i loro debiti e fare altri investimenti. Mentre restano imperterriti ai vertici di banche personaggi che, se venissero applicate l’etica e la deontologia professionale vigenti nelle altre democrazie ed avessero un minimo di dignità, avrebbero dovuto essere cacciati od andarsene da tempo.
    Abbiamo assassini, riconosciuti tali, che sono a spasso e migliaia di cittadini in attesa di giudizio che sono in carcere. Uffici giudiziari caotici e lenti che, leggi e fondi disponibili a parte, potrebbero essere migliori se solo vi fosse un poco più di impegno ed umiltà da parte di tutti coloro che vi operano. E paiono inamovibili taluni magistrati che, altrove, sarebbero già stati espulsi da tempo, con ignominia.
    Vi sono giornali, che pur si proclamano liberali, cui basta la complicità di parlamentari per utilizzare una leggina che succhia a loro favore soldi allo stato.
    È in vigore una legge elettorale con aspetti da repubblica delle banane perché l’elettore conta sempre meno. E si parla e strilla più delle, pur rispettabili, unioni omosessuali che della criminalità che controlla varie zone del paese.
    Sono solo alcuni esempi dei tanti che si potrebbero fare, con la desolante constatazione che l’etica della società italiana è di una buona spanna al di sotto di quella di altre democrazie.
    Gli Italiani devono essere fieri della loro storia recente perché gli aspetti positivi sovrastano di gran lunga quelli negativi come quelli sopra esposti. Per porre rimedio a questi ultimi ci vorrà tempo e volontà politica. Ma soprattutto una costante opera di convincimento. Per convincere i cittadini dell’importanza di certi valori, dei doveri verso la comunità, dell’interesse individuale che non deve prevalere sull’interesse collettivo, della dignità di chi, eletto o funzionario, serve lo stato. Per mettere nella testa di politicanti e politici che essi sono stati eletti per servire il popolo. Per far maturare una coscienza collettiva che ora è carente.
    Nel mondo della politica e del potere vigono in Italia equilibri che galleggiano su fasulli fairplay, leggi non scritte, silenzi. E se qualcuno non li rispetta, si alza subito un coro di recriminanti che arringano al linciaggio politico e morale del reo, che si stracciano le vesti sulla democrazia violata, sull’offesa alle istituzioni, sull’attacco ai partiti pilastri di democrazia e cosi via. Ma è solo una indegna ipocrisia per difendere lo status quo che invece va infranto.
    Ma generici richiami all’etica e sermoncini sono ormai merce avariata.
    Ci vuole di più.
    E chi, se non il Presidente della Repubblica può e, se mi permette di dirlo con molto rispetto, deve farlo ?
    Usi i messaggi alle Camere come spade sguainate, Signor Presidente, parli agli Italiani entrando nei dettagli, senza giri di frase. Esorti tutti a comportamenti più consoni a fare della nostra una democrazia piu’ matura e responsabile. La Sua personale statura politica Le consente di infrangere usanze, di violare consolidate ipocrisie, di essere indifferente a chierici e chierichetti del potere pronti a starnazzare.
    Sotto l’aspetto che ho esposto la situazione dell’Italia è grave, molto grave. Siamo il fanalino di coda tra le democrazie occidentali ed il nostro prestigio internazionale ne soffre.
    Gli Italiani, comunque la pensino politicamente, sono stanchi del gallinaio politico mediatico, delle sguaiate polemiche, di slogan e proclami cui non seguono i fatti, di tante inefficienze e scorrettezze e si sentono sempre piu’ indifferenti allo Stato, alle Istituzioni, alla Politica (con la lettera maiuscola) che perdono continuamente prestigio ai loro occhi.
    Parli e sia chiaro, Signor Presidente, gli Italiani capiranno, Le saranno molto riconoscenti e Lei passerà alla storia.
    Con deferenti saluti.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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