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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 18 Marzo 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36
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   Manca una cansapevolezza collettiva
  del problema energetico

    Per i paesi che non sono autosufficienti, il problema dell’energia sarà, nei prossimi anni e decenni, piu’ che in passato, preoccupazione prevalente dei governi
   Perché aumenteranno le possibilità che alcuni paesi vengano ricattati da chi ha in mano le fonti energetiche che, piu’ di prima, potranno venire usate per condizionare la politica e l’economia di altri paesi, come vicende di questo inizio d’anno insegnano. E stati e regimi non democratici dalle abbondanti risorse potranno infischiarsene, come in parte già fanno, delle esortazioni ai diritti civili dei paesi democratici.
   Ma anche perché, qualunque sia la stima delle riserve mondiali di gas e petrolio, stima sulla quale vi sono pareri fortemente contrastanti, vi è ora la certezza che i consumi nel mondo aumenteranno in modo esponenziale a causa del progresso economico di molti paesi, specie orientali tra i quali Cina ed India. Che si stanno già muovendo per approvvigionarsi là dove sino ad ora si approvvigionavano i paesi occidentali, creando una concorrenza di domanda che renderà sempre piu’ forte chi ha in mano l’offerta.
   La ricerca, l’estrazione, il trasporto, la commercializzazione dei prodotti energetici coinvolgono una pluralità di operatori di paesi diversi, per cui ogni problema ad essi relativo non è risolvibile da un singolo paese e, pertanto, è attraverso una pluralità di rapporti che essi possono essere affrontati e risolti. E, poiché un singolo paese puo’ non avere il peso necessario per farsi rispettare, è attraverso l’unione di piu’ paesi, vedi Unione Europea per gli europei, che i paesi occidentali, non autosufficienti, possono cercare soluzioni tranquillizzanti. La solidarietà tra stati non autosufficienti nell’affrontare il problema energetico è sempre piu’ necessaria., anche se non facile da attuarsi.
   La soluzione a medio e lungo termine è quella delle energie alternative di cui si parla molto, ma si fa ancora troppo poco. Gli interessi in gioco sono colossali, le società petrolifere con utili immensi remano contro, gli investimenti necessari sono elevati, mettere d’accordo operatori, investitori e ricercatori non è facile. L’unica energia alternativa che sta facendo i primi passi costruttivi è quella dei combustibili vegetali che vede all’avanguardia il Brasile che si è mosso da tempo, anche con riconversioni agricole per produrre quanto necessario.
   Il fatto è che, come anche alcuni autorevoli commentatori iniziano ad affermare, manca una consapevolezza collettiva del problema energetico che crei unità di intenti nel trovare soluzioni già di per sé difficili. Mancanza di consapevolezza che non incita al risparmio ed ad una gestione intelligente dei consumi da parte di ogni singolo cittadino. Risparmio possibile anche con le risorse energetiche attualmente disponibili, considerando che la piccola economia del singolo, che puo’ essere insignificante nel suo bilancio economico, diventa una macro risparmio se moltiplicato per il numero di cittadini.
   Il risparmio è una delle strade inevitabili per far fronte al problema energetico.
   Ma bisogna parlarne, bisogna informarne i cittadini, bisogna convincerli.
   Parlando dell’Italia, bisogna farlo diventare una moda, un intelligente espediente per distinguersi, una competizione nella quale misurarsi. Qualche personaggio che fa notizia dovrebbe, gratuitamente, invitare i cittadini al risparmio. E un piccolo comitato ( per favore non di politici) presso la presidenza del consiglio dovrebbe prendere tutte le iniziative del caso.
   Molto si potrebbe risparmiare senza sacrifici e cambiamenti se le luci delle città venissero accese e spente qualche minuto dopo e prima, se uffici e negozi che tengono luci accese di notte spegnessero qualcuna delle tante lampadine, se le temperature delle case venissero leggermente abbassate per decisione spontanea e non per decreti che pochi rispettano, se nelle case le luci non venissero tenute accese nelle stanze dove non si sta. (Chi non è piu’ giovane ricorda che lo spegnere la luce alle proprie spalle andando da una stanza all’altra in casa era, anni fa, regola severa). Se non si tenesse acceso il televisore anche quando non lo si guarda. Televisore che, ai suoi albori, molte famiglie italiane guardavano al buio per non sprecare luce.
   E si potrebbe risparmiare anche guidando in modo piu’ rispettoso dei consumi, a parita' di automobile, ed una popolare rivista automobilistica potrebbe dedicare ogni mese una rubrica per insegnarlo agli automobilisti, specie a quelli che partono da un semaforo divenuto verde come se fossero in pista anche se a cento metri vedono altro semaforo sul rosso, sprecando combustibile e freni.
   Se tanti elettrodomestici non venissero usati in modo da sprecare energie e tanti computer non restassero accesi anche quando non necessario. E tanti altri se.
   Ci sono, inoltre, vari piccoli espedienti e dispositivi tecnologici che non sono conosciuti a sufficienza e, se conosciuti, poco applicati a livello del singolo. Si puo’ scaldare moderatamente l’acqua con serbatoi sul tetto nelle zone e nelle stagioni calde, si puo' scaldare acqua e parte della casa con il fuoco del camino, si puo’ scaldare case unifamiliari o simili con impianti che bruciano sfridi di legno che si caricano automaticamente, impianti sempre piu’ popolari in alcuni paesi. Piccoli impianti che sfruttino l’energia solare sono, in alcuni casi, convenienti. Ed altro.
   Ma molto potrebbero fare anche i comuni, alcuni l’hanno già fatto, poiché nella dimensione locale è piu’ facile mettere d’accordo tutti su soluzioni che a livello nazionale diventano un dramma. Innazitutto informando i cittadini, ma anche ipotizzando, dove possibile, impianti eolici per l’uso locale, la produzione di elettricità bruciando spazzatura e quant’altro possibile. E coloro che si stracciano le vesti strillando che gli uni deturpano il paesaggio e gli altri inquinano dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza. Alcuni paesi ai quali la mandiamo, usano la nostra spazzatura per creare energia, alla faccia nostra. Quanto ai panorami deturpati… beh non resta che distruggere ferrovie, autostrade, ponti, piloni elettrici…
   Qualcuno potrà sorridere di questi piccoli, potenziali risparmi, anche se moltiplicati per il numero dei cittadini. Agli scettici si puo’ ricordare la leggenda dell’inventore del gioco degli scacchi. Al re (persiano?) che gli chiese cosa avrebbe voluto come ricompensa, – sire, rispose, datemi tanti chicchi di grano quanti se ne ottengono mettendo un chicco di grano sulla prima casella della scacchiera e raddoppiandone il numero ad ogni casella successiva, percorrendo tutta la scacchiera . - Modesto - penso’ il re. Si sbagliava, non bastarono tutti i granai del regno.
   Provare per credere.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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