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A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>> Chierici, Chierichetti e Tabù >
di
Ettore Falconieri
Molti che parlano e scrivono degli Stati Uniti d’America, estimatori o detrattatori, dimostrano, non di rado, di avere una superficiale conoscenza del paese, arrivando cosi’ a valutazioni e giudizi non corretti. Nei paesi europei il concetto di cittadinanza, per la stragrande maggioranza dei cittadini, è legato a radici etniche e storia comuni, a valori e comportamenti maturati nel tempo in seno alle comunità, il valore giuridico della cittadinanza essendo quasi un sigillo formale. Negli Usa il valore giuridico della cittadinanza è invece il solo collante della comunità. Perché gli Usa sono ormai, in piccolo, il mondo intero, poiché ne sono cittadini donne e uomini di tutte le etnie e di tutte le religioni. La sua popolazione, unica tra le nazioni sviluppate, cresce a ritmi sostenuti. Secondo dati ufficiali vi è una nascita ogni otto secondi, una morte ogni 13 secondi e l’arrivo di un emigrante ogni 25 secondi e cioè un aumento netto di un cittadino ogni 12 secondi. Gli Usa sono in testa per immigrazione nel mondo, non solo perché milioni ambiscono di andarci, ma perché è tuttora, oltre che nelle leggi, anche nella mentalità collettiva che l’immigrazione è positiva per il paese ed apporta nuove energie e risorse. Vi sono quote annuali, vi è una lotteria i cui premi sono la -green card -, anticamera della cittadinanza, vi sono ammissioni speciali per perseguitati e simili. E vi sono anche iniziative straordinarie. Negli anni ottanta, per esempio, una grossa e discreta fornitura di grano alla Russia, i cui raccolti erano stati disastrosi, ebbe come contropartita anche la libertà per alcuni cittadini russi di emigrare negli Usa. Altro caso quasi incredibile è quello di una tribu’ Bantu di circa dodicimila persone, tutti analfabeti. Erano stati razziati come schiavi due secoli prima nelle loro terre del sud est Africa e dopo traversie e persecuzioni varie in Nordafrica erano finiti in un campo profughi della Somalia, in condizioni quasi inumane. A partire dal 2003, a piccoli gruppi, sono stati preparati al cambiamento epocale della loro vita con corsi in loco e successivamente portati negli Usa. Dei quasi trecentomilioni totali, i cittadini nati all’estero sono oltre 34 milioni ed in stati come California e Texas le (ex) minoranze (afroamericani, latinoamericani, asiatici) sono ormai maggioranza. E vi sono circa undicimilioni di illegali che si sta tentando di legalizzare. Di conseguenza, gli Usa non possono essere tipicizzati in certi comportamenti e politiche, come si potrebbe fare per i paesi europei, perché, attraverso i filtri del processo politico, gli Usa si muovono come vogliono i cittadini di qualunque etnia o religione siano. Il processo politico è uninominale, si votano gli uomini, per le primarie, per il parlamento o per la presidenza. Alla quale puo’ essere chiamato un esponente della società opulenta come Kennedy o Bush od uno senza un quattrino come Nixon o Clinton che si sono fatti tutto da soli. Nelle ultime elezioni presidenziali ha votato il 64% degli aventi diritto ed i nuovi arrivati sono spesso i piu’ solerti. L’opinione pubblica si forma tramite una variegata quantità e qualità di giornali, televisioni, riunioni locali, associazioni varie, polemiche anche durissime che farebbero impallidire il piu’ spregiudicato politico europeo. Essendo una sintesi della popolazione mondiale, la società statunitense ha i vizi, i meriti e le debolezze dell’umanità, dove vi sono gruppi contrapposti, tensioni, valori, interessi ed ideali diversi, ma è il migliore compromesso possibile per tenere assieme, continuando far progredire il paese, tanta varia umanità. Con istituzioni che reggono saldamente la sfida del tempo e consentono tanta libertà, ma chi sgarra, paga. E nella stragrande maggioranza dei cittadini, anche immigrati recenti per i quali gli Usa sono il sogno di una vita, è latente uno spirito patriottico che esce allo scoperto nei momenti del bisogno. Poco dopo l’11 settembre 2003, allo Yankee Stadium di New York, vi fu una manifestazione corale di cordoglio e solidarietà con la partecipazione di cittadini, politici, esponenti di varie associazioni e gruppi. Parlarono anche i rappresentanti delle molte religioni presenti nella città. Tutti espressero i sentimenti del caso nel quadro della loro religione e tutti terminarono dicendo – God bless America – Che dio benedica l’ America. Com’è lontana anche dall’Italia, l’America.
Ettore Falconieri
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