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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 25 Febbraio 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33
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   ...e se la Storia non fosse narrata in "storichese"?

   Nel 1324 l’imperatore del Mali, Kankou Moussa, si recò in pellegrinaggio alla Mecca con una immensa carovana di cammelli, portando con sé grandi quantitativi d’oro che spese a piene mani al punto che fece crollare, sul mercato del Cairo, il prezzo dell’oro che restò basso per alcuni anni.
   L’impero del Mali era all’apogeo della sua potenza. Già vassallo del Ghana, il Mali si era ingrandito anche a spese di questo ed il suo vasto territorio comprendeva zone desertiche, agricole, litoranee e la sua economia prosperava per il commercio carovaniero, l’agricoltura e, soprattutto, le miniere d’oro. Questo episodio è uno dei tanti che rendono affascinante la storia dell’Africa che pochi conoscono, che non viene insegnata.
   Così come non viene insegnata, se non marginalmente, la storia di altri continenti.
   La storia piace poco in Italia, basta entrare in una libreria e fare il paragone con quelle di altri paesi. E dei pochi libri di storia che si stampano e leggono, accanto a quelli di valore, ce ne sono troppi scritti in storichese, ostico al lettore comune, e di storia romanzata non sempre rispettosa della realtà. Fatti e personaggi sono spesso filtrati attraverso ottiche e mode contemporanee che danno una idea deformata di donne, uomini, fatti e situazioni del passato. Deformazione di cui è maestra la televisione che propina telenovelas di vicende e personaggi storici, pieni di errori grossolani, che sono colossali prese per i fondelli dello spettatore che avrebbe il diritto di imparare la storia vera.
   Eppure non sarebbe difficile, per intrattenere ed incuriosire alla storia, fare trasmissioni semplici, con un bravo raccontatore, foto, schizzi, carte geografiche, spezzoni di film. Consigliando alla fine i libri disponibili per approfondire l’argomento. Trasmissioni che attirino l’attenzione, specie dei giovani, partendo da vicende eccezionali o che si discostano dalla routine storica per poi allargare il discorso alle vicende del periodo, del paese, del continente.
   Così, per parlare dell’Africa si potrebbe partire dall’episodio su esposto, per parlare dell’India si potrebbe partire da quell’incredibile personaggio, colto e gran guerriero, che fu Babur. Nipote senza potere del Sultano di Samarcanda, guerreggiando con relativamente pochi seguaci, dopo varie vicissitudini, via Kabul entra in India e, sconfitto Ibrahim Lodi alla battaglia di Panipat nel 1526, diventa il primo Imperatore della dinastia Mogul che governerà buona parte dell’India sino al dominio britannico. E subito dopo la vittoria si impadronisce di un diamante di 704 carati, pari al peso di - 163.000 granelli di papavero, il cui valore avrebbe consentito di sfamare per due giorni e mezzo tutta l’umanità -. Il famoso - Gran Moghul - , poi chiamato - Kohinor - , cioè, montagna di luce.
   E quanto si sa della conquista del nuovo mondo da parte degli spagnoli? A parte gli ultranoti Colombo, Cortez, Pizarro ai quali tutto o quasi andò liscio, si sa poco delle sofferenze e degli eccidi dei conquistati o delle incredibili vicende di altri conquistatori. Come Alvar Nunez Cabeca de Vaca (1490-1556/59). Combatte in Italia, va nel nuovo mondo, come vicecomandante di una spedizione naufraga sulle coste della Florida nel 1528, viene catturato e strapazzato da varie tribu’ nomadi di aborigeni che se lo scambiano tra di loro assieme ad altri prigionieri, finché in una tribù viene riconosciuto come sciamano con poteri straordinari, viene rispettato, ma è divenuto indispensabile alla comunità e non lo lasciano, quindi, andare. Riesce a scappare solo nel 1536. Nel 1537 è in Spagna, nel 1540 riparte a capo di una spedizione per il Sudamerica, ispeziona fiumi, nel 1544 è vittima di una faida tra spagnoli, viene catturato ed inviato in Spagna. Riconosciuto colpevole di qualcosa, viene esiliato in Africa per otto anni, per poi andare giudice a Siviglia dove muore. Non s’è annoiato.
   E che dire dei primi frati viaggiatori come spunto per conoscere meglio la vita, le strane usanze e gli immensi accampamenti dei successori di Gengis Khan in Asia Centrale? Nel 1245 Fra Giovanni da Pian del Carmine, già compagno di S.Francesco e fondatore del francescanesimo in Germania, viene inviato dal papa Innocenzo IV a portare un messaggio al nipote di Gengis Khan. Con sofferenze e rischi drammatici, sta via due anni, uno di meno del domenicano Guglielmo di Rubruck che parte nel 1252. Ambedue raccontano nei loro libri vicende affascinanti.
   Poi seguono fra Giovanni da Monte Corvino ( 1247-1332), primo vescovo di Pechino, che li’ mori’, fra Odorico da Pordenone che gironzola per vari paesi d’oriente tra il 1314 (?) e il 1330, il fiorentino fra Giovanni de’ Marignolli che va e torna dalla Cina ed altri paesi tra il1338 e il 1353 e tanti altri.
   La storia è un libro aperto meraviglioso.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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