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A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>>
Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
21 Gennaio 2006 -
n.
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Il bla bla etico,
gli italiani vorrebbero...
Il cicaleccio, il
bailamme, i diktat, le asinate su stato e chiesa, laici e religiosi, atei e
credenti, si erano appena spenti e le feste natalizie ci avevano portato un
momento di silenzio. Ma ecco che il gallinaio riprende a starnazzare sul
problema etico. Il silenzio, si sa, non si addice a tanti politicanti,
gazzettieri, intellettualoidi che, incapaci di eccellere per il loro impegno o
per la loro opera, strillano, sentenziano, arringano per attirare l’attenzione
su di sé. Tutti hanno ora la medicina, il rimedio, il segreto affinché il paese
diventi migliore ed additano al popolo i malvagi di turno con i quali, peraltro,
fino a poco fa, si scambiavano pacche sulle spalle ed altro sottobanco. Ed
individuano i mali del paese nel modo di intendere la politica di coloro che la
pensano in modo diverso. Già si intravedono all’orizzonte, con argomento
l’etica, tavole rotonde, incontri dibattito, conferenze, giornate di studio, che
sono la grande specialità di troppi farniente, tanto tronfi nell’ascoltarsi
sussiegosi, quanto incapaci di decisioni costruttive.
Ma gli Italiani non capiscono. Perché quanto declamano i guitti del
chiacchericcio è come se venisse detto in – ceremisso – lingua urofinnica,
notoriamente poco conosciuta in Italia, - dalle alternanze consonantiche come
quelle apofonetiche indoeuropee che possono anche essere solo quantitative. -
Puro rumore.
Gli Italiani vogliono fatti.
Vorrebbero che situazioni, vicende e cifre relativi a grandi
gruppi, banche, società, intrecci azionari, non proprio eticamente corretti,
ufficiosamente ancora sconosciuti, ma ben noti agli addetti ai lavori e ad
altri, venissero resi noti.
Vorrebbero che i partiti politici, oltre alle striminzite
informazioni che sono tenuti a dare per legge, rendessero dettagliatamente noti
introiti, spese, debiti e con quale banca, patrimonio immobiliare, stipendi e
rimborsi spese dei maggiori responsabili. Magari avendo il coraggio di far
certificare tali dati da società di revisione.
Vorrebbero che qualche eletto del popolo, parlamentare, consigliere
regionale, provinciale, cittadino, avesse il coraggio di pubblicizzare in
termini molto precisi stipendio, diarie, rimborsi spese, trasporti ed altro a
condizioni di favore, costi di portaborse e quant’altro proveniente dalle tasche
dei contribuenti, cosi’ come altri redditi e proprietà. Che regioni, province,
comuni, uffici statali vari rendessero noti, con esternazioni che possano
raggiungere la grande maggioranza dei cittadini, emolumenti e rimborsi spese di
coloro che occupano posti di responsabilità in enti da loro dipendenti o
collegati, posti di responsabilità spesso affidati a parenti, politici trombati,
compagni di partito e cosi’ via. Solo una regione lo ha fatto. E sarebbe
opportuna analoga esternazione per le consulenze che sono sanguisughe voraci del
sistema.
Sarebbe anche gradito ai cittadini che i giornali di partito
scrivessero in chiare lettere sotto la testata, e tutti i giorni, la cifra
annuale ricevuta dallo stato. Anche comunicando ai lettori gli stipendi del
direttore, dei capi redattori, dei membri del consiglio di amministrazione della
società che possiede la testata ed a chi questa appartiene.
Ed i cittadini non sarebbero alieni dal conoscere i finanziamenti,
spesso di estremo favore, che alcune banche concedono ad alcuni azionisti
privilegiati.
Nonché gli stipendi del presidente, dei consiglieri e di tutti i
direttori della Rai, cosi’ come quello di strapagati giornalisti ed uomini di
spettacolo, non trascurando, nominandoli, i molti che, per un motivo o per
l’altro, non hanno piu’ alcun incarico, ma percepiscono, gioiosamente inattivi,
lauti stipendi, con uffici non male e, talvolta, auto blu. Notizie da dare nei
telegiornali, naturalmente, senza masticare le parole e con dizione chiara e
precisa, magari mostrando tabelle esplicative.
E perché lasciare all’oscuro la comunità tutta del costo del
Quirinale, degli emolumenti del Presidente, nonché delle pensioni che percepisce
? E delle stesse cifre del Segretario Generale e dei massimi dirigenti della
insigne struttura ?
E che passo avanti sarebbe se i partiti smettessero di paracadutare
dall’alto in collegi elettorali persone che non ci hanno mai vissuto e che hanno
solo a cuore la loro elezione e candidassero solo aspiranti parlamentari che in
esso vivono, che conoscono la gente, i suoi problemi come quelli del territorio.
In modo che la gente possa informarsi su di loro meglio di quanto potrebbe fare
per raccomandati venuti da lontano e votare con maggiore conoscenza di causa.
Tenendo poi meglio sotto controllo l’operato dell’eletto. Controllo, politico ed
etico, che è alla base, che è l’essenza stessa della democrazia.
Quanto sopra è una modesta e sintetica esemplificazione, uno
scialbo aperitivo di quanto potrebbe essere fatto al posto delle chiacchiere.
Che certamente farà sorridere di compassione chierici e chierichetti del potere.
Che mattacchioni questi cittadini, penseranno, non sanno che come si spende il
denaro pubblico è cosa nostra. Che i sudditi paghino e tacciano.
Non sanno che in altre democrazie - l’argent du contribuable - , -
the taxpayer money - cioè il denaro dei cittadini è sacro e bisogna rendere
conto di come si spende sino all’ultimo spicciolo.
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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