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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 29 Aprile 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42
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   ... esportare democrazia
 

   S
i chiacchera, si scrive e si strilla molto, anche a vanvera, sul fatto se si debba o no esportare la democrazia in paesi che non l’hanno. E se sì, come. Ma si dimentica spesso di sottolineare che, come per un prodotto qualsiasi che si vuole vendere, è importante far capire non solo come funziona la democrazia, ma anche le conseguenze che comporta ed i vantaggi che dà.
   Nei paesi nei quali vi sono state recentemente le prime elezioni della loro storia, come in Iraq, e dove una società multietnica con religioni affini, ma in contrapposizione tra di loro, è stata sino ad ora tenuta assieme solo da tiranni o da monarchi alleati con caste sacerdotali, bisogna far capire che la stessa società può essere tenuta assieme anche dalla democrazia se tolleranza e rispetto reciproco prevalgono.
   Un piccolo esempio, tra i tanti che si possono fare, che ciò è possibile viene dato agli Iracheni dagli equipaggi di alcune navi della marina americana che pattugliano le coste del Golfo Persico.
   Come ha raccontato recentemente in un articolo apparso sul New York Times, Thomas L. Friedman che è tra i piu’ quotati giornalisti americani contemporanei, premio Pulitzer ed autore dell’attuale bestseller “Tha world is flat “ (Il mondo è piatto), nel quale illustra tante situazioni della globalizzazione, che molti politici, giornalisti e intellettuali nostrani che sull’argomento discettano molto con poca conoscenza di causa, dovrebbero avere l’umiltà di leggere.
   Scrive Friedman che, mentre nella rinata marina irachena gli equipaggi sono tutti uomini e sciti, quella americana è composta da bianchi, neri, latinoamericani, ebrei, cristiani, mussulmani, atei, etc, uomini e donne.
   Un marinaio americano di origine marocchina, che fa l’interprete quando viene fermato un battello qualsiasi per controllare la legalità di carico ed equipaggio, racconta che quando scende nel natante da controllare con il suo drappello multietnico e multireligioso di uomini e donne, viene accolto quasi come un marziano. Non credono ai loro occhi. Non pensano che ciò sia possibile. Se poi a capo del drappello vi è un ufficiale o sottufficiale donna, lo chock è totale. Ma spesso la curiosità prevale, chiedono, si informano e la timida semina del valore della tolleranza e del rispetto reciproco può dare qualche frutto.
   Un ufficiale donna di origine iraniana, che parla il Farsi, entra spesso in contatto radio con navi iraniane per ragioni operative nello stretto di Hormutz. Quando sentono la voce femminile chiedono subito di parlare con un uomo. È’ per loro inconcepibile che ci sia una donna a bordo e sia per di piu’ ufficiale. Ma siccome è quella donna che, militarmente parlando, ha l’incarico di contattarli, sono costretti ad accettare il fatto ed a trattare con lei. Anche qui, forse, un piccolo dubbio viene seminato.
   L’inconcepibile può divenire concepibile se ne vengono illustrate le fondamenta, le motivazioni, i vantaggi a chi è disposto a prendere in considerazione il fatto che vi può essere un modo migliore di organizzare la propria società. E ogni essere umano è disposto a farlo, per istinto, da che mondo e mondo ed a cercare di migliorarsi l’esistenza.
   Con un solo drammatico se. Se non entra in campo la religione che bolla come violazione di leggi sacre, come offesa a dio, taluni cambiamenti nella società. Allora chi vuole la democrazia deve cominciare a parlare di laicità che non intacca le fedi, ma le garantisce tutte. Di laicità che fa sì che gli umani non si scannino per motivi religiosi. Di caste sacerdotali che nascondono dietro guerre sacre la difesa del loro potere e talvolta dei loro interessi (alcuni potenti chierici, specie in Iran, hanno notevoli patrimoni investiti anche in occidente). E la democrazia non può, allora, che avanzare dal basso, se la gente si convince che i suoi valori, anche nel proprio egoistico interesse, sono superiori agli interessi di una oligarchia sacerdotale e che le religioni perdono di contenuto e prestigio se si oppongono a maggiore rispetto e tolleranza verso e tra le creature di dio.
   Per questo la spiegazione dei vantaggi della democrazia deve essere anche una semina spicciola che si irradi tra tutta la popolazione.
   (Chi è interessato all’argomento religioni - democrazia può anche andare alle pagine 26 e 27, cliccando sui rispettivi numeri indicati qui o all'inizio della pagina).

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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