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A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>>
Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
31 Marzo 2006 -
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...ricreazione
futurologica
Archeologi e studiosi di varie branche ci
danno una idea abbastanza precisa del passato, delle civiltà che
ci hanno preceduto e piu’ si scava, piu’ si trova, piu’ si
conosce. Sarà piu’ difficile, invece, per archeologi e studiosi
che tra secoli o millenni cercheranno di capire qualcosa di noi
dopo che meteoriti, disastri atomici, spaventose inondazioni,
innalzamento del livello del mare per l’effetto serra avranno
annientato le nostre civiltà. Si salveranno quattro gatti che,
atterrati sulla cima di un monte con un elicottero in avaria,
ricominceranno tutto da capo, come noi, faticosamente. E le
generazioni successive si attribuiranno origini divine perché
discendenti di donne e uomini venuti dal cielo con un uccello
misterioso, attorno ai cui resti verrà costruito un tempio. E il
manuale di bordo, che solo druidi iniziati potranno
interpretare, sarà il loro libro sacro.
Dopo qualche secolo o millennio, giunti ad un decente livello di
civilizzazione, si incuriosiranno delle civiltà che li hanno
preceduti. Ma sarà arduo.
Noi scaviamo in luoghi circoscritti dove era centrata una civiltà,
una città stato, luoghi che contengono tutto quanto,
costruzioni, suppellettili, alfabeti, eccetera, che riguardavano
quella civiltà, essendo anche le suppellettili movimentate dal
commercio rintracciabili in aree non molto lontane. Le tracce, i
reperti della nostra civiltà, invece, anche grazie alla
globalizzazione, sono e saranno sparsi per tutto il mondo e
quanto non distrutto verrà ancora di piu’ rimescolato e sparso
da cataclismi, onde d’urto atomiche, spostamenti d’aria di
meteore, tsunami.
E chi cercherà di sapere qualcosa di noi farà una grande
confusione.
Per quanto riguarda l’Italia uno scenario non impossibile delle
ricerche archeologiche future potrebbe essere il seguente.
Gli archeologi avranno colto qua e là qualche indizio. Della lingua
che, intuendone certe sfumature quasi musicali, faranno derivare
dal Grieg (greco) lingua parlata nell’estremo nord dell’Europa.
Dei primi abitatori del nord Italia, i Villanoviani il cui nome
indicava l’abitudine di distruggere e ricostruire villaggi in
continuazione. Di invasioni da oltre Atlantico dei Pellerossa
che, quando in guerra, si toglievano le penne e mettevano in
testa un copricapo d’acciaio. Di etnie chiamate indoeuropee, da
indoor (espressione usata appunto dai Pellerossa che
influenzeranno in vario modo il linguaggio locale) e Europa,
cioè che stanno a casa in Europa. Di una presunta religione o
filosofia chiamata comunismo e di tanti altri piccoli fatti e
reperti. Ma avranno difficoltà a coordinare quanto scoperto in
un contesto logico e temporale .
Finché, scavando per caso dalle parti delle Alpi occidentali, non
troveranno un cartello metallico, corroso ed attorcigliato, sul
quale i loro esperti, dopo lunghi studi, leggeranno,
comprendendone il significato, Comune di Villanova d’Asti. Sarà
la loro stele di Rosetta.
Non tarderanno a capire che la stirpe regnante si chiamava Comune,
da cui comunisti i loro cittadini. Che Villanova era stata la
capitale dei Villanoviani in seguito conquistata dai Comune
guidati da un famoso Marx. Pareri diversi, invece, sul
significato di Asti. Alcuni studiosi riterranno che la capitale
era su aste, cioè palafitte, mentre altri, trattandosi di stirpe
guerriera, riterranno che asti derivava da asta da guerra,
giavellotto o simile. Certamente era una città stato importante,
se non la capitale di un impero che occupava un buon pezzo della
penisola. Approfondendo gli studi arriveranno alla ragionevole
certezza che i Comunisti Villanoviani erano feroci guerrieri che
suscitavano paura ad alcuni, simpatia ad altri, cosa che deve
aver insanguinato la penisola per lungo tempo. Da alcune
annotazioni, miracolosamente salvate, dedurranno anche che i
soldati comunisti si mettevano in marcia, in onore del
fondatore, all’ordine – avanti Marx -. Mentre i loro piu’
acerrimi nemici, i Rom, originari delle steppe asiatiche, ma
stanziatisi a sud dei Comunisti Villanoviani, combattevano
brandendo come insegna un biancofiore ( indubbiamente velenoso )
ed ebbero tra i loro piu’ famosi condottieri un Goffredo di
Bugliolo (perché usava portare un singolare elmo metallico ),
che si definiva crociano per rispetto del suo aio Benedetto
Croce che lo aveva istruito. I rom, appena giunti dalle loro
steppe, avrebbero conquistato l’Italia del sud, creando un regno
chiamato delle due Sicilie. Il fatto che di Sicilia, ai futuri
archeologi, ne risultasse una sola li porterà alla conclusione
che una delle due fu sbriciolata in mare da potenti eventi
sismici, probabilmente nel mesozoico superiore. I Rom avevano
chiamato la loro capitale, sita in centro Italia, Kaputt Mundi.
Presi dall’entusiasmo, scaveranno tutto intorno al luogo dove
avranno trovato il cartello rivelatore e troveranno altre
scritte che, seppur con difficoltà, riusciranno ad interpretare.
Scritte come autofficina e autogrill . Appigliandosi alle poche
nozioni linguistiche in loro possesso, non tarderanno a capire
che l’autofficina era un luogo di culto in cui si celebrava
l’officio religioso (da – office - dei Pellerossa ), ma da soli
(dal Grieg – autos). Concluderanno che veniva praticata una
religione individualista senza sacerdoti. Cosa che sembra non
piacesse ai nemici Rom che abbondavano di sciamani, da qui,
forse, uno dei motivi delle rivalità. Ma era religione crudele
che comportava anche autosacrifici umani di credenti che
cercavano probabilmente l’estrema catarsi con la sofferenza del
fuoco. Infatti si grigliavano da soli in templi chiamati
autogrill .
Concluderanno che, tutto sommato, quegli aborigeni italici erano
dei barbari selvaggi.
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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