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Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
12 Settembre 2006 -
n.
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Sogno in montagna
La salita al Col de la
Seigne, 2514m , inizia poco dopo Les Chapieux in Tarentasia.
Sta albeggiando e il camminatore solitario si appresta a
qualche ora di salita, pregustando i piaceri della montagna, i
profumi dei pascoli, i silenzi.
I silenzi ? Basta una mezzoretta per disilludersi.
Prolifici, petulanti, ovunque infiltrati e sempre deleteri,
non contenti di disturbare, danneggiare, complicare il naturale
decorso della vita, delle relazioni sociali, delle amicizie,
degli affari, facendo e dicendo asinate a ripetizione laggiu’
nella piana, ora sono arrivati anche in alta montagna.
Non c’è piu’ religione. Mandrie di somari pasturavano negli
alpeggi ed invece del pastoso e caldo muggir di vacche e del
sommesso suonar di campanacci, tocca subire raffiche di ragli
rumorosi, sgradevolissimi, cacofonici. Trionfanti per aver
rubato altro spazio alla gente normale, zampettavano, brucavano,
cacavano e ragliavano, garruli e festosi.
Ci vuole piu’ di un’ora di salita per non sentirli piu’ e
riprendere la serenità della marcia che prosegue verso l’alto,
nel riconquistato silenzio che dischiude pensieri reconditi e
conforta la fantasia.
E’ quasi in vetta.
Il Col de la Seigne è aperto e tondeggiante, non stretto e
spigoloso di rocce e pietraie sulle quali incombono picchi piu’
alti, come altri colli. E via, via che ci si avvicina si apre il
panorama di quanto sta dall’altra parte come un affresco
arrotolato che si srotoli gradatamnete dall’alto verso il basso,
dal cielo alla terra. E quella mattina si srotola un affresco,
da mozzare il respiro, della Val Veny, di Entreves e, là fondo,
del Col Ferret che è raro poter vedere cosi’ nitidamente da
tanto lontano. Mentre sulla sinistra troneggia il gruppo del
Monte Bianco. L’aria limpida e tersa ed il sole del mattino
delimitano con precisione rilievi e profili di valli, picchi,
strapiombi, foreste, ghiacciai, mettendone in evidenza i colori,
verde, bianco, grigio, marrone, altri, con sfumature e tonalità
che danno un rilievo inusuale alle forme. Sotto un cielo
azzurro.
Stanchezza e pensieri si dissolvono d’un colpo. L’uomo non esiste
piu’, c’è solo il suo sguardo che coglie e la sua mente che
subisce attonita. Non c’è piu’ nulla da fare, da dire, solo star
zitti, immobili e guardare. Di fronte c’è una realtà che non è
piu’ tale, è emozione allo stato cristallino, magia, sogno,
poesia, musica. Musica! Musica ? Quassu’?
Sulla destra del colle, in un piccolo avallamento, una giovane
donna, tutta vestita di nero, accenna su un violino le ultime
note della Passione secondo San Matteo di Bach. Bizzarro,
incredibile. Sarà partita dal basso ancora di notte, oppure non
esiste ed è solo un miraggio ? E la musica ? Una sublime
sensazione creata dalla mente e dall’affresco li’ davanti ?
Non è un miraggio. Conclude il suo brano indifferente al nuovo
venuto, poi, con l’archetto in una mano ed il violino
nell’altra, s’avvicina. Con un gesto del braccio percorre con
l’archetto quanto si spiega dinnanzi ai loro occhi e domanda:
“ Crede che stiamo sognando ?
“ Sarebbe capace di descrivere a quelli delle pianure quanto stiamo
vedendo ?
“ Impossibile, sovrumano.
“ Si’, allora stiamo proprio sognando.
I passi del ritorno saranno soffici e delicati come quelli di
coloro che hanno il privilegio di poter camminare sulle nuvole.
Ettore Falconieri
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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