|
A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>>
Chierici, Chierichetti
e Tabù
>
di
Ettore Falconieri
<<<AGGIUNGI
AL CARRELLOAcquista
il libro in
SeBook o in
Ex Libris se ami ancora pensare... Se clicchi sulla copertina leggi le prime pagine
Ginevra,
18 Luglio 2006 -
n.
1 -
2 -
3 -
4 -
5 -
6 -
7 -
8 -
9 -
10 -
11 -
12 -
13 -
14 -
15
-
16 -
17 -
18 -
19 -
20 -
21-
22-
23 -
24 -
25 -
26 -
27 -
28 -
29 -
30 -
31 -
32 -
33 -
34 -
35 -
36 -
37 -
38 -
39 -
40 -
41 -
42 -
43 -
44 -
45 -
46 -
47 -
48 -
49 -
50 Un
assaggio di qualche pagina di tutti i SeBook?
Clicca qui >>>
Il professor
Zagrebelsky, la Costituzione, la Repubblica e la Democrazia...
Nel
corso della cerimonia per il cinquantenario della Corte
Costituzionale che ricorreva quest’anno, il Prof. Zagrebelsky ha
fatto un approfondito e dotto intervento sui ruoli e sui modi di
operare e di decidere delle Corti Costituzionali con molte
interessanti citazioni di giuristi ed altri. Offrendo anche un
panorama completo delle interpretazioni che l’attività delle
Corti può motivare e delle relative conseguenze.
L’intervento è interessante anche per il cittadino qualsiasi con
qualche infarinatura giuridica, cittadino che potrebbe fare,
tuttavia, qualche commento critico perché alcuni passaggi
dell’intervento danno l’impressione di una interpretazione
statica ed ingessata del ruolo delle Corti, che non si addice a
società in continuo movimento quali sono le democrazie.
Una citazione come spunto per una rispettosa e garbata polemica:
“La giustizia costituzionale è una funzione della repubblica non
della democrazia. Le corti possono sembrare ospiti sgraditi in
casa d’altri, la democrazia: ma sono padroni in casa propria, la
repubblica. Ma la casa è una sola, la repubblica democratica…”.
Premesso che stati perfettamente democratici sono anche alcune
monarchie che continuano ad essere tali per volere dei cittadini
e che parlare solo di repubbliche è improprio, le Corti, come
ogni altra istituzione dello stato democratico, sono al servizio
della democrazia stessa e non possono avere un ruolo ad essa
contrapposto. E pare anche improprio considerare democrazia e
repubblica (monarchia) due entità separate, seppure sotto uno
stesso tetto, poiché la democrazia è l’organizzazione dello
stato come espresso dalla volontà del popolo sovrano e
repubblica (monarchia) ne è l’espressione organizzativa.
Su questo tema si può ragionare con semplicità ed ingenua
razionalità come ho fatto anche per argomenti più complessi nel
mio libro “I chierici siamo noi”.
Sintetizzando avvenimenti e travagli storici diversi, avvenuti
nel tempo, si può dire che le democrazie hanno voluto come
piedestallo dello stato la Costituzione, punto di riferimento
certo del loro essere, garanzia per i cittadini del rispetto di
certi principi e valori e, quindi, testo imprescindibile di
riferimento di ogni legge.
Essendo la Costituzione, per motivi pratici, un documento di
sintesi, si è ravvisata la possibilità che la complessità e la
molteplicità delle deliberazioni legislative, anche a seguito di
travagli e compromessi parlamentari tra idee e convinzioni
contrapposte, potessero portare a compimento leggi non
completamente rispettose del dettame costituzionale, si presume,
nella stragrande maggioranza dei casi, in buona fede. Pertanto
si è ravvisata la necessità di un ente elettivo, composto da
personalità di indubbia competenza e serenità di giudizio, atto
a verificare il rispetto della Costituzione da parte di ogni
deliberazione parlamentare. La Corte Costituzionale appunto.
Da quanto precede deriva che le delibere della Corte dovrebbero
essere, nei limiti delle umane debolezze, totalmente oggettive,
scevre da ogni sfumatura politica, libere da pregiudizi laici e
religiosi. Non è sempre così in alcuni paesi, Italia compresa,
ma il principio della indifferenza ad ogni considerazione che
non sia meramente oggettiva relativamente al testo ed allo
spirito della Costituzione va difeso e, per quanto possibile,
rispettato. Altrimenti le Corti perdono il prestigio e l’utilità
di essere supremi organi di garanzia.
Alcune costituzioni, come quella italiana, sono relativamente
recenti, altre, come quella statunitense, risalgono a secoli fa.
Come ogni opera umana, tuttavia, anche le Costituzioni, recenti
od annose che siano, invecchiano e, fatti salvi alcuni principi
e valori fondamentali che fanno parte delle nostre civiltà
occidentali, sono figlie del loro tempo. Quasi tutte risentono,
oggi, chi più chi meno, dei cambiati contesti morali,
economici, sociali. Pertanto sono le Costituzioni che dovrebbero
essere soggette a prudenti, ponderati, meditati aggiornamenti e
non devono essere le Corti Costituzionali a dover surrogare
all’usura del tempo. Altrimenti escono dal loro ruolo di
garanzia e diventano organi politici.
Quindi, il problema non è tanto del come le Corti Costituzionali
debbano operare ed interpretare, quanto di aggiornare
periodicamente le Costituzioni.
Come? Questa è la difficoltà, perché, se è vero che una legge
suprema, in quanto tale, non può essere modificata ad ogni
stormir di fronde è altrettanto vero che, variando la società in
tutte le sue manifestazioni materiali e spirituali, anche la
legge suprema deve aggiornarsi.
Questa constatazione potrebbe suscitare un interessante dibattito
tra giuristi di alta caratura e politici intellettualmente
onesti. Prendendo spunto, per esempio, dalla seguente ipotesi.
La Costituzione potrebbe avere una parte fissa per quanto attiene
ai valori fondamentali che fanno parte della tradizione e delle
convinzioni della stragrande maggioranza dei cittadini ed una
parte riconsiderabile ogni tot anni per quanto attiene alle
disposizioni più concrete che riguardano l’organizzazione e la
vita di uno stato.
Gli strumenti per organizzare le democrazie sono obsoleti perché
concepiti tanto tempo fa. Una rinfrescata serena, al di sopra
delle contrapposizioni politiche, sarebbe salutare.
Ettore Falconieri Hai Qualche Commento da Fare? Inseriscilo tu stesso in
The Web Park Speaker's Corner
>>
Vuoi contattare Ettore Falconieri?
Clicca qui>>
Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
|
|
|
Di questa rubrica settimanale è assolutamente vietata la riproduzione senza una autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione sarà perseguita legalmente
|