Europa imbelle?
Dopo l’attentato alle Torri Gemelle si sono alzate voce autorevoli, soprattutto nel mondo anglosassone, per mettere in guardia i governi affinchè, sulla spinta emotiva della tragedia, non venissero prese misure difensive che mettessero in pericolo o limitassero i diritti e le libertà dei cittadini. E qualcuno ha ricodato quanto disse uno dei padri fondatori della democrazia statunitense, Benjamin Franklin: se cederemo la nostra libertà in cambio della sicurezza non avremo nè l’una nè l’altra.
Quanto si temeva era che i cittadini, anche a loro insaputa, venissero sottoposti a controlli, ad ascolti, a limitazioni delle loro libertà e dei loro diritti. Cosa che, comunque, è in parte avvenuta in alcuni paesi, ma in termini tollerabili anche se il dibattito sull’argomento è molto acceso.
Ma il dibattito è molto acceso anche su come comportarsi con i terroristi. Vi è il consenso sul fatto che i terroristi catturati, che hanno commesso o progettavano di commettere attentati in uno stato debbano essere sottoposti alle leggi di quello stato, anche se stranieri. Ma non vi è consenso, anche sulla base di argomentazioni giuridiche, su come comportarsi con i terroristi o presunti tali che operano in giro per il mondo o su quelli catturati quà e là, come quelli di Guantanamo, ma che non hanno commesso attentati nel paese in cui sono stati catturati o sono detenuti.
Su quest’ultima situazione vi è tanta ipocrisia e si preferisce non portare il discorso alle sue logiche conseguenze. L’argomento è tabù. Ma lo si può affrontare come esercizio retorico.
Con i terroristi che, per loro stessa ammissione, sono in guerra con l’occidente bisognerebbe comportarsi come ci si comporta in guerra, cioè sparando.
E la legge di guerra così come è, più o meno, definita dai vari codici militari, dice che il nemico non in divisa che si cela nell’anonimato ed opera dietro le linee, se catturato, va fucilato. Gli eroi della marina italiana, che durante l’ultima guerra con i famosi mezzi subacquei, soprannominati -maiali-, affondarono, tra l’altro, quattro navi inglesi nel porto di Alessandria, avevano sotto la tuta da sub un pezzo di divisa con mostrine e gradi. Ed è per questo, per esempio, che la medaglia d’oro Durand de La Penne assieme ad Emilio Bianchi, emersi in supericie e catturati dopo aver predisposto l’esplosivo sotto la corazzata Valiant, ebbero salva la vita.
Se è vero che gli Stati Uniti paiono molto determinati a combattere il terrorismo e che almeno tre servizi segreti di paesi democratici, in determinate condizioni, non esitano ad inviare al loro dio terroristi che hanno individuato, è ben vero che una buona parte dell’opinione pubblica, prevalentemente europea, vorrebbe che i terroristi venissero trattati come criminali comuni, con alcuni che concederebbero loro addirittura il beneficio di una lotta per ideali anche religiosi.
Ma non si può pretendere di potersi difendere con il diritto da chi vuole sopprimere te, distruggere i tuoi valori e sconvolgere la tua società. E’ come difendersi con un temperino da chi ti aggredisce alle spalle con la spada.
Si spera di no, ma, forse, tra un secolo, la situazione sarà tale che gli storici parleranno di suicidio per viltà dell’Europa.
Dall’ultima guerra mondiale tanto è cambiato, è arrivata la mondializzazione, l’opinione pubblica conta molto più di allora, i valori delle democrazie si sono allargati ad altri paesi, il rispetto per la vita è la bandiera dei più. Ed iniziative di stampo bellico prese da un paese creano subito una reazione di una parte di media e di cittadini, in buona fede e no, nonchè di governi di altri paesi. Reazioni spesso magnificate dalla tribuna dell’Onu.
Ma non è peregrino sottolineare con che determinatezza e spregiudicatezza si sono mossi i vincitori della seconda guerra mondiale decisi senza esitazioni a vincere e ad affermare i propri valori contro le dittature, malgrado il conseguente ed inevitabile sacrificio di vittime innocenti.
Ma l’Europa non si sente ancora minacciata dal terrorismo al punto da essere pronta ad eliminarlo con ogni mezzo. E comportamenti bellici, anche solo
difensivi, che decenni fa sarebbero parsi ovvi e necessari sono considerati
improponibili, sconvenienti, immorali. E questo potrebbe portare gradatamente
ad una rassegnazione imbelle qualora la stessa sopravvivenza delle democrazie
europee fosse messa in pericolo e prevalesse negli Stati Uniti una nuova politica di regressione verso il proprio continente privando l’Europa dell’appoggio militare nonchè dell’ombrello atomico e satellitare.
La storia è più veloce dell’immaginazione degli uomini.
Dopo la caduta del muro di Berlino, Francis Fukuyama divenne famoso con il
suo saggio - The end of history- (La fine della storia) nel quale ribadiva la teoria hegeliana secondo la quale l’avvento delle democrazie, che pareva ormai inevitabile, avrebbe messo la parola fine ai conflitti.
Altro che fine della storia! Nessuno avrebbe potuto prevedere terrorismi, guerre e tragedie varie avvenuti in così pochi anni da allora.
E’ più che mai di attualità quanto disse a suo tempo il primo ministro britannico Disraeli: le nazioni non hanno nè amici, nè nemici permanenti, solo i loro interessi sono permanenti.
Ed è conferma di un certo atteggiamento imbelle quello che sta succedendo con la pirateria marittima somala che costa cifre colossali ad armatori grandi e piccoli per riscattare navi, natanti vari ed equipaggi e costa molto anche ai paesi che hanno inviato navi da guerra per pattugliare la zona. Pattugliamento che non è riuscito ad estirpare il fenomeno.
Ma si sa benissimo da dove vengono e dove vivono i pirati, quali sono i loro capi, i canali attraverso i quali arrivano i riscatti, dove e come spendono i loro molti soldi.
Ed anche se alcuni pirati catturati sono ora già imprigionati e giudicati od in via di giudizio in alcuni paesi, vi sono non pochi che ritengono non vi sia la consistenza giuridica per farli giudicare da un paese che non sia il proprio.
Non vi è dubbio che i vertici politici e militari di qualche decennio fa avrebbero mandato da tempo forze militari per spazzarli via.
Ettore Falconieri
efalconieri@bluewin.ch
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