Cercasi un Mandela
Nelson Mandela passò quasi tre decenni della sua vita in carcere e, poco dopo essere stato scarcerato, divenne presidente del Sudafrica nel 1991 lasciando un segno indelebile nella storia del suo paese, non solo per aver contribuito a superare l’apartheid, ma per aver rilanciato la democrazia e creato consensi su temi di rilevanza ed interesse nazionale, guadagnandosi il rispetto delle comunità internazionali. E ciò malgrado lo scetticismo iniziale di molti che ritenevano impossibile quello che invece ha in seguito realizzato.
Chissà se in qualche carcere italiano c’è un potenziale Mandela che possa sollevare l’Italia dal pantano in cui si trova.
Non importa i crimini che sconta tra le sbarre, anche Mandela era stato condannato per reati, secondo l’ottica dei tempi, gravissimi. L’importante è che, come l’ex presidente sudafricano, abbia le capacità di creare consenso nella maggioranza dei cittadini su valori ed iniziative che ridiano al paese prestigio ed una decente classe politica.
Quello che i cittadini si aspettano è sotto gli occhi di tutti. Meno corruzione, politici, meno pagati che dialoghino con gli elettori e non tra di loro nelle stanze dei bottoni. Più ideali ed impegno al servizio dei cittadini. Richiamo a valori comuni o, se si vuole, ad interessi comuni che rendono necessari consensi per veloci soluzioni alle tante cose che non vanno, dalla giustizia al funzionamento del parlamento, dal sistema fiscale alle ferrovie, dalla corruzione strisciante all'economia nera e così via.
Essendo gli Italiani ormai impotenti a cambiare le cose, anche considerando che è stato loro tolto il voto di preferenza, ben venga il galeotto se capace di risolvere la situazione.
Poiché non pochi politicanti hanno spesso comportamenti atti a farli finire tra le sbarre, non ci si deve scandalizzare se chi è tra le sbarre accoglierebbe con favore l’idea di fare il politicante. Secondo la logica autoreferenziale di ritorno si creerebbe, tra carcerati e politicanti, una evidente convergenza dei ruoli che va sfruttata nell’interesse del paese, con una osmosi costruttiva ed innovativa allo stesso tempo.
Allora si potrebbe lanciare un concorso tra tutti i carcerati. E siccome le prigioni straboccano, il concorso si avvantagerebbe di una vastissima gamma di personalità, caratteri, vizi e virtù e si avrebbe un’ ottima probabilità di trovare il nostro Mandela salvatore della patria.
Esclusa la possibilità di trovare consenso e collaborazione a livello politico, il concorso potrebbe essere organizzato da una delle tante Ong che si adoperano in vari paesi per instillare i principi ed i valori della democrazia, eventualmente sotto l’alto patrocinio dell’Onu. E consisterebbe in questionari, colloqui personalizzati, test sulle capacità di comiziare, di ispirare simpatia, comprensione dei problemi del paese e così via. Per arrivare alla scelta finale in tempi ragionevoli e presentare il Mandela nostrano, con gran clamore, ai cittadini.
Dato che gli Italiani sono arcistufi dell’andazzo attuale, non c’è dubbio che accoglierebbero il prescelto con giubilo e gaudio, pronti a votarlo con entusiasmo.
E il paese sarà salvo.
E se la scelta, come può succedere per tutte le decisioni umane, sarà errata e il Mandela nostrano si rivelerà uno che ha saputo brillantemente mentire rivelandosi subito, da galeotto doc, un accaparratore di poltrone e di doni sottobanco per sé, famigli e clientele, con tanti altri deprecabili comportamenti che gli Italiani ben conoscono, scordandosi subito dell’interesse dei cittadini?
Beh, poco male, ce ne sono tanti che uno di più non peggiora la situazione.
Ettore Falconieri
efalconieri@bluewin.ch
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