Inno al Silenzio
Non succede in nessuna altra democrazia occidentale che politici, politicanti ed affini parlino in così tante manifestazioni e così spesso.
Quasi ogni giorno siamo informati che il taluno o il talaltro ha partecipato ad una conferenza, ad una inaugurazione, ad una premiazione, ad un anniversario, ad una ricorrenza, al festival di un partito, all’assemblea di enti vari, ad un convegno, al taglio di un nastro, alla festa di un'arma, ad un dibattito od ha effettuato una visita a qualcuno od a qualcosa, naturalmente, facendo un discorso.
Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, ministri, sottosegretari, politici vari sono troppo spesso in giro a chiaccherare.
Sceneggiatura e scenografia sono sempre, più o meno, le stesse.
Il palco, spesso costosamente infiorato, con l’illustre oratore affiancato da organizzatori o sponsor dell’evento. Platea con nelle prime file notabili locali e nazionali, più indietro i semi peones, talvolta comandati, talvolta invitati, assieme a coloro che si sono sentiti in dovere di partecipare perché non potevano non farsi vedere e scambiare una stretta di mano, un cenno di saluto od un sommesso inchino con il o le personalità.
Tutti personaggi che, se sono nelle prime file, mostrano di condividere le affermazioni dell’illustre oratore con cenni del capo di ipocrito assenso od esibendo una sofferta concentrazione ad occhi chiusi che, non di rado, consente un delizioso pisolino interrotto dagli scroscianti applausi finali cui partecipano entusiasti, dopo un sommesso sobbalzo sulla poltrona e con qualche attimo di ritardo.
Personaggi che, se sono nelle file successive, pisolini a parte, si dedicano spesso ad altre attività come la lettura furtiva di documenti o giornali, non essendo neppure esclusa la settimana enigmistica, ottima consolazione per la noia degli eloqui che si sono sentiti obbligati di venire ad ascoltare.
E buona parte dei presenti sono politici, funzionari dello stato e di enti locali, esponenti dell’esercito e delle forze dell’ordine che trascurano, per essere presenti, il loro lavoro.
Né manca il cardinale, il vescovo od un meno importante monsignore.
Fuori, davanti all’edificio dove si svolge l’autorevole cerimonia, limousines corazzate, statali, militari e diplomatiche, ostruiscono la strada assieme a crocchi di autisti, guardaspalle e tirapiedi, mentre i sudditi coinvolti nell’ingorgo esprimono, nell’intimo o ad alta voce, un drammatico interrogativo: ma non avete altre cose più serie da fare ? Non siete pagati per agire più che per chiaccherare?
Dalle cronache quotidiane apprendiamo che, talvolta, qualche augusto personaggio ha partecipato, in una settimana, a due, tre, quattro manifestazioni del genere in posti lontani centinaia di chilometri uno dall’altro. Sommando i tempi delle cerimonie e delle trasferte si arriva ad un esorbitante numero di ore impiegate in tali esercizi dialettici e sottratte ai loro compiti.
Se è vero che un politico ha bisogno di comunicare è anche vero che deve anche lavorare per i cittadini. Tanto più che quanto dice in quelle manifestazioni solo marginalmente e solo talvolta riguarda comuni interessi, il più delle volte è narcisimo esibizionistico di molti che potrebbero dire le stesse cose stando a casa loro, cioè nelle sedi istituzionali.
Ma tante ginnastiche oratorie hanno anche un costo esorbitante.
Le trasferte dei politici, dal Capo dello Stato in giù, costano decine se non centinaia di migliaia di Euro a botta, tra aerei di stato, elicotteri, autoblu nonchè gorilla, famigli e portaborse al seguito. Oltre alla movimentazione sul posto di forze dell’ordine e vigili per proteggere, scortare cortei, bloccare il traffico, isolare il posto dell’augusto convegno e magari controllare manifestanti.
A fine anno un miliardo di Euro non basta.
Poiché non coinvolge, non riguarda, non tocca la stragrande maggioranza dei cittadini tanta logorrea oratoria è in gran parte un costo inutile.
Invece di perdere tempo ad ipotizzare un nuovo inno nazionale ( per dirne una, tra le tante ipotesi inutili con le quali si baloccano), si dovrebbe pensare a comporre un inno al silenzio, cantabile da afoni, a bocca chiusa, con tappi alle orecchie.
Che i politici troppo loquaci dovrebbero canticchiare ogni mattino davanti allo specchio, sull’attenti.
Ettore Falconieri
efalconieri@bluewin.ch
Inserisci i tuoi commenti su - The Web Park Speaker's Corner in Google Gruppi
- The eCulture World by Simonelli Editore su facebook
- Libri, eBook, ExLibris & Dintorni su Blogger
|
|