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Giochi di parole
a cavallo
Samizdat significa in russo - scritto in proprio - e così venivano chiamati gli scritti clandestini ed illegali che uscivano dalla cortina di ferro. In un samizdat degli anni cinquanta, tale Firgof affermava che a scienziati russi stava riuscendo la retrocessione biologica, cioè il ritorno a stati biologici anteriori e primitivi, del cavallo (equus caballus) per ritrasformarlo in “tarpan (equus ferus ferus) “ , animale che si ritiene l’antenato di tutti i cavalli. Era una bufala. Il tarpan è estinto, vi sono solo alcuni esemplari, simili ma non uguali al tarpan, risultato di accoppiamenti studiati a tavolino da allevatori non russi.
Ma l’interessante non è tanto il mancato ritorno del tarpan, quanto l’ipotesi di come si sarebbero sviluppate le civiltà se il tarpan, anziché riprodursi in gran numero dilagando in tutte le steppe euroasiatiche, fosse restato un animale stanziale, come tanti altri, in qualche zona ristretta dell’Asia centrale.
Il cavallo è stato una componente essenziale dell’economia, della civiltà, delle conquiste, anche del progresso di molti popoli ed è pensabile che le civiltà mediorientali e mediterranee, dagli Assisiri e Babilonesi in poi, in mancanza del cavallo avrebbero trovato il modo di sfruttare altro animale disponibile nei paraggi e capace di prestazioni simili.
Escluso l’asino poiché è noto che nessuna civiltà può progredire con l’aiuto dei somari, la scelta non sarebbe potuta cadere che sul cammello (Camelus bactrianus) che, assieme al cugino dromedario (Camelus dromedarius), sarebbe stato via via addomesticato a fare molte più cose di quanto non ne faccia attualmente.
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E molto sarebbe cambiato, dai trasporti ai lavori da soma, dal modo di guerreggiare a quello di viaggiare. Carrozze e carri sarebbero stati più voluminosi data la maggior stazza dell’animale trainante e sarebbe stato più arduo andare in groppa all’animale perché sul cammello si può salire, se non si accuccia lui, solo con una scaletta, a meno di non essere campioni di salto in alto.
La caduta dal cammello sarebbe divenuta più rovinosa di quella da cavallo e l’antico detto “ uomo a cavallo, sepoltura aperta” , modificato “ a cammello” sarebbe divenuta meno iettatoria e più realistica.
E le armi dei cammellieri, spade e lance, sarebbero state più lunghe per poter colpire da maggiore altezza.
Sarebbe cambiato anche il modo di parlare e di giudicare chi non andava a piedi.
Dell’andare in groppa ad un animale si sarebbe detto, non più cavalcare, ma cammellare e se qualche raffinato si fosse fatto venire da lontano un tarpan si sarebbe detto che cammellava un cavallo al posto dell’attuale cavalcava un cammello.
I cammellieri non sarebbero stati dei rozzi e puzzolenti figuri che imprecano spesso contro questo o quello, ma persone che, andando a cammello, erano di casta superiore e raffinati corteggiatori di dame e damigelle.
“Con chi esci stasera, chi è il tuo cammelliere?” si sarebbe chiesto da madri ed altri a giovani fanciulle in cerca di marito.
Ed il cicisbeo sarebbe diventato un cammellier servente.
Alla prova dei pantaloni risultati troppo stretti tra le gambe, l’uomo avrebbe detto al sarto “mi tira il cammello dei pantaloni”, mentre il sovrappasso su strade e ferrovie sarebbe stato chiamato cammellavia al posto di cavalcavia.
Notabili sarebbe stati fieri di essere nominati Cammellieri di Gran Croce o del Lavoro o della Legion d’Onore. E, naturalmente, vari ordini cammellereschi si sarebbero distinti per vicende guerresche ed opere pie, come i Cammellieri di Malta.
Al posto di cognomi quali Cavalli, Cavalieri o Cavallini vi sarebbero stati Cammelli, Cammellieri e Cammellini.
Ed in piazze vi sarebbero stati monumenti a re, condottieri e Garibaldi non più a cavallo, ma a cammello.
Ed anche i cammellieri avrebbero guardato dall’alto, con distacco, se non con commiserazione, l’uomo a piedi.
Ma neppure cammelli e cammellieri avrebbero potuto togliere la dignità all’uomo che cammina, che consuma scarpe o si fa calli o piaghe ai piedi per andare avanti, che combatte umilmente, ma con coraggio, anche se più in basso.
Uomo che cammina, pilastro di progresso con o senza cavalli, con o senza cammelli.
La cavalleria sarà stata anche la “regina delle battaglie”, ma senza la fanteria che avanza ed occupa il territorio nemico, anche se conquistato dalla cavalleria, nessuna guerra sarebbe stata vinta.
Allora evviva il pedone, il marciatore, il fante orgoglioso di se stesso.
I miseri, spesso sfiniti, fanti italiani della prima guerra mondiale, vera carne da cannone mandata al macello oltre le trincee, ma che alla fine hanno vinto la guerra, canticchiavano: - la fanteria è brutta, è bassa di statura,
ma quando va all’assalto il tedesco ha paura -.
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Ettore Falconieri, genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato Il RITORNO DEI LUPI (Lombardi), una novella filosofica e ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti (Archinto).
In I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro (SeBook ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI».