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Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
24 Novembre 2006 -
n.
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C'era
una volta a Milano...
Una veloce ricerca su un
episodio di storia milanese fa scendere dallo scaffale un libro
di Cesare Cantu’, “Milano e il suo territorio“, scritto
all’incirca a metà dell’Ottocento.
Avrebbe dovuto essere una discesa di qualche minuto, ma gli
argomenti in esso trattati sono così tentatori che la sosta
sulla scrivania dura piu’ a lungo.
Crediamo di avere inventato solo recentemente l’assistenza sociale?
La cura dei bambini infelici? Il rispetto per la donna? La
tolleranza per gli errori d’amore?
Sin dal dodicesimo secolo gli ospedali del Brolio e di S.Celso si
occupavano, tra l’altro, anche dei bambini esposti (abbandonati
dalla madre alla nascita) che venivano allattati da nutrici.
“Era pure stabilito che, trascorsi diciotto mesi
dall’allattamento, si consegnassero a nutrici o custodi fuori
dell’ospedale sino all’età di cinque o sei anni; poi si
restituissero all’ospedale di San Celso, se pure esse nutrici
non preferissero tenerli come figlioli… e perché le balie non
mancassero ai loro doveri, si diede l’incarico ad un impiegato
del luogo pio, col titolo di cavalcatore, di recarsi nelle
campagne due volte l’anno (in aprile e ottobre) per accertarsi
se prestavansi con amore al loro caritatevole ufficio, riferendo
al capitolo.“ Nel 1579 vi erano piu’ di settecento esposti
divenuti grandicelli ed allora di stabilì che le ragazze che
avevano oltrepassato i dodici anni“…si dessero a servire in
città, o nel ducato, presso oneste famiglie, le quali si
obbligassero in caso di matrimonio di dar loro una conveniente
dote, stabilita poi in lire 200; ed affinché non ne fossero
frodate, risolse successivamente il capitolo (1644) che i
padroni versassero la somma nel banco di sant’Ambrogio,
intestandola alle figliole, le quali ne avrebbero esatti i
frutti, ed il capitale in caso di matrimonio o di estremo
bisogno …”
Tra sette ed ottocento, ad ogni esposto“..si sospende al collo una
medaglia su cui è inciso il numero e l’anno in cui fu ricevuto,
e si ferma con cordone di seta, in modo che non possa essere
levata. Quando l’esposto esce affidato alle cure di privati,
porta seco quella medaglia al collo, ed un libretto su cui le
indicazioni di suo battesimo e di sua consegna agli allevatori.”
Nell’Imperiale Regia scuola di ostetricia, fondata nel 1767“..
circa ottanta allieve ricevono annualmente l’abilitazione al
libero esercizio della professione di levatrice [...] dopo un
semestre di teorica ed un bimestre di pratica.“ Possono
alloggiare nella scuola come interne od essere esterne.
Nell’istituto vengono accolte partorienti maritate e segrete. Le
maritate possono entrare al nono mese, le segrete in qualsiasi
momento ed andarvi“ velate, mascherate, o rendersi in qualunque
altro modo non conoscibili. E’ in loro facoltà di allontanarsi
dallo stabilimento subito dopo il parto, oppure di rimanervi
qualche tempo, come anche di condurre seco il neonato, o di
lasciarlo nell’ospizio degli esposti [...] non vengono mai
richieste del loro nome, o molto meno di quello del padre del
figlio, e quando venisse fatta qualche domanda sull’esistenza di
una donna nello stabilimento, non ne viene data contezza a
chicchessia. La dimora poi che una donna avrà fatto
nell’istituto non potrà mai riguardarsi per prova legale contro
la medesima. Ciascuna donna però ammessa nello stabilimento, se
spontaneamente non voglia manifestare il proprio nome e cognome,
deve scriverlo sopra un foglio, che viene suggellato, e rimane
presso di lei, colla sola indicazione al di fuori del numero
della camera o del letto che occupa. Nel caso che soccomba,
questo foglio serve per istendere l’attestato della sua morte;
diversamente essa lo riporta seco intatto all’uscire. “
A metà dell’Ottocento in un carcere, chiamato Casa di correzione,
stanno quattrocento detenuti “.. tutti obbligati al lavoro
di filar canape e lana per farne tele, panni, coperte ad uso
delle carceri di tutta la Lombardia [...] del guadagno un terzo
detraevasi a vantaggio del luogo, un terzo pagavasi mensualmente
al condannato manufattore, e l’altro gli si accreditava per
darsegli all’uscita. “
E il famoso Duomo di Milano, orgoglio e vanto dei Milanesi? I primi
lavori erano iniziati secoli prima, ma ci volle Napoleone, (che
umiliazione!), per terminarli e non farli durare ancora a lungo.
“L’8 giugno 1805, Napoleone decreto’ si compisse la facciata,
per cio’ si vendesse il patrimonio della fabbrica, che produsse
un milione e mezzo; egli aggiungerebbe 5 milioni dal fondo di
religione.“
E c’era già tangentopoli. Le Mura Spagnole, piu’ larghe ed estese
delle precedenti, furono decise da Don Ferrante Gonzaga,
Governatore, anche se vi erano molti dubbi sull’utilità che tale
imponente opera potesse servire per difendere “.. città sì
estesa, e posta in pianura. La malignità, che molte volte ha
tutta e sempre un poco di ragione, disse ch’egli chiuse gli
occhi sul prezzo e sul modo onde fu eseguito il lavoro; talché
gli appaltatori per gratitudine gli fabbricarono il palazzino
della Simonetta, famoso per l’eco, dov’egli potesse ristorarsi
dalle cure dello Stato, della giustizia e della guerra. “
Ma erano poche le case scaldate e d’inverno faceva un gran freddo.
A metà dell’ottocento, a gennaio la temperatura media oscillava
tra meno 4 e meno 7 !
Sarebbero stati contenti di avere un poco di effetto serra !
Ettore Falconieri
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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