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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 20 dicembre 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61

     Salottocrazia
  
   C
ome si sa, la democrazia è il migliore compromesso per far convivere gli esseri umani e le loro tante diversità.
   Se nessuna democrazia è perfetta, perché tale non è l’umanità, è pur vero che alcune democrazie sono più imperfette di altre. Come quella italiana, che è la più imperfetta rispetto alle altre democrazie occidentali (neodemocrazie dell’est Europa escluse). Anche se non pare se ne rendano conto notabili della politica e di altre professioni che fanno opinione, ma che purtroppo può facilmente constatare chi abbia un minimo di conoscenza di quanto è avvenuto nella storia recente ed avviene quotidianamente in altri paesi. Dove il giudizio su di noi è spesso poco lusinghiero.
   Ma questo riguarda il passato, perché un’alba radiosa si sta schiudendo per l’italica democrazia. Grazie alla genialità di un commentatore di calibro, il Galli Della Loggia, che, pochi giorni fa, sul Corriere della Sera, ha sentenziato che, per migliorare il paese, la politica deve ascoltare i salotti.
   Fantastico, da far impallidire tutti coloro che, sino ad ora, hanno fatto testo su argomenti democratici e gli ingenui ignoranti che ritenevano, di certo erroneamente, ora lo possiamo dire, che la politica dovesse ascoltare gli elettori.
   E’ evidente la costruttiva rivoluzione copernicana che la buona novella del Galli Della Loggia apporta al mondo politico nostrano ed i grandi vantaggi che essa recherà ai cittadini.
   In effetti, le attuali procedure di espressione ed organizzazione del consenso sono complicate, faraginose, imperfette, con periodiche elezioni che sono defatiganti, e per elettori che devono uscire di casa per recarsi alle urne anche con il cattivo tempo, e per partiti politici e candidati che per attirare l’attenzione dei votanti sono costretti, i meschinelli, a dire cosa vorrebbero fare se eletti, a preparare corposi progranni politici, a indicare le loro priorità. Cose delle quali, come è comprensibile, farebbero volentieri a meno se inique leggi ed obsolete usanze non scritte non li costringessero a farlo.
  
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E’ evidente, invece, che la salottocrazia avrebbe procedure snelle ed una veloce estrinsecazione della volontà dei salottieri interpellati.
   Il Galli Della Loggia non si è ancora espresso sulle modalità esecutive della sua geniale intuizione ed è auspicabile che lo faccia presto poiché, visto l’entusiasmo che ha suscitato, ne è richiesto a furor di popolo.
   Ma è ragionevole pensare che le linee guida del suo pensiero potrebbero essere, più o meno, le seguenti.
   I partiti, che come è noto si ritengono, a ragione, depositari del bene politico assoluto, individuano, diciamo in ogni capoluogo di provincia, alcuni salotti che ritengono capaci di assumersi il gravoso onere ed onore.
   Salotti nei quali i salottieri, non molti (troppi farebbero confusione), verrebbero cooptati dall’alto tra categorie intellettuali che in passato si sono sempre distinte per avere idee alla moda e tutt’altro che immutabili, cosa che è sintomo di costruttivo dinamismo. Categorie intellettuali che, evidentemente, non includerebbero operai e lavoratori dipendenti. Le classi lavoratrici, si sa, nei salotti non sanno comportarsi bene, né sanno esprimersi in modo fumoso ed ambiguo, cosa necessaria in ogni salotto che si rispetti ed in modo particolare in quelli della salottocrazia dove, è evidente, chi vi entra desidererà restarci a lungo e dovrà quindi galleggiare come una piuma su idee vagamente espresse e quindi facilmente modificabili se cambia il vento.
   Periodicamente, diciamo una volta al mese, i salotti dovranno riunirsi su convocazione del governo ed esprimersi a voce su questo e su quello. Il loro parere sarà evidentemente solo consultivo, poiché se venisse reso vincolante per partiti e governo, si ricadrebbe nell’infausta situazione attuale che tanti problemi ha creato e crea.
   In un secondo tempo, collaudatone il funzionamento, i salotti potranno occuparsi anche di problematiche locali venendo interpellati direttamente da sindaci e presidenti di provincia e regione che potranno gradatamente liberarsi dell’ormai inutile fardello dei consiglieri comunali, provinciali e regionali. Sindaci, presidenti di provincia e regioni che, con apposita legge, resteranno in carica a vita, dando così una costruttiva continuità alla loro gestione.
   Sarà più difficile definire il ruolo dei salotti quanto ad elezioni di senatori e deputati, ma non è prematuro affermare che già si potrebbe intravedere una abolizione degli stessi. Cosa che comporterebbe, tra l’altro, dopo il risparmio del costo delle elezioni, un ulteriore risparmio per il bilancio statale, considerato quanto intascano i parlamentari. Risparmio dal quale andrebbe naturalmente dedotto il costo dei salotti, in spese generali e di funzionamento e quello dei salottieri che, considerato l’impegno ed il tempo che dedicano al paese, meriteranno retribuzioni, gettoni di presenza, rimborsi spese e quant’ altro necessario.
   Resterebbe da definire la situazione di partiti e governo. Ma non è escluso che un ulteriore approfondimento del nuovo status politico del paese possa prevedere anche per i membri del governo e le dirigenze partitiche un permanenza a vita. E il capo dello stato ? Seppure ormai inutile, per rispetto nei suoi confronti potrebbe essere nominato presidente ad honorem, anch’esso a vita, della confederazione dei salotti.
   Questo nuovo assetto costituzionale, di innegabile utilità per il paese, meriterebbe, tuttavia, ulteriori approfondite riflessioni, anche in tavole rotonde, incontri dibattito, conferenze, festival partitici, giornate di studio, incontri davanti al caminetto, ritiri per riflessioni programmatiche, tutte manifestazioni altamente costruttive che, seppure, ahimè, rarissime nel paese, sono espressione di concreta e soprattutto intelligente democrazia.
   Autorevoli costituzionalisti di altri paesi sono già in viaggio verso l’Italia per imparare.
   Il nostro prestigio democratico è salvo.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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