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Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
6 dicembre 2006 -
n.
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Una
Svizzera sconosciuta...
Si narra che agli inizi del secolo scorso, in un
incontro diplomatico, il Kaiser Guglielmo II, Imperatore di
Germania, re di Prussia e bellicoso notorio, abbia chiesto al
presidente della Confederazione Elvetica di quanti soldati
avrebbe potuto disporre il suo paese in caso di guerra ed
ottenuta risposta esclamasse : “Noi ne abbiamo il doppio ! Che
farete se decidessimo di attaccarvi “ “Chiederemmo ai
nostri soldati di sparare due colpi, Maestà “ rispose
impassibile lo Svizzero.
Perché i cittadini svizzeri, allora come oggi, tengono a casa il
loro fucile di ordinanza, praticano periodicamente il tiro a
segno obbligatorio e sono tra i migliori tiratori del mondo.
Sin dal Rinascimento, gli Svizzeri, mercenari al servizio altrui,
sono stati a lungo le truppe di élite di chi li ingaggiava. La
guerra per conto terzi è stata una componente economica
essenziale per la sopravvivenza di molte comunità specie
montane, al punto che, il piu’ delle volte, non erano i singoli
ad arruolarsi, ma erano gli organi elettivi di città e villaggi
a sottoscrivere con governi o signorie i contratti di ingaggio
nei quali si definivano, in ogni dettaglio, numero di soldati,
durata del servizio, paga. Paga che se non arrivava, come
succedeva spesso a quei tempi, erano guai per il debitore. Prima
regola di ingaggio: non prendere per i fondelli il soldato
svizzero.
E molti fecero anche brillanti carriere militari in altri eserciti.
Un esempio, piu’ fuori dalla norma di altri, è quello di
Francois Jacques Le Fort, ginevrino, (1656-1699) che in Russia,
al servizio dello zar Pietro il Grande, divenne addirittura il
primo ammiraglio della flotta russa che egli stesso aveva
contribuito a creare. Uno dei piu’ bei palazzi di San
Pietroburgo tuttora esistente, il Lefortovo, era casa sua.
Come si sa, dei mercenari di allora resta la Guardia Svizzera del
papa della quale possono fare parte solo cittadini svizzeri,
cattolici e di integerrima condotta. Cerimoniale ed
abbigliamento di altri secoli a parte, vi sono buoni motivi per
ritenere che sarebbero, se necessario, anche temibili soldati.
Che servono solo il Papa? Qualcuno ritiene che, grazie a loro,
il governo svizzero sia tra i meglio informati sulle segrete
cose dello Stato Città del Vaticano. (Ma è sempre molto ben
informato anche di quanto succede nel resto del mondo ).
Pur ferocemente attaccati alla propria neutralità, gli Svizzeri
sono da tempo tra le nazioni, proporzionalmente alla
popolazione, piu’ armate del mondo, con una significativa
industria degli armamenti ed una risoluta determinazione a
difendersi. Devono anche a questo se durante l’ultima guerra
mondiale rimasero liberi, pur essendo circondati a nord ed est
dalla Germania , ad ovest dalla Francia sottomessa alla Germania
ed a sud dall’Italia che qualche pensierino sull’invasione,
almeno del Canton Ticino, l’aveva fatto.
Quando scoppiarono le ostilità venne dichiarata la mobilitazione
generale, fu nominato un comandante in capo nella persona del
generale, Guisan, nominato tale per l’occasione ( in tempo di
pace bastano i colonnelli ) ed il paese si trasformò in una
temibile fortezza. Quasi tutto venne razionato, enormi scorte di
generi di sussistenza vennero accantonate, ponti in posti
strategici vennero minati, pianure da dove poteva venire un
attacco di carri armati vennero sbarrate con grossi blocchi di
cemento e si potenziarono i fortini scavati dentro le montagne,
vere cittadelle invisibili al nemico, dalle quali sbucavano
cannoni e mitragliatrici, la cui precisione di tiro si riteneva
non inferiore a quella dei fucili dei soldati.
Pensando ad un potenziale pericolo italiano, costruirono uno di
questi forti anche in faccia al versante svizzero del passo del
Gran S.Bernardo, quello di Champex, che ora si può visitare.
Guardando dalle feritoie che dominano una buona parte del
percorso in discesa del passo si comprende cosa avrebbe potuto
costarci un’invasione.
All’inizio, gli aerei tedeschi tentarono qualche volo di assaggio
sui cieli svizzeri, ma vennero abbattuti senza esitazione, cosa
che capito’ in seguito anche ad aerei inglesi ed americani che,
o per errore di rotta o per ignoranza sulla determinazione
svizzera, sorvolavano il paese.
Gli aerei svizzeri decollavano anche da strade dopo essere sbucati,
come oggi, da hangar sotterranei e quello che non potevano fare
gli aerei per difendere il cielo patrio facevano le batterie
contraeree, guarda caso, di costruzione svizzera ed esportate in
tutto il mondo. Le Oerlikon, fabbrica fondata da uno dei
maggiori mercanti d’armi della prima metà del secolo scorso,
Herr Buehrle.
Tedeschi ed Italiani capirono l’antifona. Se avessero attaccato ci
avrebbero lasciato troppe penne. Anche perché il cittadino
soldato avrebbe combattuto, in buona parte, attorno a casa sua,
sulle sue montagne, conoscendo alla perfezione il terreno su cui
muoversi.
E quando, verso la fine della guerra, gli Angloamericani stavano
marciando vittoriosi verso la Germania, lo stato maggiore
svizzero ebbe l’impressione che avrebbero potuto voler
attraversare il paese per attaccarla anche da sud e schiero’
l’esercito ad ovest ai confini con la Francia. Anche gli
Angloamericani abbozzarono.
Poi venne la guerra fredda e si può immaginare come avrebbe reagito
la Svizzera in caso di tentata invasione da parte delle armate
del patto di Varsavia. E fu la prima in Europa a far costruire
nelle case rifugi antiatomici.
Oggi le cose stanno, lentamente e con somma prudenza, evolvendo
anche perché, cambiato il quadro geopolitico mondiale, ci si
chiede se le enormi spese militari ed un esercito di cittadini
sia ancora necessario. E per motivi politici l’industria
militare si è in parte ridimensionata anche perchè può esportare
solo se à autorizzata dalle autorità competenti.
Forse lo spirito, la grinta e tutte le altre doti che fanno un buon
soldato hanno aiutato la Svizzera, piccolo paese composto da ben
quattro gruppi etnici, con scarse risorse naturali, a diventare
un paese molto ricco, a creare multinazionali in vetta alle
classifiche, università, centri di ricerca che sono tra i primi
del mondo. Ed a gestire con buon senso e fermezza, con pochi
traumi, l’integrazione degli stranieri residenti che ammontano a
ben il 21,3 percento della popolazione.
Ed ad attirare, per la neutralità, per l’ordine, per l’efficienza
di tutti i pubblici servizi, organizzazioni internazionali,
società estere, enti vari che portano lavoro e danno prestigio.
Per non parlare del settore bancario: si stima che le banche
svizzere, a casa loro e nei paesi dove sono presenti, gestiscano
circa la metà del risparmio mondiale !
Ettore Falconieri
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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