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Chierici, Chierichetti e Tabù >

di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 22 Luglio 2007 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68 - 69 - 70 - 71 - 72 - 73 - 74 - 75 - 76

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"I Chierici siamo Noi" di Ettore Falconieri

Energie alternative,
politica, ambiente

  La ricerca ed il potenziamento delle energie alternative al petrolio ed al gas sono l’impegno di molti, enti e stati. Ma un maggiore progresso in tale direzione, semplificando, è talvolta frenato da due fattori. I maggiori costi di alcune energie alternative già conosciute e disponibili ed il loro impatto ambientale.
  I maggiori costi.
  Se la componente costo di un qualsiasi prodotto è evidentemente un fattore determinante per il suo utilizzo non è così per le energie alternative, di fatto o teoricamente, disponibili, perché subentrano nel ragionamento elementi geopolitici di lungo periodo. Il costo di gas e petrolio non è solo il prezzo che paga l’economia di un paese, l’impresa, il cittadino consumatore, perché ad esso vanno aggiunti i costi politici, macroeconomici, sociali.
  Sono i soldi del petrolio che finanziano, in buona parte, il terrorismo islamico e la lotta al terrorismo costa cifre da capogiro che non vengono considerate come costi di gas e petrolio.
  Sono i pozzi di gas e petrolio, per buona parte localizzati in paesi non democratici, che consentono ad oligarchie e regimi più o meno tirannici di restare saldamente in sella ed opprimere donne e uomini dei loro paesi. E questo è un costo sociale di dimensioni colossali.
  Sono i pozzi di gas e petrolio che consentono ad alcuni di quei regimi di ricattare le democrazie occidentali in termini politici ed economici. Perché se è ben vero che senza i nostri soldi le loro economie ( ed in molti casi i loro regimi ) crollerebbero, è ben vero che una sommessa e furbesca gestione ricattatoria delle loro forniture può creare grossi problemi ai paesi clienti. Come è successo in passato per certe decisioni dell’Opec e sta succedendo attualmente per alcuni paesi dell’ex impero sovietico che dipendono, energeticamente parlando, dalla Russia. Ed anche l’Europa che si fermerebbe senza gas e petrolio russi deve stare molto attenta.
  
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   Questo è un costo macroeconomico che si riflette sull’economia dei paesi nel medio e lungo periodo. Ed è anche un costo politico perché le democrazie, per non irritare fornitori indispensabili, sono frenate nella loro propensione ad affermare un maggiore rispetto dei diritti umani.
  Quindi, il dire che una determinata energia alternativa ha un costo superiore dell’energia da gas e petrolio è concetto valido solo in un’ottica di breve periodo, limitata ai costi diretti e non a quelli indiretti, economici e sociali.
  Di conseguenza, ogni iniziativa volta a liberarci dalla schiavitù petrolifera non deve essere tarata da considerazioni sui costi, nell’ambito, naturalmente, di valori ragionevoli e tali sono le differenze di costo. Ricordando che in passato si è più volte, anche autorevolmente, affermato che determinati aumenti del prezzo del barile di petrolio avrebbero provocato cataclismi nelle economie dei paesi sviluppati. Ma quei determinati aumenti si sono poi verificati ed i cataclismi economici non ci sono stati. Perché economie sane sono in grado, pur con turbamenti provvisori, di adattarsi a differenti situazioni.
  Si può facilmente immaginare come sarebbe migliore il quadro geopolitico generale ed in particolare quello mediorientale se l’utilizzo di gas e petrolio scendesse di una consistente percentuale. Se il mercato del petrolio fosse in mano agli utilizzatori e non ai fornitori, come oggi, l’acquisto in questo o quel paese di gas e petrolio potrebbe essere condizionato da contropartite, oltre che politiche, anche sociali e di diritti umani. E più esseri umani sarebbero meno infelici.
  Quindi, come lo è la limitazione delle emissioni nocive, è una decisione strategica fondamentale accelerare il passaggio, a ritmi sostenuti, alle energie alternative, anche in vista di una diminuzione delle riserve petrolifere tuttora sottoterra.
  Così come sta maturando una coscienza ecologica collettiva, bisogna che si metta in moto una coscienza collettiva antipetrolifera.
  L’impatto ambientale.
  E’ un aspetto secondario che diventa primario in alcuni paesi come l’Italia. Dove in troppi remano contro l’utilizzo di energie alternative con motivazioni il più delle volte inconsistenti. Senza rendersi conto della stoltezza delle loro affermazioni e del danno che creano. E’ masochismo, per esempio, mettere ostacoli ad un maggiore utilizzo di pannelli solari o centrali eoliche dicendo che sono brutti, che deturpano il paesaggio. Se lo stesso modo di ragionare fosse stato applicato in passato, non ci sarebbero state ciminiere di fabbriche e magari neanche campanili, né grattacieli, dighe e così via.
  Ma anche se deturpassero il paesaggio, la posta in gioco è tale che il cambiamento del profilo, del look, dell’estetica di alcuni panorami che ci circondano diviene secondario.
  Ed è anche masochismo di talune comunità non volersi occupare, mandandoli altrove, dei loro rifiuti, quando ci sono ormai da tempo impianti sicuri che li distruggono anche creando energia.
  Ed è anche masochismo ostacolare le centrali nucleari dalle quali alcuni paesi ricavano percentuali consistenti del fabbisogno di energia, adducendo motivi ideologici. O di sicurezza che oggi è ampiamente garantita.
  Risultato: siamo all’ultimo posto tra i paesi economicamente sviluppati nell’utilizzo di energie alternative. E paghiamo più cara l’energia elettrica.

  

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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