Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoConversazione sull'eBook "I Chierici siamo Noi" di Ettore Falconieri
Genova,
Venezia
e l'Italia di oggi
Le repubbliche di Genova e Venezia sono state per alcuni secoli
potenze mercantili e marittime che hanno lasciato il loro segno
nella civiltà mediterranea ed altrove.
Più nota di quella di Genova è la storia di Venezia che,
partendo dalle isole della laguna, si è allargata via via
nell’Adriatico e nell’est mediterraneo, si è affacciata nel Mar
Nero, conquistando isole, terre, città e garantendosi diritti
commerciali in tanti porti appartenenti ad altri stati. Per poi
conquistare un importante retroterra strategico nella pianura
padana.
Ma, seppure meno conosciuta, non è da meno la storia di Genova
che, dal punto di vista economico e marittimo, è stata ben più
potente di Venezia. In Portogallo ( dove hanno insegnato ai
portoghesi l’arte della navigazione), in Nord Africa, Corsica,
Sardegna, Mar Egeo, Medio Oriente, Mar Nero, mercanti e
navigatori genovesi, trasformatisi anche in signori di isole e
terre, hanno imposto la legge della loro forza e del loro
denaro.
Ma, malgrado questa superiorità economica, Genova è sempre stata
politicamente più debole perché, al contrario di Venezia, non ha
saputo darsi uno stato efficiente. Sintetizzando, per quanto
possibile, le vicende di alcuni secoli, si può affermare che la
repubblica di Genova, seppure con alti e bassi, è sempre stata
travagliata da lotte intestine, da contrasti tra istituzioni,
famiglie potenti, corporazioni varie perché i suoi cittadini
badavano più al loro tornaconto personale, specie se abitanti in
terre lontane. Mentre Venezia aveva uno stato che funzionava,
eccome, nel quale anche i potenti della repubblica potevano sì
mercanteggiare ed arricchirsi, ma sottostavano allo stato e guai
se sgarravano, come tante vicende storiche veneziane
testimoniano. Mentre i Genovesi, non riuscendo a mettersi
d’accordo, chiamavano a far da doge personaggi stranieri
affinché fossero super partes, ma spesso non era così, i
Veneziani avevano un complesso sistema elettivo per doge ed
istituzioni dello stato che garantiva una ragionevole
imparzialità ed autorevolezza.
Così, anche quando il suo potente Banco di S.Giorgio finanziava
città, re ed imperatori, Genova era in balia delle altre
potenze, mentre Venezia era altamente rispettata e temuta.
Ricchezze a parte, Venezia godeva di alto prestigio, Genova no.
Esiste oggi una nazione che, seppure con un’economia tra le
maggiori del mondo, di prestigio, rispetto alle altre democrazie
occidentali, purtroppo ne ha poco. L’Italia.
Perché ci sono troppi fatti, atteggiamenti e situazioni di uno
standard parecchio al di sotto di quelli di altre nazioni
amiche.
Come nella politica interna.
Dove contrapposizioni di partiti e fazioni troppo spesso si
trasformano in indecorosa lotta per bande, non per il bene del
paese che passa in seconda linea, ma per la ricerca del potere.
Con il risultato che possono essere nominati ministri anche
clamorose nullità perché capaci di ricattare alleati con il loro
orticello di voti. Da noi, partiti e fazioni prevalgono
sull’interesse dei cittadini, altrove, dove lo scontro politico
è spesso anche più duro che da noi, quando è in gioco
l’interesse di tutti si discute ad oltranza, ma poi si trova
sempre e comunque un accordo.
Come nella politica estera.
Che è vista troppo spesso, non come un fine per posizionare
l’Italia nel mondo secondo valori ed interessi che la
avvantaggino, ma come un mezzo, una scusa, una leva politica per
darsi battaglia. Cosa che ci ha conferito la fama di non essere
sempre affidabili.
Nessun altro paese membro ha avuto europarlamentari che hanno
usato gli organismi europei per darsi indecorosamnte battaglia
tra di loro o aizzare europarlamentari di altri paesi a dare
addosso al proprio governo.
Come per certi organi e strutture di stato, regioni, comuni.
Nessun’altra democrazia ha tante inefficienze nel funzionamento
di pubblici uffici, enti, sanità. Non esistono altrove
investimenti colossali in opere pubbliche abbandonate a metà
strada o finite ma mai utilizzate per intoppi burocratici o
diatribe politiche. Non esistono altrove ospedali con situazioni
igieniche spaventose. E quando altrove dovesse succedere,
scoppierebbe il finimondo, mentre da noi, qualche clamore
passeggero a parte, non succede nulla.
Ed opere pubbliche utili al paese ed all’Europa restano al palo
per squallide guerriglie di coboldi politicanti, miopi ed
incolti. Si continua a rinviare senza avere la capacità di
decidere sì o no.
Abbiamo la più altra percentuale di economia in nero ed un’etica
collettiva ed anche politica che consente comportamenti
inimmaginabili in altri paesi ove, se scoperti, verrebbero
duramente sanzionati. L’istituto delle dimissioni o del
licenziamento del pubblico notabile non fa parte della nostra
cultura politica e sociale, con la conseguenza che restano
imperterriti i loro posti personaggi ai quali altrove sarebbe
stata indicata prontamente la porta.
Abbiamo esempi recentissimi di maggioranze, l’attuale e quella
precedente, che violano leggi da loro approvate poco prima, per
far eleggere in posti di responsabilità notabili amici.
Abbiamo zone del paese in mano alla criminalità organizzata che
esiste ovunque, ma non così capillarmente integrata e di simili
dimensioni.
Abbiamo un funzionamento della giustizia, che è senza ombra di
dubbio la peggiore di tutte le altre democrazie occidentali, con
aspetti miserevoli di inefficienze e ritardi, per la quale la
certezza del diritto è talvolta una chimera e nella quale
continuano ad operare magistrati che avrebbero dovuto essere
messi da tempo nelle condizioni di non nuocere.
Tutte queste situazioni si sanno all’estero, compito dei
rappresentanti diplomatici è anche quello di riferirle e
talvolta ne parlano i giornali altrui.
Guarda
la
VideoPresentazione
dell'Editore >>>
Vuoi acquistare una o più copie Ex Libris di questo eBook stampata in volume per te? Scrivi nel box il numero di copie e clicca aggiungi al carrello
Ogni paese ha le sue caratteristiche e diversità, meriti e
difetti, ma l’Italia è più diversa di altri e non condivide né
rispetta, o lo fa solo in parte, valori e comportamenti che in
altre società si ritengono essenziali e irrinunciabili.
Di questo non si rendono assolutamente conto i notabili
politici. Non sanno che al di là del peso economico dell’Italia
e del rispetto formale per un paese importante, vi sono
striscianti e quasi tacite diffidenze, talvolta ironici giudizi.
E questo è aggravato dal fatto che l’apparato partitico politico
nostrano, per le sue stesse caratteristiche, esprime al vertice
personaggi mediamente di caratura inferiore di quelle altrui, di
taglio provinciale, di mediocre cultura, ma di grande
presunzione, che, come succede in simili casi, nascondono con
l’arroganza un celato senso di inferiorità nei rapporti esteri.
In quasi tutte le democrazie, ma non da noi salvo rarissime
eccezioni, vi è spesso una costruttiva rotazione di personalità
tra la politica, l’industria, la finanza, l’università e ad ex
ministri può essere offerta la presidenza di una grande azienda
od il rettorato di una università e viceversa. Ci sarebbe da
mettersi le mani nei capelli ad immaginare certi ministri
nostrani ai vertici di tali enti.
La politica, pur nell’alternarsi di maggioranze e minoranze,
dovrebbe essere l’espressione di una nazione con la conseguenza
che ogni nazione ha la politica che si merita. Ma se la politica
è la gestione del potere da parte di una oligarchia partitica
sostanzialmente inamovibile, non è più l’espressione del paese o
lo è solo in parte.
Si può, quindi, ragionevolmente affermare che i cittadini
italiani sono migliori dei loro politici.
Questa è la speranza.
Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto). «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
Sei una Banca o un imprenditore e vorresti
fare un'intelligente sponsorizzazione culturale? Scrivici:
ed@simonel.com Noi qualche
idea interessante ce l'abbiamo.
Per esempio... CLICCA QUI