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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 15 Gennaio 2007 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63

     C'era
  una volta, la lentezza

  
  
La saggezza antica vorrebbe che non ci si affrettasse troppo, ma viviamo nell’era della velocità, dei tempi stretti, degli orari che incombono ed un ritardo di treno, un aeroporto bloccato dalla nebbia o da altro, un ingorgo stradale ci mettono in agitazione quando non ci fanno andare fuori dai gangheri. Anche se siamo comodamente seduti, se abbiamo radio ed altri marchingegni mediatici per intrattenerci, cellulari per informare dei ritardi chi di dovere, bar per ristorarci.
   La pazienza non è tra le doti del viaggiatore contemporaneo. Per il quale sarebbe inimmaginabile, per esempio, quanto succedeva, nei primi anni della sua esistenza, nella ferrovia Transiberiana tra Mosca e Vladivostok, (quel portento della tenacia ferroviaria degli Zar tra Ottocento e Novecento, lunga 9288,2 chilometri ): l’arrivo di un treno alle stazioni era fissato in certi giorni della settimana, non a certe ore e minuti. Così il viaggiatore che doveva salire sul convoglio andava alla stazione all’alba del giorno fissato e bivaccava in condizioni precarie sino all’arrivo del treno, magari a sera tarda.
Le velocità non ci fanno più impressione ed i tempi di una volta ci fanno sorridere.
   Se ora i più veloci sono gli aerei, una volta lo erano i corrieri. Quelli dell’organizzazione postale creata da Gabriele de Tassis nel Cinquecento, una rivoluzione per l’epoca, coprivano il percorso Alta Italia Bruxelles, via Tirolo, di quasi 800 chilometri, in cinque giorni, circa 150 al giorno.
Prestazione lontana, tuttavia, da quella delle navi dell’epoca che, salvo pirati o tempo particolarmente cattivo, coprivano anche duecento chilometri al giorno. Nel 1572, Don Giovanni D’Austria, il vincitore di Lepanto, ebbe urgenza di farsi revocare da Filippo II re si Spagna l’ordine di restare inattivo ed inviò la sua richiesta con una galera che da Messina raggiunse Palamos sulla costa catalana in sei giorni. (F. Braudel – Civiltà e imperi del Mediterraneo ai tempi di Filippo II).

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   I viaggiatori di altri tempi sarebbero stati forse incapaci di resistere all’aria inquinata delle nostre città, ma avevano, al nostro confronto. una eccezionale resistenza fisica ai disagi.
   A metà dell’Ottocento, su pressante richiesta di coloro che vivevano oltre le Montagne Rocciose, il governo federale americano organizza un trasporto in diligenza da S.Louis (Missouri) a San Francisco California), attraverso Texas, Nuovo Messico ed Arizona, per un totale di 4450 chilometri, con partenze bisettimanali. Durata prevista del viaggio venti giorni, oltre duecento chilometri al giorno, ed il primo viaggio del 15 ottobre 1858 ci mise solo qualche ora in più.
   Ogni diligenza è trainata da quattro cavalli, cambiati ad intervalli regolari, corre notte e giorno, trasporta pacchi, posta e nove viaggiatori uno dei quali a fianco del cocchiere. Si viaggia anche su piste appena praticabili, gli scossoni sono terribili, i passeggeri, cotti dal sole o raggelati dal vento delle montagne, hanno come nutrimento quasi solo quello che si sono portati. Nessuna possibilità di lavarsi e tanto meno di dormire in modo decente. E poi c’è il rischio degli Indiani, ma cocchiere e viaggiatori sono armati.
I cocchieri di linea diventano personaggi leggendari, sia per la loro esperienza e temerarietà che per le loro intemperanze alcoliche. Tra essi spicca “Old Charlie” Pankhurst che lancia i suoi cavalli a folle velocità e smette di bere e di masticare tabacco solo per bestemmiare. Alla sua morte si scoprirà che era una donna.(J.Chastenet – La conquista del West).
Impossibile che ora succeda lo stesso per un macchinista ferroviario od un pilota !

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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