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di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 28 Febbraio 2007 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68

 

La globalizzazione
porta alla collaborazione


  P
er secoli e secoli, quando si svegliavano al mattino, gli esseri umani, nella stragrande maggioranza, non avevano bisogno che di se stessi e di poche cose che si erano costruite da soli o quasi. Oggi, tantissimi cittadini del mondo, quando si svegliano, ma anche nel sonno, dipendono dall’opera dei loro simili della quale non possono più fare a meno. Altri esseri umani hanno lavorato e lavorano affinché vi siano macchine, dispositivi e relative energie per far funzionare riscaldamento, acqua calda, aria condizionata, cucina, forno a microonde, frigorifero, automobile e così via. Affinché vi siano dentifricio, spazzolino da denti, sapone, asciugamano. O caffè istantaneo, latte pastorizzato e surgelati nel frigorifero, abiti nell’armadio, medicine in casa o dal farmacista e tantissime altre cose.
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N. copie:
   L’interdipendenza di ciascuno da tutti o quasi tutti gli altri è ormai un tessuto connettivo importante del nostro mondo con la conseguenza che, direttamente od indirettamente, ognuno influenza ed è influenzato da molti altri. Mentre l’uomo rurale di una volta era autosufficiente o quasi, ora non lo è più. Non dipende più da te avere il dentifricio in bagno e se coloro che lo fabbricano decidono di non produrlo più, resti senza. E se decidono di non produrlo perché hai avuto comportamenti per loro lesivi, cercherai di cambiare il tuo comportamento ed arrivare ad un compromesso per continuare a spalmare dentifricio sullo spazzolino da denti.
   Allargandosi gli orizzonti dei rapporti tra popoli e degli scambi economici in un mondo senza più frontiere comunicative in cui tutti possono sapere tutto degli altri, questa interdipendenza è aumentata e, pur con tutti i travagli di ogni cambiamento epocale, avrà un effetto positivo sulla tolleranza e comprensione tra popoli e stati.
   Perché, esemplificando banalmente, se io, stato sovrano, ho molti cittadini che lavorano in fabbriche che hanno sbocco in altri paesi cercherò di mantenere buoni rapporti con quei paesi e se ho serie divergenze e contrasti con quelli farò il possibile per risolverli. Mentre quei paesi, avendo bisogno delle merci che producono i miei cittadini, faranno lo stesso.
Il computer sul qualche lavorano o si intrattengono giornalmente centinaia di milioni di donne e uomini è fatto da componenti che vengono prodotti, subassemblati ed assemblati in numerosi paesi, ricchi, meno ricchi, in via di sviluppo, democratici e non democratici.
India, più di altri, Cina, Thailandia ed altri paesi , svolgono un immenso lavoro di elaborazione dati per multinazionali, società, enti vari di altri paesi. Dalla gestione delle prenotazioni per aerei, all’elaborazione dei bilanci. Dalla gestione delle cartelle cliniche di un grande ospedale, alle dichiarazioni fiscali. La casalinga del Minnesota che prenota un aereo facendo un numero telefonico non sa che chi gli risponde può essere in India e che al suo interlocutore hanno anche insegnato a parlare l’inglese con l’accento americano.
   A Mosca, la più grande azienda aerospaziale del mondo, la Boeing americana, ha un centro di progettazione e ricerca ( Boeings Moskow Design Center) dove lavorano 1400 ingegneri russi su due turni in modo da poter colloquiare via computer o teleconferenze con i loro colleghi americani negli orari di lavoro degli Usa, sfalsati di parecchie ore.
   Gli impianti per l’estrazione del petrolio iraniano sono obsoleti e poco produttivi, perché ricambi e nuovi impianti possono essere acquistati solo in altri paesi, per lo più occidentali, Stati Uniti in testa. Alcuni attenti osservatori delle realtà iraniane sono sicuri che, perdurando il blocco delle esportazioni verso di esso, prima o dopo l’Iran sarà costretta ad addolcire le proprie posizioni politiche per poter ammodernare i propri impianti e produrre più petrolio a prezzi inferiori.
   Al momento più acuto della crisi per il Kashmir tra India e Pakistan, ambedue dotate di armi atomiche, alti esponenti del mondo economico, indiani e statunitensi, si mossero per far presente al governo, direttamente e tramite canali diplomatici, il disastro economico che avrebbe rappresentato, per l’India e per le società che in essa operano o da essa in parte dipendono, l’aggravarsi della crisi od un eventuale guerra. E pare che anche per questi interventi la crisi si sia avviata a soluzione.
   Si potrebbero citare tanti altri esempi.
   “Le nazioni non hanno nemici o amici permanenti, hanno solo interessi permanenti da difendere “ disse Disraeli, il grande primo ministro inglese dell’ottocento. E ciò è valido oggi come allora.
   Se la globalizzazione, con il suo intrecciarsi di rapporti economici tra stati, fa sì che gli interessi permanenti degli stati comportino la salvaguardia di tali rapporti con il conseguente mantenimento di buone relazioni tra nazioni, dimuiniranno i contenziosi politici e guerre.
   Ci vorrà, certo, del tempo perché stoltezze di tiranni, ukase dogmatici, ambizioni politiche, secolari rivalità etniche sono ancora forti. Ma se, anche con gli attuali precari equilibri di un mondo sempre più policentrico, prevarrà la buona volontà di governanti ragionevoli a gestire i travagli della globalizzazione con pazienza e realismo, vi sono fondati motivi per ben sperare.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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