ISLAM!
Chi tace
acconsente
Il cristianesimo non era solo il sacco e le stragi dei crociati nella Gerusalemme conquistata od i boia del papa, era ed è, evidentemente, molto, ma molto di più in positivo.
Così come l’islam non era solo le stragi e le feroci conquiste del mussulmani nei decenni dopo Maometto o l’uccisione di chi non si convertiva, era anche qualcosa di costruttivo, di maturazione civile delle genti mussulmane e di progresso culturale.
Cristiani e mussulmani si sono scannati per secoli, ma nessuno dei due ha considerato l’inimicizia, la reciproca carneficina come essenziale alla propria fede. Carneficina che talora vedeva l’intolleranza dell’uno prevalere su quella dell’altro e viceversa, a seconda dei momenti storici, a seconda delle vicende politiche delle potenze che davano sul Mediterraneo. Anche se la storia di parte cristiana ha sempre dipinto impropriamente i mussulmani come i più malvagi, i più intolleranti.
Per citare un esempio tra tutti, sono stati i paesi islamici del Mediterraneo ad accogliere la maggioranza degli ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492 dai cattolicissimi reali, Isabella di Aragona e Ferdinando di Castiglia.
Ora le religioni, almeno a parole, dicono di rispettarsi e si dicono tutte portatrici di valori che fanno donne ed uomini migliori e le loro società più rispettose di dio. Ed affermano di essere contrarie alla violenza.
Ma, per l’islam, affermarlo genericamente ora non basta più.
Una minoranza terrorista, per buona parte indottrinata da oligarchie sacerdotali, è diventata la negazione di ogni valore civile, di ogni rispetto per la vita, di ogni dignità umana, oltre che un pericolo fisico per genti pacifiche.
Minoranza, stolta e meschina, anche di giovani che si fanno plagiare a sacrificarsi ed a meritare il proprio paradiso seminando indiscriminatamente morte. Ed in modo vile, da miserevoli vigliacchi, perché attaccano e fanno saltare in aria gente indifesa, spesso celandosi o sparando alle spalle.
Nessuna religione che si esprime in nome di un dio, se vuole essere considerata tale e rispettata, può tollerare una simile situazione, a meno che no le faccia piacere di essere considerata una associazione a delinquere.
Non è il caso dell’islam, come affermano coloro non mussulmani che lo conoscono ed i più di fede mussulmana.
Ma affermarlo timidamente qua e là, in qualche scritto, in qualche intervista non basta più. Il mondo islamico deve sentire l’orgoglio di essere parte essenziale di un mondo civile e strillare ai quattro venti di essere contro il terrorismo che madri blasfeme hanno partorito al suo interno.
Capi di stato del mondo islamico e monarchi, che si dicono discendenti del profeta, devono parlare ad alta voce, oligarchie religiose devono affermarlo in modo chiaro: siamo contro il terrorismo, lo condanniamo senza tentennamenti.
La Lega Araba deve riunirsi con all’ordine del giorno la condanna al terrorismo. Intellettuali devono firmare un manifesto da pubblicare sui maggiori giornali. Mussulmani di democrazie occidentali devono attivarsi e far sapere, con clamore, agli altri cittadini di condannare il terrorismo.
E gli uomini i stato dei paesi occidentali nonché il segretario generale dell’Onu devono stimolarli a farlo.
Oltre a riassicurare il mondo civile, tale chiara, anche rumorosa, presa di posizione del mondo islamico potrebbe convincere tanti giovani pronti a farsi esplodere, perché indottrinati da cattivi maestri, a dirsi che è forse opportuno guardare altrove e sentire altre voci per guidare la propria vita.
Se le élites islamiche non lo faranno, potrebbe sorgere in molti il sospetto che, sotto sotto, considerano il terrorismo una loro subdola arma politica, per farsi sentire, contro il resto del mondo, soprattutto se vittime del terrorismo sono cittadini di democrazie. Democrazie che non vogliono od ostacolono nei loro paesi per restare al potere.
Se questo fosse il caso, il mondo civile dovrebbe ripensare legami economici e strategie geopolitiche nei loro confronti e ridurli allo stato di paria della convivenza internazionale.
Ettore Falconieri
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