Candidature
come feudi
d’altri tempi
Una volta, imperatori, re e papi regalavano feudi, proprietà, sinecure e titoli nobiliari a coloro che li avevano serviti, che erano stati utili, attivi, propugnatori per cause che stavano loro a cuore o semplicemente a chi, per un motivo o per l’altro, volevano esprimere riconoscenza.
Succede ancora lo stesso nel nostro paese malgrado l’avvento della democrazia, perché leaders ed oligarchie partitiche si comportano nello stesso modo regalando candidature di sicura elezione ad una vasta gamma di personaggi. Candidature di sicura elezione che, troppo spesso, non sono intese come mezzo per dare ai candidati la possibilità di rappresentare i cittadini, di esprimere idee, di elaborare proposte nel comune interesse, ma come favori che possono dare prestigio e tranquillità economica.
Ma, mentre una volta i potenti, salvo qualche eccezione, erano usualmente generosi con personggi che avevano una qual caratura umana o professionale, nonché coraggio da vendere o lucidità strategica se uomini di guerra, ora vi sono alcuni beneficiati in confronto dei quali il cavallo nominato senatore dall’imperatore romano Caligola farebbe la figura di dotto ed operoso esponente di élites indispensabili alla comunità.
Tra i candidati nelle recenti elezioni europee, accanto a persone serie e preparate, si è visto di tutto.
Come leggiadre fanciulle di indubbio fascino, ma di incerta conoscenza delle problematiche europee, oltre che di sintassi e grammatica.
O inaffondabili vecchi sugheri, galleggianti da decenni su acque sporche e pulite, ormai relitti vecchiardi di ogni situazione.
O professionisti della politica rotti ad ogni voltafaccia, onusti di emolumenti, pensioni, rimborsi spese e cariche clientelari varie, per sé e famigli.
Una candidatura cui segue l’elezione è una sistemazione a vita per i tanti benefici economici che comporta, indipendentemente dall’impegno che l’eletto mette nel suo incarico politico ed indipendentemente dalla sua presenza in aule parlamentari nazionali ed europee.
Re, imperatori o papi donavano un feudo senza pretendere che il fortunato andasse ad abitarci o ci si facesse vedere qualche volta. Ci pensavano gli amministratori a gestirlo e, talvolta, ad arricchirsi alle spalle del titolare.
Allo stesso modo, oggi, al candidato raccomandato di sicura elezione non si chiede di impegnarsi a tempo pieno nell’incarico al quale è stato chiamato.
Molti dei recenti eletti al parlamento europeo sapevano benissimo al momento di candidarsi che sarebbero stati assenteisti cronici, perché titolari di altri incarichi, politici e non politici in Italia, per indifferenza ed anche per un cinico calcolo volto esclusivamnte a rimpinguare il proprio portafoglio. Contribuendo , in tal modo, a consolidare, quella pessima immagine che l’Italia ha, purtroppo, in sede europea.
D’altronde, succede lo stesso, da troppo tempo, anche nel parlamento nazionale dove l’assenteismo è strutturale e troppi eletti del popolo continuano imperterriti nella loro professione precedente, infischiandosi degli elettori che dovrebbero rappresentare, per i quali dovrebbero sgobbare e dai cui soldi sono lautamente foraggiati.
A quando un messaggio al Parlamento del Capo dello Stato sull’argomento?
Ettore Falconieri
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