I giornalisti italiani dovrebbero avere il coraggio di…
...informare i lettori su quanti soldi i propri giornali prendono dallo stato.
Come non è a tutti noto, lo stato è generoso con i quotidiani ad alta tiratura come con il bollettino parrocchiale che risponda a certi requisiti, con i giornali di partito come con fogliarelli di qualche corrente politica nati solo come scusa per foraggiare politici e famigli, con giornali che appartengono a grandi gruppi editoriali come con quelli minori.
Ce n’è per tutti. E questo costa ai cittadini che pagano le tasse centinaia di milioni all’anno. E succede in tal misura solo nel Bel Paese.
Allora coraggio, sotto la testata venga scritto in chiare e leggibili lettere: questo giornale, nel corrente anno, ha ricevuto contributi dallo stato per Euro…ai sensi della legge… Sarebbe una dimostrazione di correttezza, di trasparenza e di rispetto dei lettori che, seppur con poco, attraverso le loro tasse, danno il loro sostegno ai giornali.
E sullo slancio potrebbero informare i lettori sui propri emolumenti di direttori, vicedirettori, caporedattori che pare non siano molto bassi. Così come sugli emolumenti dei membri del consiglio di amministrazione della società che possiede il giornale, dal presidente in giù.
Molti giornali si sono battuti, ed a ragione, affinché siano resi noti agli azionisti ed al pubblico gli emolumenti degli amministratori in società quotate in borsa, perché allora non rivelare ai lettori i propri emolumenti ?
In fondo sono i lettori che, acquistando i giornali, li rendono possibili.
Una delle conquiste della democrazia in ambito economico è anche la trasparenza. Solo non celando capitali e redditi si può dimostrare che essi sono stati legittimamente guadagnati e vengono legittimamente amministrati.
Se si celano, pensare male è lecito.
Ma sull’argomento vigono ancora troppi tabù ed ipocrisie.
Come sui patrimoni dei sindacati, tanto immensi quanto poco trasparenti ed ignoti, non solo al grande pubblico, ma soprattutto agli iscritti che ne sarebbero, di fatto, i proprietari. Una inchiesta giornalistica non guasterebbe.
Come su certi beni della chiesa.
Per esempio della Curia milanese.
Recentemente, l’Arcivescovo di Milano ha lanciato una sottoscrizione per raccogliere fondi per chi ne ha bisogno. Ottima iniziativa. Ma il patrimonio della curia di Milano pare sia al di sopra di ogni immaginazione ed il ricavo della vendita di una piccolissima parte di esso avrebbe messo a disposizione di chi ha bisogno cifre di molte volte superiori a quelle raccolte dalla sottoscrizione.
Che bel gesto cristiano sarebbe stato farlo. “Vendete tutto e date ai poveri….” Disse qualcuno tempo fa.
Allora, cari amici direttori di giornali, fatevi coraggio. Accade, purtroppo spesso, che in un paese o nell’altro, giornalisti vengano imprigionati, se non torturati ed uccisi, per la determinatezza nel fare il loro mestiere, nel denunciare, nel chiedere trasparenza.
Vorrete essere da meno, visto che non rischiate nulla? Per male che vada il padrone del giornale vi manderà a casa, ma non vi mancherà il pane quotidiano, riceverete tanta solidarietà di lettori ed onorerete la vostra professione.
Ettore Falconieri
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