Le ideologie sono morte
L'
argomento meriterebbe qualche capitolo, ma può essere sintetizzato in una paginetta.
Le ideologie sono madri, figlie e sorelle delle democrazie. Si sono sviluppate con esse, ne sono state la causa e l’effetto. Hanno teorizzato vari criteri secondo i quali dovrebbe operare una società libera o meno libera, si sono modificate nel tempo a seconda di quelli che erano o si ritenevano essere i valori preminenti o gli interessi della collettività ed hanno a loro volta influenzato il formarsi od il modificarsi di quegli stessi valori ed interessi.
Considerate, a seconda dei punti di vista, filosofie, dottrine o semplici criteri guida delle comunità, hanno scatenato passioni e rivalità anche acerrime, ma nel dibattito attorno ad esse la democrazia si è migliorata, più diritti, più uguaglianza, più tolleranza sono arrivati per tutti.
Ma, socialismo, liberalismo, comunismo, socialliberismo, capitalismo e quant’altro, per quanto utili e costruttivi siano stati, hanno ora fatto il loro tempo. In buona parte delle democrazie sono diventate solo definizioni di facciata (come lo sono “destra” e “sinistra”) per distinguere raggruppamenti politici che propongono programmi diversi, vagamente ispirati dalle loro precedenti ideologie.
Perché gli “ismi”, che alcuni ritardatari della storia elevano tuttora alla dignità di dogmi laici, sono formule, modelli troppo rigidi, statici per una democrazia in movimento che cerca di adattarsi in continuazione all’evolversi della società e delle aspirazioni dei cittadini.
Quello che piace oggi ai cittadini può non piacere più domani. Aspirazioni primarie in un dato momento storico, diventano secondarie in seguito. Quanto può essere utile praticabile in una nazione, può essere nocivo in un’altra.
Esigenze imprescindibili di alcuni passano successivamente in seconda linea di fronte ad interessi vitali di altri o ad interessi di salvaguardia di tutta la collettività. E così via.
Come succede sotto gli occhi di tutti quando politici che dicono di ispirarsi ad una ideologia realizzano, nella sostanza se non nella forma, quanto proposto da quella avversa perché si rendono conto che quello è nell’interesse degli elettori e risponde ai bisogni del paese.
O quando i programmi degli uni si differenziano da quelli degli altri per contenuti esclusivamente tecnici, esecutivi e non sostanzaiali perché quei contenuti rispondono alle esigenze del momento e non vi sono alternative possibili.
Evoluzione, dinamismo, pragamatismo, prontezza nel riflettere sul nuovo fanno venire nuove idee, nascere altre proposte, creare occasioni costruttive.
Sono il perno della libertà.
Dottrine che ingessano problemi e modi di risolverli non possono avere più casa in una democrazia consapevole di essere al servizio di una collettività in continuo movimento come è quella umana.
Le misure prese in questi giorni da alcuni governi, per esempio di nazionalizzare banche ed altro, hanno fatto gridare alla fine del capitalismo, del liberalismo e gli ideologi di retroguardia si sono scatenati. Sono solo misure banalmente pratiche, non ideologiche, nell’interesse del paese. E succederà che, se cambierà il quadro di riferimeno, sarà sempre nell’interesse del paese che, prima o dopo, vengano riprivatizzate. Come è già successo nel passato in Svezia.
In Italia, purtroppo, allo stemperarsi delle ideologie non è seguita una maggiore apertura della politica alla società, ad alternative decisionali di più ampio respiro perché le oligarchie partitiche hanno ingessato il funzionamento della politica al servizio dei propri interessi di potere.
Ettore Falconieri
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