RICREAZIONE
La storia ufficiale, si sa, è seria e non si interessa di fatterelli minori che potrebbero essere considerati frivoli, irrilevanti. Ma a spigolare tra libri e giornali se ne trovano tanti, alcuni divertenti, altri tragicomici.
L’imperatore Federico II (1194-1250), personalità poliedrica, uomo colto, amico e mecenate di letterati e scienziati, soprannominato “ stupor mundi ”, discutendo un giorno se per una buona digestione fosse meglio il riposo od il moto, decise di passare dalle parole alla pratica. Prese due poveracci, li riempì di cibo costringendo poi uno a riposarsi, l’altro a correre. Dopo di che fece aprire lo stomaco di entrambi per vedere chi aveva digerito meglio. La cronaca non ha passato ai posteri la conclusione della diagnosi.
Più divertente è la vicenda di una altro imperatore, il Kaiser Guglielmo II di Germania (1859-1941). Complessato, chiaccherato per i suoi gusti sessuali, ma bellicoso, militarista convinto sempre in divisa, ritratto spesso con l’elmo a chiodo, impersonava la politica espansionista della Germania che contava su un apparato militare di rude derivazione prussiana. Ma, durante una festicciola dopo una partita di caccia, il capo del suo Gabinetto Militare, generale Dietrich Huelsen Haeseler fu preso da un coccolone e morì mentre danzava con un tutù rosa.
Bellicosi e guerrieri erano anche gli Sciti, popolo seminomade ( VIII-VII a.c.) mitologicamente nato dall’unione tra un eroe greco ed una donna serpente. Buona parte di quanto si sa, verità, leggenda o pettegolezzo storico, lo si deve ad Erodoto. Pare che trasformassero il cranio dei nemici in coppe e facessero mantelli della loro pelle, ma mungevano le giumente soffiando nell’ano dell’animale e facessero bagni con vapori di cannabis. Girava anche voce che soffrissero di una malattia che trasformava gli uomini in donne, ma forse erano solo emorroidi sanguinanti per le lunghe cavalcate.
Di animali gli Sciti ne avranno avuti parecchi, ma mai così numerosi come quelli degli allevamenti contemporanei.
Per esempio della Nuova Zelanda. Ricercatori neozelandesi hanno messo a punto dei palloni capaci di sorvolare gli immensi armenti per misurare l’effetto delle loro flatulenze sul riscaldamento globale e sono giunti alla conclusione che le deiezioni animali, liquide, solide e gassose, producono il 90% dell’ossido di azoto del loro paese. E l’ossido di azoto ha una capacità di assorbimento delle radiazioni infrarosse, in gran parte responsabile del riscaldamento globale, di duecento volte superiore a quello dell’ossido di carbonio.
Anche le deiezioni umane erano e sono causa di problemi. In epoche passate le chiese erano luoghi di incontro, di commerci, di riparo per i miseri e molti approfittavano di qualche angolo buio per esigenze corporali. Per evitarlo, là dove l’evento poteva aver luogo vi erano scritte ammonizioni e, all’altezza giusta, venivano anche dipinte figure sacre che il credente non avrebbe potuto e voluto profanare con i suoi lasciti. Succedeva anche nell’antica Roma. Fu trovata una scritta che ammoniva: Duodecim Deos, et Dianam, et Jovem Optimum Maximun habeat iratos quisquis hic minxerit aut cacaverit.
D’altronde l’igiene è una esigenza recente. Da uno scritto di Tommaso Garzoni si apprende che nel seicento gli alberghi di Roma avevano “ lenzuoli tutti ripezzati e carichi di brutture, letti duri come tramazzi, cossini puzzolenti, pulci che mangiano i forestieri ”. Ma questo lo affermava un cliente, mentre secondo un albergatore i clienti “dormono dentro il letto con stivali e speroni in piede, pisciano per le camere, imbrattano di sterco i lenzuoli, straccian le coperte, scrivono per le mura col carbone l’ignominie dell’hosto e dell’hosta”. Veri, per noi, selvaggi.
Ma selvaggi diversi da quelli con i quali aveva che fare Cristoforo Colombo nel nuovo mondo. Dovendo trattare e possibilmente sottomettere aborigeni non sempre miti, il 9 aprile 1494, diede istruzioni scritte per catturare un loro capo di nome Caonabò. “ Bisognerà inoltre tenere conto del fatto che, dato che è completamente nudo, sarà difficile afferrarlo e, se riuscisse a fuggire, non potremmo più riprenderlo per la natura impervia di quei luoghi. Pertanto, quando verrà, dategli una camicia e fategliela subito indossare, cingetelo inoltre con una cintura e allacciategli in testa una cuffia in modo da poterlo trattenere se tenta di fuggire…” L’abito, per Colombo, non faceva il monaco bensì il prigioniero.
Forse, una vendetta postuma di quegli aborigeni per le tante vessazioni subite è il tabacco che ci viene dalle loro terre con tutti i problemi che esso ora comporta. E’ con il tabacco che abbiamo imparato a fumare per poi fumare anche altre cose.
“ Pare che anche nel Piemonte Sabaudo, nell’ottocento, circolassero non poche mummie. Non erano quelle migliori, le meglio confezionate, ma si sa che parecchie di esse finirono sbriciolate nei trinciati per fumatori ”.
Qualcuno le metteva anche nei filtri d’amore, amore che per alcuni è peccato e non bisogna di conseguenza menzionare esplicitamente gli organi umani ad esso funzionali. Divertente è la storia di un grande condottiero, Bartolomeo Colleoni (circa 1395-1475 ), il cui cognome Colleoni è il risultato di una ipocrita modifica successiva. Si chiamava infatti Bartolomeo Coglione, egli stesso affermava di esserne fiero come risultava dallo stemma di famiglia (visibile anche su Wikipedia) sul quale figuravano ben tre paia di quegli organi. “ Triplice egli ebbe in su l’invitto scudo il carnal segno della maschia possa" scrisse D’Annunzio. Un quasi contemporaneo, Pietro Spino. ne scrisse la vita “Historia della vita et fatti dell’eccellentissimo capitano di guerra Bartolomeo Coglione”.
Ma se si pecca con l’amore anche menzionandone gli organi in modo esplicito, c’è sempre un rimedio per farsi perdonare e meritare la vita eterna, almeno per chi può permetterselo. Nel suo ultimo testamento del sei giugno 1554. l’imperatore Carlo V (1500-1558) previde una somma di denaro affinchè venissero celebrate, per la salvezza dell’anima sua, trentamila messe di suffragio. Così tante da far dimenticare anche l’operato dei suoi feroci Lanzichenecchi responsabili del sacco di Roma del 1527.
Sarà in paradiso, ma non si sa se ci sarà frate Leone, uno dei più fedeli e genuini compagni di San Francesco la cui regola di assoluta povertà fu violata subito dopo la sua morte. Fedele alle volontà del Santo, frate Leone sfasciò la prima cassetta delle elmosine per i frati fatta mettere dal nuovo capo dei Francescani, frate Elia.
Che lo fece bastonare per punizione.
Amen
Ettore Falconieri
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