Invito
all'Ordinaria Amministrazione
Lo aveva scritto decenni fa anche Luigi Brazini Jr nel suo bestseller «Gli Italiani» nel quale i nostri vizi e virtù erano brillantemente esposti ed esaminati.
Siamo allergici all’ordinaria amministrazione, alla gestione silenziosa delle cose, alla spicciola quotidianità che fa funzionare al meglio la nostra vita di singoli cittadini ed organismi, istituzioni, enti di tutta la comunità.
E’ probabilmente il retaggio di tanti secoli nei quali contava di più costruire palazzi, monumenti o cattedrali piuttosto che strade od acquedotti. Ed era più importante l’apparenza, per esempio di un barocco che da stile tendeva a divenire sostanza, che la realtà di tutti i giorni con le sue fatiche, miserie, fami.
La corsa in avanti, dimenticando i problemi del presente, è più facile, ci fa sentire protagonisti ed è più eccitante della routine di ogni giorno. E’ spettacolo che abbaglia.
Ma lascia tracce di degrado, di carenze di ogni tipo, di inefficienze.
Così, abbiamo città come Venezia che spende per un ponte del famoso architetto Calatrava, tanto inutile quanto mal progettato, cifre colossali, tra l’altro superiori e di molto ai preventivi. Cifre che avrebbero potuto contribuire a dragare canali, a restaurare palazzi e monumenti, a far sparire dalla città un poco di sporcizia e situazioni indegne della tradizione della città e del convivere civile.
Magari ridando anche un minimo di decenza, di manutenzione e pulizia esteriore agli immobili ed ai giardini della Biennale che attira da altri paesi innumerevoli visitatori che non possono non fare paragoni con entità simili, ben altrimenti curate, a casa loro.
Così, Milano ha gonfiato il petto di fierezza e si è lanciata nell’avventura dell’Expo, ben sapendo che Expo recenti in altri paesi non hanno avuto il ritorno economico che ci si aspettava, con visitatori inferiori alle attese.
E, come da manuale, oltre al consueto accapigliarsi tra autorità centrali e locali ed al solito litigio sulle poltrone, assistiamo all’usuale corsa ad aggiudicarsi fettoni della gran torta che costerà ai contribuenti cifre colossali.
Il tutto mentre a pochi passi da piazza del Duomo ci sono ancora le macerie dei bombardamenti di oltre sessantanni fa ed edifici famosi, come per esempio la Loggia dei Mercanti, sono in uno stato di manutenzione deplorevole.
Mentre marciapiedi ed attraversamenti pedonali, anche in pieno centro, sono a tratti percorsi di guerra specie per anziani, con la conseguenza che una porzione significativa di chi arriva giornalmente al pronto soccorso è di cittadini scivolati o caduti per aver inciampato su asperità e buche.
Per non parlare di tombini intasati quando piove, cosa che fa affondare nell’acqua fino alle caviglie il povero pedone che attraversa, anche sulle strisce pedonali.
Mentre strade di scorrimento veloci, gallerie, sotto o soprapassaggi, che dovrebbero sveltire la circolazione in vari punti della città, sono rimasti nel bel mondo dei sogni.
Naturalmente non è di meno Roma per la quale vale quanto detto per le città che precedono. E’ senza dubbio la capitale europea, le nuove arrivate dell’est escluse, più sporca, con i peggiori servizi pubblici, con nuovi quartieri senza un minimo di servizi, con l’amministrazione cittadina faraginosa ed inefficiente, ma butta i soldi dalla finestra per organizzare un festival del cinema quando in Italia ce n’è già uno da decenni e nessun cittadino sentiva il bisogno di averne un secondo.
Non sono da meno enti che forniscono pubblici servizi, come, per esempio, l’Enel.
Che fa costosissima pubblicità di "immagine", che si vanta qui e là di essere brava, all’avanguardia, di guardare al futuro, ma non è in grado di fare nuovi allacciamenti o di spostare pali in tempi decenti. Enel che in certe zone agresti informa gli utenti di previste interruzioni di corrente con fogli dattiloscritti (presto illeggibili se piove) appesi agli alberi, anziché degnarsi di inviare una circolare. La cui amministrazione fa troppi errori in bollette, negli indirizzi, in vari documenti destinati al cliente e se il meschino utente protesta si trova di fronte, dopo lunghe attese, al solito muro di gomma telefonico dalle incerte risposte che lasciano il dubbio sulla soluzione dei problemi.
E lo stesso potrebbe dirsi delle società telefoniche.
Abbiamo alcuni ministri neoeletti che, anziché occuparsi, prima di conoscere, e poi di migliorare, il funzionamento ordinario del loro ministero, si lanciano subito in programmi di riforme sbandierate ai quattro venti od in megaprogetti che poi restano sulla carta per mancanza di fondi o naufragano per inerzie parlamentari o per alzata di scudi di questi o quelli.
Vi sono state amministrazioni centrali e locali che hanno inaugurato in gran pompa l’inizio lavori di nuove carceri, di nuovi ospedali, di opere pubbliche varie, mai portati a compimento ed abbandonati a mezza strada, tragici monumenti all’inefficienza, alla mala amministrazione, ma anche alla stupidità. Invece di dedicare quei soldi a migliorare analoghe struttrure già esistenti.
Ordinaria amministrazione significa anche buona manutenzione che, infatti, è carente in tanti edifici pubblici, alcuni dei quali hanno un aspetto esteriore desolante da paese povero e sottosviluppato.
Visto le tante cose, situazioni, enti che da noi funzionano peggio che in altri paesi, questa allergia all’ordinaria amministrazione è forse un’inconscia fuga in avanti per distrarre lo sguardo da macerie e stracci che stanno dietro di noi.
Ettore Falconieri
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