La democrazia indiana ha progredito più
dei gabinetti
Quanto segue prende spunto da un articolo a firma Malise Ruthven apparso sul The New York Review of Books del 13-26 maggio u.s.
L’India è la più grande democrazia del mondo e non si può non restare ammirati di come circa un miliardo e duecentomilioni di cittadini con storie diverse ed usi, costumi, lingue e religioni differenti vengano tenuti assieme, in un lento, ma costante progresso, seppure tra innumerevoli difficoltà e problemi.
Ed uno dei problemi è la mancanza di gabinetti.
Le Nazioni Unite hanno stimato che 638 milioni di persone fanno i loro bisogni corporali all’aperto, con il risultato che innumerevoli insediamenti umani sono circondati da deiezioni. E con la conseguenza che la mancanza d’igiene influisce negativamente sulla salute di chi ci vive attorno.
Ma vi è di più. Se gli uomini possono appartarsi anche in modo relativo non è così per le donne. Che per antichi codici di comportamento, imposti da induismo, islamismo e sikismo, possono liberarsi solo al buio, dopo il tramonto o, di giorno, in posti ben isolati, lontani da sguardi indiscreti, ammesso che ve ne siano nei dintorni delle loro case. Cosa che le espone a violenze ed anche a morsi di serpenti se l’unico posto ben isolato disponibile è nella foresta.
Sono numerose le malattie ed i disturbi fisici delle donne indiane che devono attendere ad ogni costo la notte.
Vi sono comunità che mangiano carne di maiali che si nutrono di tutto, anche delle deiezioni umane che trovano attorno. E’ forse anche per questo che, ai loro tempi, Mosè e Maometto hanno proibito alle loro comunità di cibarsi di quella carne.
Nei villaggi con scuole senza servizi igienici la presenza femminile è minima se non inesistente per i motivi sopra esposti, ma quando i servizi igienici vengono costruiti i genitori non proibiscono più alle loro figlie di andare a scuola ed le presenze femminili tra i banche aumentano.
Da quanto precede si comprende come l’umile gabinetto abbia una funzione anche culturale e sociale oltre che sanitaria. E contribuisca ad abolire la discriminazione delle donne.
Naturalmente se ne parla e prendono corpo varie iniziative, la maggiore delle quali è quella della Fondazione Aga Khan per scuole, ma anche per luoghi di culto meta di numerosi credenti. Luoghi di culto dove, se non ci sono locali igienici, gli uomini si arrangano come possono nei dintorni, ma non le donne.
Nei nostri paesi è una banale e scontata presenza, mentre, altrove, centinaia di milioni di esseri umani hanno come miraggio, come aspirazione, per quanto ironico possa sembrare, un cesso.
Ettore Falconieri
efalconieri@bluewin.ch
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