Soldi e bene comune
Anche le reazioni delle varie componenti la società sui sacrifici richiesti e sulle economie ormai indispensabili, dimostrano che sono sempre meno gli Italiani che si riconoscono in un bene comune, in un interesse collettivo, in valori che sovrastano le divisioni. Conta solo l’interesse del singolo, della corporazione, della casta. Che si rimpallano esortazioni a risparmiare, a fare sacrifici, che si bisticciano con lo “ spetta a voi fare sacrifici non a noi “.
Comportamenti e mentalità che derivano anche e soprattutto dal fatto che chi dovrebbe dare l’esempio al sacrificio ed al risparmio, la classe politica, si guarda bene dal farlo.
Classe politica che, anche in questa occasione, si è coperta di miserevole gloria nascondendo la testa nella sabbia per far finta di non capire.
Quando invece spetterebbe a loro la prima mossa per dare l’esempio, per dimostrare almeno in questi frangenti di essere al servizio del paese e non in difesa delle loro casacche partitiche e dei loro esorbitanti introiti economici.
Introiti economici, pagati dai contribuenti, che comporterebbero, tra l’altro, la piena dedizione al lavoro, quando invece molti di essi continuano imperterriti nelle loro professioni con presenze saltuarie sugli scranni del parlamento.
Mentre i presidenti di Camera e Senato, che continuano a fare politica ed a dimostrarsi uomini di parte e non delle istituzioni, si guardano bene dal lanciare un pressante invito a tutti i parlamentari per votare al più presto una sostanziosa diminuzione degli emolumenti e degli eccessivi introiti indiretti.
Oltre che una diminuzione del costo di gestione dei loro apparati, costi che comprendono anche trattamenti vari per il loro benessere e prezzi simbolici per amenità culinarie e beverecce, per godersi le quali usano intrattenersi in chiacchere, tra bibite e panini, spesso dimenticando di andare in aula a votare. Cosa che, talvolta, significa anche il far mancare la maggioranza per leggi proposte dalla propria parte politica, per vergognosa indifferenza o distrazione.
E tante misure sbandierate quali, per esempio, la soppressione di provincie si arenano sull’egoismo degli oligarchi partitici e delle loro clientele che resistono impavide ad ogni tentativo di tagliare poltrone, prebende, gettoni di presena, consulenze e sinecure remunerate.
Non sono turbati dalla banale ed ovvia constatazione che le misure che rappresentano un sacrificio per i cittadini sarebbero più accettabili se ci fosse il buon esempio di polticanti avvinti ai loro scranni nella stanza dei bottoni.
Ed il distacco tra i cittadini e la politica aumenta, aumenta…..
Ettore Falconieri
efalconieri@bluewin.ch
PS: Le oligarchie sacerdotali, use un giorno sì e l’altro anche, a dirci come dovremmo comportarci, non hanno perso l’occasione, anche stavolta, di esortarci al sacrificio. Facendo finta di dimenticare che le esenzioni e facilitazioni fiscali per il loro immenso patrimonio immobiliare, inesistenti in altre democrazie, rappresentano un onere non indifferente per i cittadini. Che gesto clamoroso e cristiano sarebbe la rinuncia, se non a tutto, almeno ad una parte di esse.
Ma, si sa, è regola secolare della chiesa di Roma fare del bene e dare a chi ha bisogno, ma solo con il denaro altrui.
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