Speriamo che non sia così, ma gli storici del futuro potrebbero arrivare alle conclusioni che alcune democrazie iniziarono la loro decadenza, all’ inizio del terzo millennio, perché si erano psicologicamente indebolite, quasi avessero un complesso di inferiorità e non fossero più capaci di affermare e difendere, con ogni mezzo, i loro valori. Anche perché si sentivano obbligate a rispettare le loro leggi ed i loro principi con coloro che, tentando di distruggerle od indebolirle con il terrorismo, quelle leggi e quei principi non rispettavano.
  Alcune riflessioni di storici futuri potrebbero essere le seguenti. I comportamenti ed i deliranti messaggi dei terroristi sono di fatto una dichiarazione di guerra alle democrazie. Che non dovrebbero fare altro che applicare la legge di guerra (art 51 della Carta dell’Onu). E la legge di guerra consente di annientare il nemico e di fucilare seduta stante chi non è divisa, sia esso un terrorista colto in fallo o persona che lo aiuta direttamente od indirettamente.
  È penoso e masochistico dibattere su quali mezzi giuridici usare, e di quale paese, per giudicare il terrorista. Che, peraltro, se fanatico islamico, sarebbe solo contento di essere soppresso seduta stante perché sicuro di andare nel suo paradiso dove lo attendono deliziose fanciulle (ma non è chiaro se per le terroriste ci siano muscolosi giovanotti).
  Certamente, la decisione di sparare senza esitazioni può dare luogo ad errori e causare vittime innocenti, ma ve ne sono, purtroppo, in ogni guerra. In quella che più ha scosso il mondo, la seconda guerra mondiale, di errori e di vittime innocenti ve ne sono state numerosissime. Ma è purtroppo lo scotto da pagare. Nella guerra mondiale lo fu per abbattere le dittature, in quella al terrorismo lo è per difenere la società civile di paesi che, a storia d’uomo conosciuta, hanno dato ai loro cittadini più giustizia, libertà, tolleranza e tanto altro.
  Ed atto di guerra alle democrazie è anche ogni appoggio di stati che del terrorismo sono gli sponsor ufficiali od ufficiosi. Pertanto le democrazie hanno il diritto, nella più semplice delle ipotesi, di distruggere dal cielo ogni campo di addestramento, ogni covo, ogni scuola in cui si predica terrorismo e guerra ai non islamici, ogni ente finanziatore ed ogni altra entità che, in un modo o nell’altro, sia favorevole al terrorismo.
  Indizio di un qual rammollimento delle democrazie sono anche il loro comportamenti nella lotta alla pirateria marittima, che è un atto di guerra e mette in pericolo vite di marinai, causa enormi danni economici e danneggia la libera circolazione sui mari.
  Numerose marine di vari paesi sono impegnate a proteggere le navi in acque pericolose, ma la loro attività è prevalentemente dissuasiva con mediocri risultati.
  Invece, contro barche sospette di pirateria si dovrebbe aprire il fuoco preventivamente, le basi a terra dei pirati, a tutti note, andrebbero rase al suolo ed i loro sponsor fucilati.
  Se così si facesse, i contemporanei imitatori della filibusta sparirebbero presto dai mari.
  Alcuni storici del futuro non mancherebbero di notare sintomi di rammollimento anche in una democrazia che ha parti consistenti del proprio territorio in mano alla criminalità organizzata.
  Criminalità organizzata che è di fatto in guerra con la società civile. E le loro riflessioni sarebbero le stesse che per il terrorismo. Quindi si sarebbe dovuto sparare contro capi, capetti e soldataglia, i cui nomi erano, quasi per tutti, di pubblico dominio.
  Se non ufficialmente, ricorrendo ai servizi segreti che avrebbero potuto anche commissionare ad altri il compito di far fuori chi di dovere. Parafrasando quanto disse un ministro degli interni fancese, la parola d’ordine dovrebbe essere stata: terrorizzare i criminali.
  Cosa ne pensano i lettori?