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Chierici, Chierichetti e Tabù
di Ettore Falconieri        


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Ginevra, 21 Maggio 2013 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68 - 69 - 70 - 71 - 72 - 73 - 74 - 75 - 76 - 77 - 78 - 79 - 80 - 81 - 82 - 83 - 84 - 85 - 86 - 87 - 88 - 89 - 90 - 91 - 92 - 93 - 94 - 95 - 96 - 97 - 98 - 99 - 100 - 101 - 102 - 103 - 104 - 105 - 106 - 107 - 108 - 109 - 110 - 111 - 112 - 113 - 114 - 115 - 116 - 117 - 118 - 119 - 120 - 121 - 122 - 123 - 124 - 125 - 126 - 127 - 128 - 129 - 130 - 131 - 132 - 133 - 134 - 135 - 136 - 137 - 138 - 139 - 140 - 141 - 142 - 143 - 144 - 145 - 146 - 147 - 148 - 149 - 150 - 151 - 152 - 153 - 154 - 155 - 156 - 157 - 158 - 159 - 160 - 161 - 162 - 163 - 164 - 165 - 166 - 167 - 168 - 169 - 170 - 171 - 172 - 173 - 174 - 175 - 176- 177 - 178 - 179 - 180 - 181 - 182 - 183 - 184




Tabù italiani

Durante alcune trasmissioni televisive nelle quali si dovrebbero dibattere i problemi del paese per informare i cittadini e far loro sapere come la pensano politici ed altri, i toni sono spesso sguaiati e l’aggressività verbale è spesso eccessiva, se non offensiva. Se ne dovrebbe dedurre che, in un simile contesto, ogni problema ed ogni situazione del paese, anche sgradevole, viene esposta e discussa. Ma non è così.
Lo stesso si può dire di un certo giornalismo dai titoloni e dall’insulto facile che non esita ad aggredire, ma che preferisce aggredire, non i problemi, ma i rivali politici od economici.
Così nel Bel Paese sopravvivono, floridissimi, tanti tabù dei quali nessuno parla.
Tabù come la situazione dei sindacati, i meno democratici delle democrazie occidentali, nei quali oligarchie non elette dai lavoratori si cooptano al potere, non consultano gli iscritti che considerano solo una massa di manovra per troppo frequenti scioperi e manifestazioni, ormai riti obsoleti ed inutili, e tacciono sugli immensi patrimoni che posseggono.
Non si vedono all’orizzonte primedonne del giornalismo o presidenti di Confindustria desiderosi di parlarne.
Tabù come gli stipendi di strapagati direttori di giornali e di giornalisti che ci informano ormai, come è giusto, sugli stipendi di tutti, ma non dei loro.
Così come non informano i lettori sui contributi che ricevono dallo stato che non sono da poco e sono soldi dei contribuenti.
E sull’argomento stipendi brilla per silenzio anche mamma Rai che non ci racconta delle favolose remunerazioni di alcune primedonne dello schermo.
E viene accusato di eresia o di essere un mangiapreti chi riterrebbe giusto che, tra i tanti enti religiosi, almeno le Diocesi informassero i fedeli sui loro notevoli patrimoni e su come gestiscono le tante elemosine e donazioni che ricevono. Tabù, questo, con la maiuscola essendo i beni religiosi più segreti di quelli della malavita organizzata che, almeno, talvolta vengono scoperti, resi noti e confiscati.
E tabù sono anche le critiche al Capo dello Stato che dovrebbe poter essere criticato come ogni eletto, naturalmente con rispetto e con parole appropriate.
Ed è ridicolo il coro di piagnoni che si strappano le vesti se qualcuno lo critica. Tabù principe è anche lo stato non brillante della magistratura nella quale operano molti con impegno e competenza, ma anche alcuni che in qualsiasi altra democrazia sarebbero buttati fuori con ignominia. Perché hanno dimenticato il decoro, la riservatezza e la dignità dell’essere magistrato, perché lavorano poco e male facendo sì che, tra l’altro, omicidi siano scarcerati per decorrenza dei termini e presunti innocenti e galantuomini siano sbattuti in galera senza serie motivazioni. E si erigono anche a giudici di leggi approvate dal parlamento sovrano.
Contribuendo con i loro comportamenti a buttare nella spazzatura la certezza del diritto. Mentre il Csm, che protegge la corporazione qualunque cosa accada, guarda altrove.
E neppure giornalisti seri che indagano su fatti e situazioni “delicate” hanno il coraggio di occuparsi di sette come Opus Dei e simili che hanno un grande potere economico segreto e si sono infiltrati in tanti enti e società.
Ed è tabù anche sostenere che buona parte delle statistiche economiche italiani sono sballate a causa dell’alta percentuale di economia in nero.
Statistiche sulle quali politici, soloni e giornalisti ponzano e declamano a gran voce arrivando a constatazioni e previsioni, senza dirlo od accorgersene, necessariamente imprecise.
Ed è tabù, a livello se vogliamo più banale, dire che troppi enti come l’Anas, l’Inps, l’Istat, le varie Authorities ed altri enti, possono essere meglio amministrati, perché sono spesso diretti da uomini della politica, non sempre competenti, che antepongono altri interessi a quelli di una sana amministrazione.
Ci sono troppi re nudi nel Bel Paese, ma i più guardano altrove.

   Ettore Falconieri
   twitter@ettorefalconier


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"I Chierici siamo Noi" di Ettore Falconieri
  
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Ettore Falconieri, genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli.
Ha pubblicato Il RITORNO DEI LUPI (Lombardi), una novella filosofica e ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti (Archinto).
In I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro (SeBook ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI». Nel 2009 Ettore Falconieri firma un nuovo eBook/ExLibris: «Non ci siamo annoiati» (Simonelli), la saga di una grande famiglia italiana nell'arco di quattro generazioni.



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