Alcuni magistrati soffrono di "interventismo"
Criticare un ente od una istituzione non significa accusare tutti coloro che vi lavorano che, nella grande maggioranza, fanno con senso del dovere e competenza quanto i cittadini si aspettano da loro. Significa mettere in rilievo gli inaccettabili comportamenti di alcuni che, nel tempo, possono anche convincere altri che quei loro comportamenti anomali siano invece la normalità.
Ciò premesso, la magistratura sta acquisendo nel nostro paese un potere che non le spetta, mandando in fumo le conquiste di travagli secolari che, nel mondo occidentale, ci hanno gradualmente portato, tra l’altro, alla certezza del diritto, al rispetto dell’individuo anche accusato, all’equità della pena. Ed al principio che è meglio un colpevole libero che un innocente in galera.
Abbiamo magistrati che hanno sbattuto in galera, senza giudizio, con gran clamore mediatico, galantuomini poi assolti con formula piena.
Che si immischiano, per apparire sui giornali, anche di fatterelli minori
(come il comportamento di un giocatore sul campo di calcio) che non dovrebbero riguardarli e dichiarano con clamore di aver “aperto un fascicolo”, fascicolo che va a sommarsi alle decina di migliaia di processi pendenti.
Che, gonfiandosi il petto, vogliono fermare il lavoro della più grande acciaieria italiana con conseguenze disastrose, affermando di voler risolvere problemi certamente reali, che però devono essere risolti con altri mezzi, con serenità e con buon senso.
Che se la prendono, con miserevoli argomentazioni campate in aria, anche con politici onesti condizionandone l’azione politica e, talvolta, anche la carriera. Con la drammatica conseguenza che magistrati, che sarebbero da cacciare, possono interloquire nella politica del paese mettendo in pericolo la democrazia. Succede così che il cittadino, di fronte a simili azioni, si chiede se l’avviso di garanzia ad un politico sia fondato o sia un’azione politica del magistrato che, spesso, manifesta idee politicamente contrarie a quelle della sua vittima.
Per non parlare di magistrati che, con frettolosa superficialità, interpretano in modo
approssimativo presunte prove di colpevolezza che si sciolgono presto al sole. Ma il mancato reo va, nel frattempo, in carcere. Carcere preventivo di cui si abusa spesso con motivazioni, ora di moda, che il presunto reo può inquinare le prove. Motivazione evanescente quando lo stesso magistrato afferma di averne e di indagare da mesi.<br>
Certo, nell’attuale situazione di corruttela strisciante, il magistrato ha buon gioco ad ergersi come moralizzatore, ad intervenire in vicende di grandi organismi che pur hanno un ispettorato interno ed uffici che possono indagare e prendere provvedimenti necessari.
Ma il magistrato non deve essere un moralizzatore, deve solo, con serenità ed equilibrio, applicare la legge. I moralizzatori, come ci insegna la storia, sono pericolosi fanatici.
E, quanto ad applicare la legge, bisognerebbe ricordare ad alcuni magistrati che non si devono permettere, come sta accadendo, di non applicare leggi recenti votate dal parlamento con motivazioni pretestuose. Così facendo, sono fuori dalla magistratura.
Sono gli stessi magistrati che dovrebbero preoccuparsi di questo andazzo e prendere al loro interno i necessari provvedimenti. Ma si ha l’impressione che, di fronte alle critiche di molti, lo spirito corporativo prevalga sull’interesse del paese e si afferma, slogan vetusto e ridicolo, che le critiche sono un attentato all’indipendenza della magistratura.
Ettore Falconieri
twitter@ettorefalconier
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