L’economia è anche emozione e casualità
Fino al 2008, premi Nobel, economisti e commentatori vari spargevano ottimismo a piene mani. Solo qualche voce isolata, che non faceva notizia, metteva in guardia sul patatrac che avrebbe potuto succedere e che poi è successo.
Dopo il 2008, gli ottimisti di cui sopra si sono arrampicati sugli specchi per
raccontarci come non era possibile prevedere quello che era successo, tentando
un’analisi a posteriori di vicende che peraltro erano comprensibili da tempo. Ed ora, avendo la coda di paglia, fanno del pessimismo il loro tema centrale, per non bruciarsi una seconda volta.
Ma non c’è bisogno nè di pessimismo, nè di ottimismo, c’è bisogno di serenità ed obiettività nell’analizzare fatti, comportamenti e dati senza lasciarsi fuorviare da preconcetti e convinzioni radicate, tenendo a mente la famosa affermazione di John Maynard Keynes, spesso citata di questi tempi: la sola funzione delle previsioni economiche è di rendere rispettabile l’astrologia.
L’economia, nella sua più vasta accezione, è il risultato dei comportamenti dell’intera umanità.
La condizionano miliardi di individui in tutti i loro atti quotidiani di rilevanza economica, miliardi di individui molti dei quali non leggono giornali, statistiche ed informazioni che potrebbero influire sulle loro decisioni. Quello che conta per loro è quanto entra in tasca, quanto si può spendere ed eventualmente risparmiare, ma anche le loro decisioni hanno talvolta risvolti emotivi come molti atti e comportamenti degli umani.
La condizionano i governi con le loro decisioni ed i loro, non infrequenti, errori spesso dovuti a motivazioni non razionali come quelle politiche per piacere ed essere rieletti o favorire questa o quella categoria.
La condizionano i soloni dell’economia che sentenziano su questo e quello e che, se non sono letti od ascoltati dai miliardi di individui di cui sopra, lo sono dai governi e dai grandi operatori economici.
La condizionano i piccoli operatori economici che è difficile quantificare, ma che sono certamente misurabili in centinaia di migliaia se non di più. Sono i risparmiatori che gestiscono il loro gruzzolo, quelli che lavorano in multinazionali, in istituzioni finanziarie, in fondi di investimento, negli uffici cambio e borsa, negli hedge funds e che con le loro vendite ed acquisti quotidiani di azioni, obbligazioni, valute, strumenti finanziari, ripetuti tante volte al giorno, determinano lo svolgimento dei mercati finanziari, mercati finanziari che, a loro volta, hanno un impatto anche indiretto sul comportamento di stati ed individui.
Ma anche i piccoli operatori, nei loro comportamenti sul breve periodo, hanno
condizionmenti emotivi perchè sono influenzati da quello che pensano tutti gli altri: sono convinto che si dovrebbe comperare o vendere questo o quello, ma se compro o vendo mentre gli altri fanno il contrario, sbaglio e perdo soldi. Ed è per questo che, per esempio, i mercati azionari si muovono come un gregge di pecore e un notizia, buona o cattiva che sia, anche se irrilevante per una determinata operazione economica, può venire ingigantita oltre misura e far marciare il gregge in questa o quella direzione.
E poi c’è la casualità. Terremoti, tsunami, sconvolgimenti politici e militari imprevedibili, ma che accadono, hanno la loro influenza sulla nostra zuppa quotidiana se sono tali da avere ripercussioni, dirette od indirette, su situazioni economiche. Ma la hanno anche fatterelli insignificanti che possono trasformarsi in piccole apocalissi.
Mensa della più grande miniera d’oro africana. Un minatore trova una mosca nel suo piatto. Protesta ed inveisce ad alta voce, arrivano i sorveglianti, si azzuffa, i colleghi lo difendono, rissa generale, sciopero ad oltranza, rivendicazioni sopite da tempo esplodono.
La notizia fa il giro del mondo. La multinazionale proprietaria della miniera ne ha altre in due continenti, dove, per solidarietà, altri minatori entrano in agitazione.
L’estrazione di oro si ferma o rallenta ed Il prezzo dell’oro aumenta.
Un ricchissimo investitore arabo, appoggiato da una grande banca, salta sul treno in corsa e si mette ad acquistare contratti d’oro a termine ( per i quali si versa solo una piccola percentuale, il saldo alla consegna) sperando, come si dice in gergo, di "corner the market", di mettere il mercato in un angolo, cioè di avere tanti contratti di acquisto in mano per cui, dopo un certo periodo di tempo, chi ha bisogno di oro deve chiederlo a lui al prezzo che decide lui. ( Tentarono la stessa operazione con l’argento, tempo fa, ricchi petrolieri texani, i fratelli Hunt, ma finirono col perdere una barca di quattrini. E si dice che la tentò a suo tempo con il grano anche il Ferruzzi fondatore del gruppo).
E sulla scia del grande speculatore si gettano tanti operatori che comprano oro
vendendo altri prodotti finanziari con la conseguenza che le quotazioni del metallo pregiato schizzano verso l’alto, scendono le borse, scendono le obbligazioni ed i tassi aumentano.
Sbandamento generale, aria di crisi. Riunioni di capi di stato, di ministri finanziari.
E si svegliano dal loro tranquillo torpore anche le banche centrali che si mettono a vendere oro in gran quantità. Il cui prezzo crolla. E lo speculatore che si è impegnato a comprare oro ad un prezzo molto superiore a quello che è ormai il valore di mercato, fa bancarotta e con lui trascina la grande banca che l’ha finanziato. Il cui presidente, che ha tentato di nascondere il buco finanziario è costretto a dimettersi. Ma, siccome aveva l’appoggio del ministro delle finanze, si apre una crisi di governo. Sono rovinati anche i piccoli investitori in oro. Sbandamento nei mercati finanziari, panico, altri tracolli in vista.
Il tutto a causa di una mosca che si è posata dove non doveva.
E’ proprio difficile fare previsioni economiche.
Ettore Falconieri
efalconieri@bluewin.ch
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