Egoismo Arabo
L'Europa accoglie da anni e molto probabilmente accoglierà ancora in futuro milioni di extracomunitari di vari paesi. Una buona parte dei quali viene da paesi islamici ed è di religione islamica, religione che in alcuni paesi europei, come conseguenza di tale immigrazione, è diventata la seconda dopo cattolicesimo o protestantesimo.
A parte qualche manifestazione minore di intolleranza che non è condivisa dalla maggioranza dei cittadini, né dallo stato ed a parte qualche sfruttamento marginale in violazione di legge, i nuovi venuti hanno tutti i diritti di altri residenti ed hanno libertà di culto.
E queste liberalità e tolleranze sono il risultato primario dei valori del cristianesimo inteso come civiltà che ha creato le democrazie.
Hanno lo stesso comportamento i paesi islamici ?
Gli stati arabi del golfo, ricchissimi da petrolio, Arabia Saudita, Qatar e simili assolutamente no.
In questi stati operano milioni di lavoratori immigrati che sono il motore delle loro economie. Nel Qatar, per esempio, sono l’ottantacinque percento della popolazione residente. Ma quei lavoratori sono di fatto trattati come semischiavi, nella maggior parte dei casi vengono alloggiati in baraccamenti cintati che sono di fatto campi di lavoro, spesso vengono pagati meno di quanto promesso da chi li ha ingaggiati, non possono andarsene quando vogliono perché all’arrivo viene ritirato loro il passaporto, ma possono venire espulsi in qualsiasi momento senza motivazione.
Ma c’è di più.
Anni fa, una parte significativa di questi lavoratori erano mussulmani provenienti da paesi islamici, soprattutto Palestinesi, ma, successivamente, per non avere noie da esseri umani della stessa etnia e religione che, anche in nome della “umma” (la comunita islamica del mondo), avrebbero potuto accampare diritti, sono stati rimandati a casa.
Anche per motivi politici. Allo scoppio della prima guerra del golfo, per rivalità più o meno latenti tra paesi arabi, il Kuwait ha espulso, da un giorno all’altro, quattrocentomila lavoratori palestinesi e l’Arabia Saudita circa un milione di Yemeniti. (Malise Ruthven - New York Review of Books)
Una percentuale superiore ai due terzi di questi lavoratori proviene ora dal subcontinente indiano, da Filippine, da Indonesia, da Vietnam.
Ma l’egoismo si spinge oltre.
Gli immensi capitali di quei paesi avrebbero potuto e potrebbero dare uno slancio vitale alle economie di paesi islamici con redditi pro capite miserevoli, ma la stragrande maggioranza dei loro investimenti all’estero è in paesi europei e nordamericani dove trovano la pappa fatta, non devono intraprendere nulla, devono solo investire in enti e strumenti finanziari creati od emessi da altri.
Tra il 2002 ed il 2006 dei 530 miliardi investiti da quei paesi circa 300 sono finiti negli USA e circa 100 in Europa. Attualmente gli stati petroliferi arabi, dopo Cina e Giappone, sono i terzi investitori in buoni del tesori americano (Gilbert Achcar – The People Want: A Radical Exploration of theArab Uprising)
Quanto precede andrebbe raccontato a quei mussulmani, fortunatamente pochi, che hanno l’arroganza di voler violare le nostri leggi in nome della loro religione.
Ettore Falconieri
stakano@bluewin.ch
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