Anche la solitudine degli anziani è spesso un tabù
PRIMA PARTE
Gentile signora Rosetta xxx,
mi permetto di scriverle perché ho trovato il suo nome e indirizzo sul Corriere della Sera che qualche giorno fa ha raccontato di un furfante che è riuscito a farsi aprire la porta di casa sua ed ha tentato di derubarla, ma che urlando per fare accorrere un vicino è riuscita a farlo scappare. Le scrivo perché tanti anni fa ero sposato a una signora con il suo nome. Forse è lei ? Io mi chiamo Carlo yyy sono molto vecchio e abito in via …..a poche centinaia di metri da lei dall’altra parte di corso Buenos Aires. Se mi vuole rispondere, saro’ contento, se no, non importa e le auguro ogni bene. La saluto.
Carlo yyy.
Caro signor Carlo,
mi scuso se rispondo con ritardo, ma io sono immobilizzata in casa su una sedia a rotelle e comunico con l’esterno solo una volta alla settimana quando sale una assistente sociale che si occupa di me, mi fa la spesa e oggi ha spedito questa lettera. Io sono stata sposata con un uomo con il suo nome, ma non so se è lei. Adesso dovrebbe avere 87 anni perché aveva due anni piu’ di me. Ci siamo separati, forse è meglio dire persi, quando lui ha voluto partire per il Brasile e io non ho voluto lasciare i miei alunni. E’ lei, sei tu Carlo ? Cari saluti.
Rosetta
Cara Rosetta,
credo di essere tuo marito. Ho 87 anni e sono mal ridotto anche io. Cammino ancora, ma con difficoltà e sono sempre stanco, passo molte ore a letto. Scendo ogni tanto a comperare il necessario, ma posso fare solo pochi passi, se non ho voglia, la proprietaria della tabaccheria qui sotto lo fa per me. E’ molto gentile. Avevo 51 anni quando sono partito. Ti ho scritto tante lettere, per molti anni, ma dopo circa un anno non mi hai piu’ risposto. Ho pensato che avevi trovato una nuovo compagno ed avevi ragione di farlo. Ma ho continuato a scrivere raccontandoti la mia vita e i miei problemi, era un modo per non dimenticarti. E’ bello sapere che non sei piu’ lontana.
A parte la sedia a rotelle come stai di salute e di soldi ? Ti abbraccio.
Carlo
Caro Carlo,
quasi mi vergogno di sentirmi commossa per averti ritrovato. Dopo un anno dalla tua partenza sono andata a vivere con un altro uomo, un impiegato del comune e ho lasciato il nostro appartamento. Nel trasloco si persero due cartoni, in uno c’erano le tue lettere con l’ indirizzo in Brasile, cosi’ non ho potuto informarti e chissà che brutta fine avranno fatto le tue lettere successive. Se le avessi ricevute ti avrei sempre risposto, come dici tu, per non dimenticarti. Vivo nell’appartamento che mi ha lasciato il mio compagno che è morto tanti anni fa di un infarto ed ho la pensione che è sufficiente, ma non ho soldi da parte, salvo 12.500 euro che tengo in casa. I miei risparmi sono finiti male per i consigli sciagurati di un impiegato della banca. E tu come te la cavi ? Anche se sono diventata una brutta vecchia, ti bacio.
Rosetta.
Cara Rosetta,
ti bacio anche io. So da tanto tempo che ho sbagliato a lasciarti. In Brasile non ho fatto neanche una piccola fortuna come speravo. All’inizio la mia esperienza di caporeparto all’Alfa Romeo mi è stata utile per avere un buon posto alla Fiat di Belo Horizonte, poi mi sono messo in proprio prima con una officina.poi assieme ad un altro con una vendita di automobili. Ma, evidentemente sono nato solo per fare l’impiegato, perché un poco per problemi vari, un poco per il socio piu’ furbo di me, a 70 anni mi sono ritrovato con pochi soldi e ho deciso di morire in Italia. Prima sono stato per sei anni a Baggio da mia sorella, poi quando è morta, mio nipote mi ha aiutato a subentrare al suo contratto di affitto delle due stanze dove vivo ora. Non ho pensione, ho discusso con l ‘Inps per mesi quando sono tornato, mi hanno detto che a loro non risulta niente anche se l’Alfa ha certamente pagato i contributi. Forse dovevo pensarci ventanni prima quando sono partito. Ho nella banca qui sotto 72.000 euro circa. Se vivo troppo resto senza soldi !
Sono pelato e rimpicciolito, i denti sono ancora decenti e credo di essere ancora abbastanza lucido.
Ciao Rosetta, ti penso tanto.
Carlo
Caro Carlo,
ti ricordi cosa ci siamo detti quando siamo accorsi all’ospedale a vedere morire nostro figlio ? Ci siamo detti - tutto è finito -. Non ti rimproverare di essere partito, avrei dovuto seguirti, ma si è rotto qualcosa dentro di noi. E poi tu avevi ancora tanta energia mentre io ero chiusa nella mia routine di insegnante. Ma i nostri 25 anni assieme sono stati belli. Scusa la calligrafia, mi trema la mano per l’emozione e sto piangendo. Se avessimo il telefono.. .…Ciao.
Rosetta.
Cara Rosetta,
io sono tanto contento di averti ritrovata, non voglio farti piangere. Sorridi per favore. Ti ricordi ? Te lo dicevo sempre dopo qualche piccola discussione o litigio. Si, sono stati belli i nostri anni assieme. Sai, io ho avuto varie avventure, mi capirai, ma tu eri diversa. Bella. Eri bella e mi capivi. Anche se nelle nostre condizioni è difficile pensi che dobbiamo tentare di incontrarci ?
Anche a me trema la mano ogni tanto e qualchevolta mi cadono le cose, anche la forchetta o il coltello. Ma ci ho fatto l’abitudine come si deve fare alla nostra età per i guasti della vecchiaia. Ogni tanto penso di uccidermi, ma ora che ti ho ritrovato non lo penso piu’.
Ti bacio. Carlo.
1. Continua
Ettore Falconieri
stakano@bluewin.ch
@ettorefalconier
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