Agli inizi degli anni Cinquanta un libraio-cartolaio francese, Pierre Poujade, organizza i negozianti del suo paese, Saint Céré, per fare opposizione con la forza a controlli fiscali. Con successo perché gli incaricati dei controlli fanno retromarcia.
Buon parlatore e, soprattutto, bravo imbonitore, partendo da quella vittoria contro il fisco, riesce ad organizzare un movimento, l’Unione di Difesa dei Commercianti e degli Artigiani.
Difende e sostiene gli interessi di negozianti e di artigiani, è decisamente antiparlamentare ed attacca con veemenza il sistema politico di allora anche scagliandosi contro personaggi in vista della politica. Ed è antieuropeo.
Mescolando idee concrete, che rispondono alle attese non solo di negozianti ed artigiani ma anche di cittadini, alla demagogia di soluzioni facili ed ingenue a problemi complessi riesce ad avere un notevole successo ed a riempire le piazze.
Così, alle elezioni del 1956 riesce a portare in parlamento 52 deputati con l’11.6 % dei voti, percentuale che, data la composizione del parlamento di allora, rappresenta uno spettacoloso successo.
Ma nelle sue idee si intravede qualche sfumatura di xenofobia ed antisemitismo, nel suo movimento si muove come un piccolo dittatore considerando gli eletti sue pedine, alle proteste su quanto non va non segue una politica coerente di proposte costruttive, così, due anni dopo, nel 1958 il suo movimento è di fatto scomparso dalla politica.
Poujade si candiderà ad altre elezioni senza successo.
Si consolerà restando presidente fino al 1983 del movimento da lui creato che non ha più alcun peso politico e con qualche in carico offertogli dalla politica tanto disprezzata.
C’è qualcuno nel Bel Paese che gli assomiglia ?
Non si sa.
Ma, se esiste, dovrebbe imparare dagli errori del negoziante francese e comportarsi di conseguenza. </p>