Nessuno parla agli Italiani
Una delle più palesi dimostrazioni del decadimento della politica è che tutti coloro che in essa operano o, da candidati, aspirano ad operare si parlano solo tra di loro, si litigano, si insultano anche. Idee, programmi, proposte, quando ci sono perché spesso strillano solo slogan, non vengono esposti in modo da poter essere spiegati agli elettori e da essi compresi, ma vengono esposti per contraddire o smentire quelli dell’avversario politico.
In un momento di smarrimento collettivo causato dalla crisi, dall’aumento della tassazione, dalla disoccupazione, dall’inefficienza di tanti enti statali o locali e di alcune istituzioni come la magistratura, dalla corruzione, dallo squallido comportamento di troppi politici, bisognerebbe che chi si propone come rappresentante dei cittadini si facesse carico, al di là delle differenze, di creare un consenso di fondo, una solidarietà collettiva.
E di ricordare ai cittadini, comunque essi sentano e vivano il loro essere Italiani, che vi è un comune interesse a che le cose migliorino.
Invece ognuno sbraita per l’interesse proprio o della sua parte o, talvolta, della sua cosca politica. Le ambizioni per conquistare o conservare potere politico sovrastano ogni altra considerazione e valore con il risultato che il teatro della politica è frastagliato in decine di partiti, correnti ed enti direttamente legati alla politica od a qualche capetto.
Gli attuali oligarchi non sono capaci di parlare agli Italiani in termini generali, proponendo le proprie idee e parlando di valori comuni. Anche perché, sparite di fatto le ideologie, le oligarchie partitiche sono guidate quasi esclusivamente dal potere e non hanno ideali, come ogni giorno è sotto gli occhi di tutti. E sono pronte a qualsiasi compromesso se utile al loro potere.
Dove sono gli uomini che si dedicano intermente, con impegno e dedizione, al paese, che credono fermamente in qualcosa, che si ritengono elettoridipendenti e che hanno solidi inderogabili principi?
Gli uomini che hanno guidato gli Italiani del dopoguerra alla ricostruzione, alla ripresa economica, al miracolo economico, indipendentemente dalle loro ideologie e dal duro scontro politico, hanno saputo parlare agli elettori, farsi capire da essi, spargere ottimismo, creare un consenso costruttivo. Ma avevano saldi principi per i quali, prima della nascita della repubblica, avevano rischiato la vita, il carcere, l’ostracismo che non li avevano fatti arretrare di un millimetro dalle loro convinzioni. Oggi, invece, siamo ossessionati da troppe mezze calzette che, grazie ad una scelta di un notabile partitico o ad una qualche attività in un partito e grazie all’abolizione del voto di preferenza, vengono messi in lista, magari in collegi a centinaia di chilometri dalla loro residenza. Con la conseguenza che non hanno mai visto in faccia neanche un mezzo elettore del quale se ne infischiano bellamente.
Con questa classe politica, la rivoluzione pacifica per ribaltare la situazione può venire solo dal basso, dai cittadini, ma ci vorrebbe qualcuno di incrollabile fede democratica che sappia parlare agli Italiani in termini chiari, coagulando consensi con proposte semplici e precise. Ed abbia doti per farlo nonchè titoli morali per differenziarsi dalla canea. Se c’è, dov’è?
Ettore Falconieri
twitter@ettorefalconier
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