I Walser furono il popolo montanaro azzerato dal raffreddamento climatico
Prima dell’anno Mille ( non vi sono certezze sul periodo esatto) genti provenienti dal sud della Germania arrivarono nel Goms (Alto Vallese) in Svizzera, si installarono sui monti della zona, varcarono, gradatamente, le montagne insediandosi anche sull’altro versante, sempre in altitudine, e spargendosi in Italia ( in val d’Ossola, val Formazza, attorno al monte Rosa), nel Ticino oltre il passo di Nufenen, nei Grigioni e in altri posti.
La scelta di isolarsi in alto fu forse dovuta al desiderio di tranquillità per non essere coinvolti nelle vicende guerresche delle pianure e non essere oppressi dai signori proprietari dei luoghi, signori dei quali rimasero, in un certo senso, sudditi, ma senza oppressioni ed obblighi particolari. Erano, di fatto, genti libere.
Che vennero chiamate o presero il nome di Walser, perchè provenienti dal Vallese, Walliser in tedesco.
Impararono a gestire la loro vita in alta montagna, anche oltre i duemila metri, vivendo di pastorizia e di una modesta agricoltura allora possibile a quelle altezze. Autosufficienti per il piu’ di cui avevano bisogno, avevano, per esempio, pentole di pietra, scendevano a valle in villaggi o fiere per fornirsi del necessario che non potevano costruirsi o procurarsi da soli. Venne citato il caso di una sposa che porto’ in dote un coltello.
Avevano una vita nella quale la maggior parte dei gesti e dei comportamenti erano essenziali per la sopravvivenza.
Erano alti e magri, camminavano con passi lunghi e gambe larghe, avevano una forza eccezionale necessaria a chi era riuscito a dominare il difficile mondo circostante e parlavano un dialetto tedesco comprensibile solo a loro.
Vivevano in piccole comunità e quando le risorse non erano sufficienti a mantenere l’aumento dei suoi membri, alcuni partivano oltre i monti o in valli attigue per costruire un nuovo insediamento.
Le loro case poggiavano su grosse teste di fungo in pietra o legno per non far entrare topi o altri animali, al primo piano vi era la stanza in cui si viveva, la cucina col camino e affianco la stalla il calore dei cui animali era utile soprattutto in inverno. Al secondo piano la stanza da letto che aveva, oltre a una finestra, una « seelabalgga » piccola apertura nella parete, aperta solo in occasione di una morte perchè l’anima potesse andare libera in cielo. Al terzo piano il deposito di varie cose.
Si nutrivano solo di quello che potevano produrre e ricavare dalla natura circostante e il pane, fatto di un qualche cereale coltivabile a quelle altezze, veniva cotto saltuariamente in grandi quantità che duravano lunghi periodi e si spaccava con l’accetta.
Poi il clima, gradatamente, si raffreddo’ e arrivo’ la cosiddetta piccola glaciazione attorno al sedicesimo secolo, le loro coltivazioni non furono piu’ possibili, i pascoli furono ricoperti di neve per la maggior parte dell’anno, i ghiacciai avanzarono e i Walser scesero piu’ in basso divenendo normali montanari e scomparendo in essi.
E gli anziani della Valsesia raccontavano ai giovani le meraviglie della verde valle scomparsa, una delle meraviglie della loro età dell’oro che divenne un mito.
(Walser, gli uomini della montagna- di E Rizzi - Fond.E.Monti)
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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