Non stiamo vivendo
una guerra di religione
Il terrorismo islamico e l’Isis non vanno viste nel contesto di una guerra di religione come sostengono alcuni. La situazione è piu’ complessa. Qualche premessa.
Il cristianesimo è ormai una civiltà che rispetta tutte le religioni, civiltà che ha creato le democrazie applicando i propri valori fondamentali che sono rispetto, tolleranza, compassione.
Dopo le guerre di religione europee é nata, gradatamente e seppur con vari travagli, la concezione dello stato laico che è prevalente in tutti gli stati democratici, seppur con varie gradualità essendo l’Italia l’ultima nella graduatoria.
Ne consegue che la guerra di religione è un concetto estraneo al mondo delle democrazie ed alla stragrande maggioranza dei suoi cittadini.
Nei secoli passati, malgrado la storia insegnata affermasse il contrario, la contrapposizione secolare tra mondo islamico e mondo cristiano non è stata , se si escludono crociate e qualche vicenda minore, una guerra di religione, perchè, nella sostanza, era uno scontro tra stati variamente alleati, quelli cristiani, e l’impero ottomano che si sono fatti per secoli guerre varie per interessi economici e politici. Per entrare in un dettaglio, non erano solo i cattivi infedeli saraceni che facevano schiavi i cristiani, perchè è vero anche il contrario ed il commercio degli schiavi è stata una fiorente attività commerciale anche per le repubbliche marinare italiane e, guarda caso, anche per l’Ordine di Malta. La chiesa ha consentito la schiavitu’ fino all’ottocento.
E in ferocia guerresca o religiosa i cristiani non sono stati inferiori agli islamici anzi li hanno spesso superati. Vedi l’eccidio di tutti gli abitanti di Gerusalemme conquistata alla fine della prima crociata o quello di Beziers dove furono sterminati, per ordine del Papa, centinaia di catari.
Anche se a molti non piace sentirlo, va detto che la tolleranza è stata per secoli piu’ dalla parte del mondo islamico che da quello cristiano. Gli ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492 trovarono rifugio prevalentemente nel mondo islamico. E il sultano Bayazid II volle accoglierne alcuni a Istanbul. Tra il 1520 e il 1530 la popolazione di Istanbul era composta da 9517 famiglie islamiche, 5162 cristiane e 1647 ebree ( The Jews of Islam di Bernard Lewis ).
Il trattamento degli ebrei nel mondo cristiano, come si sa, era ben altro.
Veniamo al nostro evo. Le democrazie hanno creato un benessere economico anche in paesi poveri di risorse naturali che gli stati islamici, prevalentemente, autoritari, non sono stati capaci di creare anche se alcuni di essi avevano ed hanno risorse petrolifere immense che hanno potuto sfruttare solo grazie alla tecnologia del mondo occidentale.
Finchè le popolazioni isalmiche erano, piu’ o meno, isolate dalle vicende del mondo erano solo in minima parte consapevoli del tenore di vita e delle libertà nelle democrazie occidentali, Ma con la globalizzazione e l’espansione dei vari media ne sono venuti a conoscenza facendo nascere un complesso di inferiorità nascosto da un nuovo orgoglio, quello religioso che era ed è il solo modo di differenziarsi dal mondo delle democrazie. Un piccolo esempio. Anni fa, al Cairo o ad Ankara solo una piccola minoranza di donne si copriva in vario modo la testa e il volto, ora sono molte di piu’. Che ne siano obbligate dagli uomini o che sia un gesto spontaneo è un modo di affermare, simbolicamente, i propri valori, la propria diversità. Diversità ed orgoglio sfruttati da vari estremismi che hanno dimenticato la tolleranza del passato per commettere od indurre a commettere i peggiori crimini verso i presunti infedeli, in nome del loro dio. Che, non essendo rappresentato in terra da un’unica entità o chiesa, dà adito a svariate e differenti gerarchie e a diverse interpretazioni del Corano. Da quelle tolleranti a quelle che vogliono l’infedele ucciso.
E gli errori lontani e recenti nei rapporti col mondo islamico delle varie potenze occidentali hanno consolidato un senso di rivalsa ed hanno anche fatto rinascere tante rivalità tribali e religiose di etnie varie come quelle tra sunniti e sciiti che si stanno scannando con una esuberanza che fa impallidire le pur feroci guerre di religione tra cristiani di secoli fa.
Ma i predicatori di morte non sarebbero stati capaci di farci del male senza i soldi di paesi e sceicchi ricchi che hanno finanziato e pare, almeno alcuni, continuino a dar soldi ai vari aggregati terroristici.
Dei vari movimenti terroristici l’Isis è quello che ora preoccupa di piu’ anche perchè guidato da un personaggio di notevoli qualità carismatiche ed organizzative e perchè è pieno di soldi, senza i quali, tra l’altro,non si comprano armi.
Allora se quei criminali sanguinari vogliono farci del male nel modo piu’ subdolo e vile, in nome di una distorta e fasulla interpretazione della loro religione, i paesi democratici devono difendersi in un solo modo, facendo loro, seriamente, la guerra con tutto quello che segue.
La religione non c’entra, è solo un alibi fittizio di quei criminali.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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