Stanno rovinando il calcio
Si sa. Gli interessi in gioco sono colossali, le somme investite nell’acquisto di squadre di calcio e giocatori sono enormi, in taluni casi, al di fuori da ogni buon senso e logica, gli stipendi di tutti quelli che vi operano sono alle stelle, inclusi i contratti pubblicitari di chi reclamizza qualcosa. E più le squadre vincono e sono in alto nelle classifiche, più gli zeri abbondano. Ma gli zeri possono abbondare se i tifosi sono soddisfatti della loro squadra, se essa vince e, di conseguenza, la supremazia degli undici tanto amati dai rispettivi tifosi prevale su tutto il resto.
Così, molti club hanno fans sfegatati, appoggiati, lusingati e foraggiati, alcuni dei quali sono veri e propri teppisti, quasi sempre impuniti, che fanno danni, insultano e si credono intelligenti perché sbandierano striscioni offensivi e cretini.
Così, avviene che giocatori di altra etnia vengano insultati ed irrisi.
Nella totale indifferenza di presidenti e dirigenti di club la cui etica calcistica è al di sotto delle scarpe dei loro giocatori.
Se i propri od altrui teppisti sfasciano il centro della città con danni notevoli prima della partita, un presidente che si rispetti dovrebbe rifiutare l’entrata in campo dei giocatori, anche subendo una sconfitta a tavolino se questo è il regolamento.
Se teppisti insultano un giocatore di altra etnia la squadra cui appartiene quest’ultimo dovrebbe rientrare negli spogliatoi.
Se, come è successo recentemente, ignobili iene calcistiche espongono uno striscione che insulta la madre di un tifoso di squadra avversa ucciso dai teppisti, non solo ambedue le squadre dovrebbero rientrare negli spogliatoi, se avessero un minimo di dignità, ma dovrebbero citare in giudizio i responsabili qualunque siano i lunghi tempi giudiziari, per una questione di principio.
E lo stato dovrebbe addebitare ai club calcistici i costi delle forze di pubblica sicurezza impegnate, sempre più in gran numero e per lungo tempo, dentro e fuori degli stadi.
Basta assistere, anche per qualche secondo, a dibattiti televisivi, domenicali e non, sulle giornate calcistiche per assistere ad urla, battibecchi ed altro di mediocre spessore civico e culturale. Tali comportamenti dimostrano che anche ai piedi delle piramidi calcistiche manca la serenità per occuparsi di un bellissimo sport quale è il calcio che i vertici della piramide stanno rovinando.
Forse è utopistico pensarlo, ma ci vorrebbe una reazione collettiva dei veri sportivi che amano il calcio facendo pressioni dal basso per un miglioramento etico di tutta la baracca. Magari con l’aiuto di qualche giornalista.
Il caustico Clemenceau, politico socialista e presidente del consiglio francese, soleva dire che la guerra è una cosa troppo seria per affidarla ai generali. Si potrebbe parafrasarlo dicendo che la moralizzazione del calcio è una cosa troppo seria per affidarla ai presidenti delle squadre.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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