Ora preoccupa l’aria; tempo fa, la puzza
Sull’inquinamento atmosferico contemporaneo, ormai, si sa tutto, l’argomento è di moda. E, per quanto riguarda le città, si eccede anche nel tentare di evitarlo con misure inutili, quali il limitare l’accesso in centro di automobili, come se l’aria supposta inquinata tutto intorno si autolimitasse dal spingersi verso il centro.
Ma chi è vecchio sa che, in materia, sono stati fatti grandi progressi. Tempo fa, gli impianti di riscaldamento, nella stragrande maggioranza, erano alimentati a carbone e l’aria era inquinata dalle sue micro particelle. D’inverno, se ci si soffiava il naso, il muco poteva essere grigiastro, polsini e colletti di camicie e indumenti anche, perchè le micro particelle strusciando tra pelle e tessuto si sfumavano.
È passato alla storia il - Great Smog of London – nell’inverno dell 1952 quando riscaldamento a carbone, anticiclone, freddo intenso e mancanza assoluta di vento causarono un inquinamento pauroso che permeo’ anche abitazioni, con molti malati e alcuni morti.
Le draconiane misure prese allora sono tuttora valide, come la proibizione di caminetti in casa sostituiti da gas con legna finta.
Lo smog, appesantendo l’aria, era anche causa di frequenti nebbioni che ora sono scomparsi. Nebbioni con visibilità di pochi metri su strade ed autostrade che causavano non pochi incidenti.
Secoli addietro, l’aria non era inquinata nel senso che intendiamo noi oggi, ma nelle città puzzava, specie nei mesi caldi, perché non esistevano sistemi fognari e tutto finiva in strada.
Al modenese Alessandro Tassoni, segretario di importanti personalità, (1565-1635), Modena sembrava una città « …che nel pantan mezza sepolta siede ove si suol smerdar da capo a piede chi si imbatte a passar per quelle vie… »
Mentre Valladolid gli sembrava simile ad una immonda latrina « Stronzi odorati e monti di pitali versati e sparsi e luridi torrenti d’orine e brodi fetidi e fetenti che non si puo’ passar senza stivali, acque stercoreggianti d’animali morti… pesci che appestan di lontan le genti. »
E, nel 1694, la duchessa D’Orleans cosi’ dice di Parigi:
« L’odore del fango è orribile, Parigi è un luogo spaventoso, le strade hanno un odore cosi’ disgustoso che non lo si puo’ sopportare. Il gran caldo vi fa marcire una gran quantità di carni e pesci e tutto cio’ si aggiunge alla folla di persone che per le strade emette un odore cosi’ repellente che non lo si puo’ sopportare. »
Pare che a Parigi, in certe strade, si usassero anche robusti ombrelli di pelle per proteggersi da quello che veniva lanciato dalle finestre.
Ma, di tutto questo, ci è rimasto qualcosa di positivo : le splendide ville e gli imponenti palazzi che i signori si sono costruiti fuori città per villeggiarvi d’estate e fuggire puzze e letamai.
Non c’è dubbio, il nostro inquinamento è un male minore, specie per gli anziani che hanno vissuto tra le micro particelle di carbone ed assistono al petulante chiacchericcio sulla pubblica salute con una qual ironia.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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