Un poco di silenzio, per favore
Siamo assordati da valanghe di parole, da vagonate di affermazioni, da chilate di dichiarazioni, da cannonate di intervistati che proclamano diktat perentori, con prosopopea ed arroganza, su cosa si deve fare per risolvere problemi, per superare la crisi, per migliorare la società.
Parlano, vociferano, strillano tutti.
Dai peones della politica, tronfi di soddisfazione per vedersi citati su giornali e telegiornali, alle prime donne dei partiti che non perdono occasione per litigare tra di loro, per affermare la bontà delle loro ricette politiche, per denunciare la pochezza di quelle dei rivali.
Mentre professoroni, giornalisti, gazzettieri, sindacalisti e scriventi vari fanno da cornice allo schiamazzo, commentando, criticando, approvando, ora dando ragione all’uno, ora all’altro, in corposi articoli in cui dicono cose dette e ridette che non fanno avanzare di un micron la soluzione dei problemi.
E non sono da meno ministri, sottosegretari, vertici di organizzazioni di categoria, esponenti della Banca d’Italia, della Corte dei Conti e di altri enti vari.
Si intromette, di tanto in tanto, dicendo la sua anche il Pontefice ed il suo staff cardinalizio che predicano, non solo di valori, di morale e di fede come spetta loro, ma anche di vicende e problemi interni del Bel Paese per i quali dovrebbero avere la correttezza di astenersi.
E twitter, facebook, siti parolai vari e blog ribollono contenti di vedersi così tanto goduti.
A questa canea nostrana fanno da cornice melodica suoni che arrivano da oltre confine. Perché, un giorno sì e l’altro pure, parlano governatori di banche, vertici del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, capi di stati e ministri di altri paesi.
Conseguenza della canizza, che si auto contraddice, è che un giorno si è indotti a credere che vi sarà un accordo su una legge od una riforma, accordo che viene smentito il giorno dopo. O che l’economia si riprende e la borsa sale, ma si apprende l’indomani che tutto invece va per il peggio. Oggi l’euro è la moneta ideale, domani la causa di problemi. Il lunedì bisogna essere ottimisti per il futuro dell’Europa, ma a fine settimana non più. E così via.
Chi chiacchera ogni cinque minuti perde in prestigio, in autorevolezza, confonde il povero volgo. Sono lontani i tempi in cui vigeva la discrezione, la riservatezza ed i responsabili di qualcosa dosavano le parole esprimendosi a determinate scadenze con comunicati che lasciavano il segno e, talvolta, facevano la storia.
Nel 1982, agli inizi del campionato mondiale di calcio, avendo interviste e dichiarazioni di calciatori, di giornalisti, di commentatori vari passato il segno, creando sconcerto e turbamento nei giocatori, l’allenatore della squadra italiana, il grande Enzo Bearzot, con autorevolezza e contro ogni consuetudine, ordinò, proclamò ed impose con fermezza il silenzio a tutti.
E l’Italia divenne campione del mondo.
Oggi, buon senso, discrezione e selfcontrol dovrebbero, in sua mancanza, fare come Bearzot.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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